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Bloccato sgombero dei giostrai di San Basilio: “Vittoria di chi si è indignato e ha alzato la voce”

Il Comune di Roma aveva inviato una lettera di sfratto ai giostrai, che da 31 anni vivono nel quartiere di San Basilio. Il tutto senza dare una soluzione alternativa: e soprattutto in questi tempi di pandemia, la vicenda avrebbe potuto avere risvolti tragici. Al fianco dei giostrai erano insorti residenti, comitati, sindacati e associazioni di quartiere.
A cura di Natascia Grbic
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I giostrai di San Basilio non saranno mandati via dal quartiere. Lo ha annunciato il Comitato popolare San Basilio, che sin dal primo giorno si era schierata a fianco della comunità sinti, 75 persone che da 31 anni vivono in camper e casette prefabbricate in un'area del quartiere. Qualche giorno fa avevano ricevuto una lettera di sfratto dal Comune di Roma: entro il 30 novembre sarebbero dovuti andare via, ma nessuna soluzione alternativa era stata data loro. Dopo giorni di mobilitazioni, proteste, denunce a mezzo stampa e una lettera spedita alla sindaca Virginia Raggi, lo sfratto è stato fermato. "I giostrai di San Basilio hanno vinto – annuncia il Comitato – Abbiamo vinto tutti noi: le associazioni firmatarie della lettera che abbiamo scritto insieme ad Asia. Hanno vinto tutte le persone che si sono indignate e hanno fatto sentire la loro voce. Ha vinto San Basilio perché questo sgombero sarebbe stato una ferita per tutto il quartiere. Ora lavoriamo per un tavolo col Comune di Roma che trovi soluzioni concrete insieme agli abitanti del campo". Diciotto mesi fa i giostrai hanno fatto richiesta per un alloggio popolare, ma al momento su questo fronte non hanno novità. Un'altra alternativa che avevano proposto, era quella di spostarsi in un'altra area, che però fosse dotata di acqua, luce e scarichi, in modo da poter vivere dignitosamente.

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Lo sfratto dei giostrai di San Basilio, si lavora ad alternative

Uno sfratto, quello del Comune di Roma, di cui né i giostrai né i residenti del quartiere capivano il motivo. La comunità abita lì da 31 anni, è ben integrata, gli adulti lavorano e i bambini vanno a scuola in zona. Eppure il Campidoglio aveva deciso che sarebbero dovuti andare via: per andare dove però, non si sa. Sarebbero finiti in mezzo a una strada, in una zona dove nessuno li avrebbe conosciuti, con il rischio che si sarebbero potuti creare dei problemi. Ma soprattutto, ad apparire assurdo era anche lo sgombero in tempi di pandemia. "Possiamo anche andare via, ma ci devono dare un altro posto", aveva dichiarato Clemente, residente del campo, a Fanpage.it. "Non possiamo andare così in altre zone, bisogna vedere pure se la gente ci vuole". Walter Tanoni è il vicepresidente di Opera Nomadi: "Sono persone tranquille. Non fanno fuochi, non rubano, sono tutti cittadini italiani. Questo sgombero è assurdo: siamo in emergenza da sempre, oltre alla pandemia che ha colpito tutti e anche il campo. Cinque nuclei familiari sono in quarantena".

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