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Casamonica, per la Cassazione è mafia: colpo allo strapotere del clan su Roma

La Cassazione ha confermato l’aggravante del 416bis per il clan Casamonica, considerato a tutti gli effetti un’associazione mafiosa.
A cura di Natascia Grbic
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La Cassazione lo ha confermato: il clan Casamonica è un'associazione mafiosa. La Suprema Corte scrive così la parola ‘fine' a un processo durato quattro anni, ossia da quando i carabinieri, con un'imponente operazione, portarono in carcere decine di membri del clan sinti più grande di Roma. Trenta imputati avevano fatto ricorso nel maxiprocesso dopo che la Corte d'Appello aveva ribadito l'accusa di 416bis, con condanne dai trent'anni di carcere (per il boss Domenico Casamonica) in giù.

Nei confronti di alcuni vertici del clan è stata riconosciuta l'aggravante dell'associazione armata. Per loro è stato disposto un nuovo processo di appello per la rideterminazione della pena.

"Il gruppo criminale Casamonica, operante nella zona Appio-Tuscolana di Roma, con base operativa in vicolo di Porta Furba è organizzato in una ‘galassia', ossia aggregato malavitoso costituito da due gruppi familiari dediti ad usura, estorsioni, abusivo esercizio del credito, nonché a traffico di stupefacenti, dotato di un indiscusso ‘prestigio criminale‘ nel panorama delinquenziale romano, i cui singoli operavano tuttavia in costante interconnessione e proteggendosi vicendevolmente, così da aumentare il senso di assoggettamento e impotenza delle vittime, consapevoli di essere al cospetto di un gruppo molto coeso ed esteso", avevano scritto i giudici di secondo grado nel comminare la sentenza. In primo grado erano state inflitte 44 condanne per 400 anni di carcere.

Un clan, quello dei Casamonica, attivo soprattutto nella zona di Roma Sud, nei vicoli del quartiere di Porta Furba. Intimidazioni, estorsioni e spaccio di droga il core business del gruppo, che da anni fa affari con i gruppi criminali che gestiscono il malaffare nella capitale e il cui potere spesso è stato sottovalutato.

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