Carabiniere e caregiver con venti anni di servizio si vede rifiutare per tre volte il trasferimento

Un'epopea fatta di carte bollate, richieste ai superiori, scartoffie. Da due anni un carabinieri con 20 anni in divisa sulle spalle, in servizio nel Viterbese chiede di poter essere avvicinato alla madre in virtù della legge 104, che consente ai parenti più prossimi di prendersi cura dei parenti più stressi in caso di necessità legate a questioni gravi di salute e non autosufficienza. Di più: al militare è stato riconosciuto anche lo status di caregiver. Nonostante questo il trasferimento continua a essere negato, adducendo problemi di organico.
Eppure mentre il nostro carabiniere chiede di essere riassegnato all'interno della stessa provincia, nel comune di Montefiascone per essere riavvicinato a casa, alcuni colleghi con meno della metà degli anni di servizio venivano trasferiti senza battere ciglio a fronte di semplici richieste di trasferimento o "a chiamata" di altri comandi. Una situazione che ha spinto il sindacato Unac (Unone Nazionale Arma dei Carabinieri), scrivere all'Anac e al Comando generale per chiedere chiarimenti: "Questo Sindacato, è venuto a conoscenza di una situazione incresciosa e per tratti ritenuta illegale, tipica del “costume” e “modus operandi” ambito Arma dei Carabinieri, dove il “clientelismo” continua a persistere". Il caso specifico è di un militare che avrebbe scavalcato tutti ottenendo di andare da Milano a Bari, mentre il carabiniere caregiver da anni combatte per vedere semplicemente soddisfatto un suo diritto.
Il sindacato ha ricostruito la vicenda dell'uomo, che ha visto la sua situazione familiare peggiorare nel giro di pochi anni. La madre ha un handicap grave non reversibile, e il padre anche lui anziano e cardiopatico, non è in grado di prendersene cura adeguatamente da solo. Lo scorso anno poi al figlio della sorella è stata diagnosticata una leucemia mieloide. Il bambino è così costretto a lunghi periodi di cura a Roma, oltre alle complicazioni della sua malattia che hanno portato la sorella del militare a non potersi più fare carico della madre. Ma non c'è stato niente da fare: il riavvicinamento non è stato mai accordato, nonostante lo status di caregiver riconosciutogli gli dà diritto a lavorare nella sede più vicino a casa.
A dire sì allo spostamento è stato il Comando Provinciale, via libera dall'attuale assegnazione e anche dai superiori di quella indicata, ma l'ultima parola spetta al Comando Generale di Roma che ogni volta rifiuta la richiesta.
Così quando finiscono malattie e permessi, cambi turno e ogni possibilità per stare vicino alla famiglia, iniziano le vere difficoltà per poter provvedere alle necessità della madre. Una situazione, quello del carabiniere di Montefiascone, come come spiegano i sindacati non è unicum anche se in questo caso aver ottenuto tre dinieghi per gravi ragioni familiari è quasi un record, ma purtroppo una condizione spesso diffusa per la carenza di organico. Il carabiniere potrebbe ricorrere al Tar, ma non solo questo ha i suoi tempi, ma rappresenterebbe un significativo esborso di denaro.