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Bonus Mamme: la giunta Rocca taglia fuori i consultori pubblici e apre ai Pro Vita

Attacca la consigliera Mattia, Pd: “La giunta Rocca ha ribadito l’esclusione dei consultori famigliari dalla gestione per l’assistenza alle donne che devono presentare la domanda per accedere al bonus neomamme. Ha invece confermato il coinvolgimento delle associazioni Pro vita”.
A cura di Enrico Tata
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Immagine di repertorio
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Nella delibera che spiega come accedere al ‘bonus neomamme' la Regione Lazio ha elencato le strutture a cui si possono rivolgere le famiglie per l'assistenza alla presentazione della domanda: ci sono centri per la famiglia, centri d'ascolto e anche centri di aiuto per la vita, gestiti dalle associazioni Pro Vita, ma non si fa alcun cenno ai 155 consultori famigliari presenti in tutto il Lazio.

Su questo la consigliera regionale Pd del Lazio, Eleonora Mattia, ha presentato un'interrogazione all'assessora alla Famiglia, Simona Baldassarre. La risposta è arrivata durante il question time che si è svolto oggi in aula: "Con la risposta, la giunta Rocca ha ribadito l’esclusione dei consultori famigliari dalla gestione per l’assistenza alle donne che devono presentare la domanda per accedere al bonus neomamme. Ritengo inoltre gravissima l’assenza dell’assessora competente Baldassare: un chiaro segnale politico della difficoltà nel dare una risposta di senso compiuto, plausibile e ben circostanziata a uno dei temi principali del suo assessorato”.

La giunta Rocca, ha continuato Mattia, "ha invece confermato il coinvolgimento dei centri per la famiglia dei Comuni, strutture pubblico-private, e, tra i soggetti del terzo settore, le associazioni Pro vita, che per statuto sono in netto contrasto con l’applicazione della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza. Una risposta grave, non solo perché a un approccio strutturale preferisce ridurre il sostegno alla maternità a poche mancette propagandistiche, ma perché questa delibera è un chiaro attacco al principio di laicità dello Stato e alla già tanto ostacolata legge 194 per l’interruzione volontaria di gravidanza. Non possiamo permettere che si faccia propaganda, ancora una volta, sul corpo delle donne. Continueremo a dare battaglia in ogni sede possibile”.

Secondo la giunta regionale, invece, i consultori non possono svolgere compiti di questo tipo: "Tutte le prestazioni previste, per le quali si rimanda alla lettura della puntuale elencazione, sono di natura sanitaria e (marginalmente) sociosanitaria, e in nessun caso sarebbe ad esse riconducibile il sostegno alla compilazione di domande per la partecipazione all’avviso", si legge nella risposta dell'amministrazione.

Ancora, si legge nella risposta all'interrogazione, "la previsione esplicita in delibera di un coinvolgimento dei consultori – che comunque non è escluso a priori – avrebbe avuto l’unico effetto di imporre un onere organizzativo notevole".

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