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Casamonica, le motivazioni della Cassazione: “Delitti tipici di storiche associazioni mafiose”

I giudici della Suprema Corte di Cassazione oggi hanno despositato le motivazioni della sentenza dello scorso gennaio, che ha riconosciuto al clan Casamonica l’aggravante del 41bis, ossia l’associazione mafiosa.
A cura di Alessia Rabbai
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"Non delitti qualsiasi, ma caratterizzanti le associazioni mafiose più celebri e cosiddette storiche". Sono le parole dei giudici della Suprema Corte di Cassazione, contenute nelle circa 200 pagine delle motivazioni della sentenza del maxi processo al clan Casamonica. Il 16 gennaio scorso la Cassazione ha confermato l'aggravante del 41bis per il clan Casamonica, considerato a tutti gli effetti un'associazione mafiosa. Per la Cassazione i membri agiscono "in forma organizzata e non individuale nella perpetrazione, da lungo tempo, di ‘delitti"' e "per di più non di delitti qualsiasi ma di quelli caratterizzanti le associazioni mafiose più celebri e cosiddette storiche, come le usure, le estorsioni ed il traffico di sostanze stupefacenti con carattere organizzato".

I dettagli emersi dal processo, come riporta AdnKronos, confermano "la solidità del vincolo interno tra gli associati, che non consentiva ripensamenti o dissociazioni, l'ostentazione della forza criminale nello svolgimento dell'estesa, costante e organizzata attività illecita, la rivendicazione di uno status di mafiosità riferito non ad un singolo componente ma al ‘gruppo"'. Con la sentenza depositata oggi i giudici hanno confermato il riconoscimento dei reati fine dell'associazione finalizzata allo spaccio e di quella di stampo mafioso, questi ultimi costituiti da usure, estorsioni, esercizio abusivo del credito, detenzione di armi e trasferimento fraudolento di valori. Caduta, invece, l'aggravante di aver agito nel'interesse del clan, per posizioni di secondo piano.

Fondamentale il ruolo dei due collaboratori di giustizia

A rivelarsi fondamentali in sede processuale, rivelano gli ermellini nelle motivazioni della sentenza, per dimostrare la colpevolezza degli imputati sono state le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, che sono stati ritenuti attendibili. "Hanno contribuito, anche se non in maniera esclusiva, a sostenere il giudizio di responsabilità a carico di molti ricorrenti".

Il maxi processo al clan Casamonica

Il maxi processo a carico dei membri del clan Casamonica è partito al termine dell'operazione Gramigna bis, svolta dai carabinieri del Comando provinciale di Roma coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, che ha portato agli arresti. A novembre 2022 la Corte d'Assise d'Appello ha stabilito diverse condanne, tra le quali la più alta l'ha ricevuta Domenico Casamonica, che dovrà scontare trent'anni di carcere. Proprio quest'ultimo era in cima al clan romano. A settembre 2021 invece in primo grado i giudici hanno inferto 44 condanne per un totale di oltre 400 anni carcere. Con la sentenza dello scorso gennaio la Cassazione ha anche accolto il ricorso della procura generale in merito all'aggravante dell'uso delle armi.

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