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Attentato a Ranucci, i testimoni: “Abbiamo visto almeno due persone scappare su un’auto”

Nell’attentato davanti casa di Sigfrido Ranucci avrebbero agito in due o tre persone. Gli inquirenti puntano sugli esecutori per arrivare ai mandanti.
A cura di Francesco Esposito
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Sigfrido Ranucci (La Presse)
Sigfrido Ranucci (La Presse)

Potrebbero essere state due o tre le persone coinvolte nell'attentato esplosivo davanti alla casa del giornalista Sigfrido Ranucci dello scorso 16 ottobre. Secondo alcuni dettagli dell'inchiesta condotta dalla procura di Roma, infatti, l'uomo incappucciato e vestito di nero che è stato visto allontanarsi dall'abitazione di Campo Ascolano, frazione di Pomezia, sarebbe salito su un'auto dallo sportello posteriore del lato del guidatore. Alla guida del mezzo che è fuggito dal posto, quindi, ci sarebbe stato qualcun altro. Non è chiaro, inoltre, se anche il posto del passeggero fosse occupato da un terzo soggetto.

Individuare gli esecutori per risalire ai mandanti

La strategia degli investigatori, secondo quanto riporta Repubblica, sarebbe quella d'identificatore i due o tre esecutori materiali. Una volta fermati, potrebbe essere più semplice risalire ai mandanti. Le piste snocciolate sin dagli attimi immediatamente successivi all'attentato, in cui sono andate distrutte le automobili di Ranucci e della figlia, sono state tante. Se all'inizio si era pensato a un'azione di gruppi dell'estrema destra, l'attenzione si è subito spostata su piste della criminalità organizzata, dalla ‘ndrangheta alla camorra.

Una lettera anonima arrivata a metà novembre alla redazione di Report, la trasmissione d'inchiesta condotta da Ranucci, suggeriva di collegare l'esplosione a un servizio su un presunto traffico internazionale di armi che vedrebbe coinvolte aziende della Campania e del Veneto. Si è anche parlato di un mandante che avrebbe agito a solo "titolo personale".

Scorta aumentata per Sigfrido Ranucci

Intanto, a inizio dicembre, l'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (Ucis) del ministero dell'Interno, su richiesta della presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Chiara Colosimo, ha rafforzato la protezione del giornalista. Il rischio per la sua sicurezza è stato, infatti, ritenuto elevato. Ranucci, che vive sotto scorta dal 2009, è ora protetto da quattro agenti e due auto blindate.

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