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Cinghiali a Roma: l’abbattimento non è la soluzione e non deve essere usato in campagna elettorale

Fanpage.it ha intervistato Roberto Vecchio, presidente della Lega Abolizione Caccia Lazio sul tema dei cinghiali a Roma, sul perché l’abbattimento degli esemplari non è la soluzione e non deve essere utilizzato in campagna elettorale per le prossime elezioni amministrative 2021 e capire quali sono le misure da mettere in atto per proteggerli.
A cura di Alessia Rabbai
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Il numero degli esemplari di cinghiale nel territorio di Roma Capitale è aumentato, ma l'abbattimento non è la soluzione. Le elezioni comunali 2021 sono alle porte e il tema dei cinghiali in città potrebbe essere utilizzato da qualche candidato alla corsa al Campidoglio, con la promessa di eliminare il problema. Una mossa in realtà controproducente: da una parte ucciderli non fa che aumentarne il numero e stimolare le femmine a maggiori cucciolate, dall'altra i cittadini sono sempre più sensibili e contrari alla violenza contro gli animali. L'ultimo triste sipario calato su Roma ha visto una mamma cinghiale con i suoi cuccioli, prima imprigionati all'interno del parco di via Cava Aurelia, poi uccisi e smaltiti come se fossero rifiuti. Il responsabile dell’Area Ambiente e territorio della Coldiretti, Stefano Masini ha proposto una normativa nazionale in grado di permettere l’abbattimento dei cinghiali con semplici ordinanze dei sindaci alla quale ha risposto l' Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) con il coordinatore delle guardie zoofile Claudio Locuratolo, che ha sottolineato come "la causa va ricercata nell'emergenza rifiuti e che la fauna selvatica è una risorsa da gestire nel rispetto della vita e non un nemico da combattere". Fanpage.it ha intervistato Roberto Vecchio, presidente per il Lazio della Lac, Lega Abolizione Caccia.

Perché il numero dei cinghiali è aumentato e si avvicinano ai centri abitati?

I motivi sono principalmente due, il primo perché Roma gravita intorno ad un'area aperta alla caccia e studi scientifici hanno dimostrato come la specie minacciata aumenta la riproduzione, il secondo è che le istituzioni responsabili della tutela delle aree verdi dovrebbero potenziare gli strumenti di difesa come recinzioni. Molto inoltre influisce il comportamento delle persone, che li trattano come se fossero animali d'affezione, dandogli da mangiare. Sia chiaro, i selvatici di per sé non sono aggressivi se non minacciati, ma gli esseri umani non devono interagire con loro.

Quali sono le pratiche virtuose per allontanare i cinghiali dalla città tutelandoli?

La fauna selvatica è competenza della Regione Lazio, per quanto riguarda le azioni amministrative e legislative, mentre al Comune di Roma spetta un contributo operativo. Lo strumento migliore a tutela dell'animale è la cattura tramite ad un percorso ad imbuto, che spinge in maniera naturale il cinghiale in una gabbia, per poi liberarlo nelle zone protette. Tuttavia esistono cavilli burocratici che rendono difficoltoso lo spostamento dell'animale, serve maggiore mobilità tra regioni. Le istituzioni devono riflettere su un terreno normativo idoneo e devono responsabilizzarsi sulla gestione del territorio, con il coinvolgimento di enti maggiori e minori e il miglioramento delle norme attuali a tutela della fauna selvatica.

Le istuituzioni dovrebbero rivolgere un'attenzione particolare alla caccia al cinghiale…

Il periodo della caccia al cinghiale nelle aree in cui viene svolta vede una pratica invasiva con armi ad alto potenziale, che crea veramente un problema di ordine pubblico, perché svolta anche in prossimità dei centri abitati. Le istituzioni preposte potrebbero mettere in atto un'importante azione, quella di dimuire le aree dov'è consentita e imporre regolamento più severo. Le battute sono azioni cruente, spesso si verificano incidenti tra caccciatori e la sorte alla quale sono abbandonati i segugi è terribile: i cani utilizzati nella caccia, considerati come meri strumenti, restano feriti e vengono uccisi. Una pratica che al momento purtroppo non è regolamentata. Inoltre sono centinaia i civili (non cacciatori) ogni anno feriti durante l'attività venatoria.

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