Comprano Porsche e ville mentre l’azienda è in crisi: nei guai i vertici di Facile Ristrutturare

Porsche, auto e ville di lusso mentre la società era vicina al collasso finanziario. Sarebbe stata questa la condotta di Loris Cherubini e Giovanni Amato, fondatori dell'azienda Facile Ristrutturare che ora sono accusati di bancarotta fraudolenta e riciclaggio di denaro. I due soci, al centro di un'inchiesta della Procura di Roma, avrebbero sottratto quarantaquattro milioni di euro alla società aggravandone la situazione finanziaria già in bilico.
Tra le operazioni sospette dei due vertici d'azienda spunta l'acquisto di una villa nel quartiere Nomentano da parte di Cherubini per quasi tre milioni di euro. Spesa non in linea con gli affari dell'azienda, che era già vicina alla bancarotta al momento dell'acquisto.
Auto di lusso e villa nel quartiere Nomentano comprata a 3 milioni di euro
Le accuse sono state formalmente avanzate dal pm Lorenzo Del Giudice dopo una lunga indagine portata avanti dalla Procura di Roma. Nel corso delle investigazioni, gli inquirenti hanno ricostruito le operazioni finanziarie di Cherubini e Amato. I due tra il 2022 e 2024 avrebbero sottratto alle casse dell'azienda fino a quarantaquattro milioni di euro, ingannando i creditori. Le accuse sarebbero comprovate dalla vita di lusso che i soci facevano mentre l'azienda, già in crisi, cadeva velocemente a picco.
Tra le spese sospette spuntano due Porsche a noleggio e l'acquisto da parte di Cherubini di una villa di lusso nel quartiere Nomentano comprata a quasi tre milioni di euro e ora in vendita a sette. Acquisti che sarebbero stati possibili con i soldi provenienti dall'azienda. Nella giornata di ieri, giovedì 8 maggio, gli agenti della polizia economico-finanziaria hanno perquisito la sede romana dell'azienda e le case private dei due soci.
I contratti falsi e il riciclaggio di denaro
Cherubini dovrà rispondere oltre all'accusa di bancarotta fraudolenta, anche per riciclaggio di denaro. L'imprenditore avrebbe infatti trasferito mezzo milione di euro in Lituania durante i problemi finanziari della società. Una prova per gli inquirenti del tentativo di nascondere i propri affari illegali.
Sotto analisi anche le attività dell'azienda. Durante la crisi finanziaria in atto per dissimulare i problemi economici davanti a clienti e creditori i due imprenditori avrebbero stipulato contratti fasulli. L'obiettivo era far credere che l'azienda non fosse in crisi, ma nel pieno della sua attività. Ora i soci dovranno rispondere a processo delle accuse avanzate dalla Procura di Roma.