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82enne in sciopero della fame per i diritti della figlia disabile: “Ma non sono un’eroina”

Maria ha 82 anni e sta facendo lo sciopero della fame per rivendicare i diritti di sua figlia Barbara, una persona gravemente disabile: “A mali estremi, estremi rimedi.”
A cura di Beatrice Tominic
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Foto da Facebook
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Maria Cidoni, che sui social si firma semplicemente come "Mamma di Barbara", ha 82 anni ed è oggi al suo quarto giorno di sciopero della fame: la sua protesta nasce per rivendicare i diritti di sua figlia e di tutti gli altri ragazzi e le altre ragazze che sono ospiti del Cem, Centro di Educazione Motoria di Roma.

"Sono quasi senza voce dalla stanchezza, sono veramente con il cervello annebbiato", esordisce la mamma di Barbara prima dell'intervista telefonica con Fanpage.it. Il suo sciopero della fame è iniziato martedì 26 aprile come protesta alla mancata assistenza ai ragazzi e alle ragazze del Cem: "Io smetto non appena sapremo che stanno facendo il giusto per non arrivare ad avere ragazzi che non vengono alzati e che non vengono accuditi", ha spiegato Maria. "Non ho nessuna voglia di stare male, né di fare l'eroina che muore: è meglio che resto a vivere, altrimenti magari faccio il gioco di qualcuno – ha aggiunto ridendo – Si leverebbero di mezzo una rompiscatole come me. Non è che sono un'eroina, sono una che vuole i diritti di tutti, nel sociale, nel lavoro e li ho sempre voluti. Basta, non mi sembra di chiedere la luna."

Perché uno sciopero della fame

Per Maria si tratta del primo sciopero della fame, anche se non è la prima volta che si trova a protestare per i propri diritti: "Prima protestavo per questioni sociali sul lavoro: nel 1961 ero alla Standa di Ostia ed erano terribili. Poi non ti si filavano più – ha continuato Maria – Ho fatto parecchi incatenamenti, anche dentro gli uffici della Regione. Ne ho fatte tante, ma ormai non fa più notizia, perché si incatenano tutti. Allora ho scelto la cosa estrema: ad 82 anni lo sciopero della fame e ti posso assicurare che è davvero estrema perché oggi è il terzo giorno e sono proprio intronata."

Ha scelto lo sciopero della fame perché, data la sua età, sapeva che avrebbe fatto notizia: "Volevo l'attenzione, altrimenti non me l'avrebbero data. Forse, fossi stata più giovane, nemmeno mi avrebbero filato: a mali estremi, estremi rimedi."

L'eco della protesta

Come immaginava Maria, l'attenzione c'è stata: "Mi ha chiamato anche la Direttrice Generale di Asl di Roma 3, Francesca Milito, molto indignata, che mi ha assicurato risolveranno la situazione e io voglio proprio questo – ha continuato a spiegare – Non mi interesso delle colpe, di chi ha sbagliato, delle beghe politiche o sindacali, quelle esterne o interne: mi interessa soltanto che i ragazzi siano assistiti in condizioni dignitose. La pensano come me anche gli altri genitori: ormai siamo rimasti in pochi e siamo tutti anziani."

Un pensiero va anche agli altri familiari dei ragazzi: la stessa Maria, oltre a Barbara, ha altri due figli. "Ci sono i fratelli e le sorelle che però hanno anche i loro problemi di vita. Come si fa a pensare di assistere un familiare disabile grave adulto quando già hai la famiglia, un lavoro e già sei stato privato da piccolo di tante cose? Le attenzioni di un genitore con un figlio disabile spesso sono tutte per il figlio disabile."

La situazione al Cem

Lo scopo di Maria è quello di fare in modo che possano cambiare le condizioni in cui oggi vivono i ragazzi del Cem: "Prima di finire vorrei lasciare una situazione diversa. Il Cem è sempre stata un'eccellenza: quando Barbara è entrata aveva 4 anni e mezzo, ora ne ha 55. Ma poi le cose sono cambiate e purtroppo quando si cambia sono i più deboli ad essere attaccati, quando invece dovrebbe essere il contrario: i più deboli dovrebbero essere più tutelati."

Il Cem, però, oggi ha poche risorse a disposizione: "Per come è classificato il Cem, che è un centro di eccellenza, non arrivano fondi adeguati che permettano alla Croce Rossa di gestirlo senza andare in perdita. Ma c'è la convenzione Onu, c'è la Costituzione e ci sono tante leggi: voglio soltanto che vengano garantiti i diritti dei ragazzi e la loro assistenza, pretendo che le leggi vengano rispettate."

Fra le risorse mancanti, ad esempio, Maria lamenta l'assenza di personale adeguato: "C'è poco personale e chi si ammala non viene sostituito. Quando hai un numero di persone a disposizione, poi ne manca più della metà, poi come si fa? È umanamente impossibile che con poche persone presenti si possa portare avanti un'assistenza adeguata."

I ragazzi ospitati dal Cem, infatti, sono persone con gravi disabilità: questo non è un dettaglio che si può sottovalutare. "Se dai un accreditamento poi non può mancare il giusto riconoscimento della disabilità reale della persona: questi ragazzi non possono essere messi alla strenua degli ex articolo 26: al Cem non viene fornita riabilitazione, con terapie o ginnastica prima del rientro a casa – ha spiegato Maria a Fanpage.it – I nostri ragazzi sono residenziali, molti da 50 anni, altri da un po' meno tempo: loro vivono al Cem. Però ora non arrivano più risorse: secondo alcuni avrebbero abbastanza fondi, dal centro dicono invece che non riescono a ricevere quanto servirebbe realmente. Poi con la pandemia, come è successo in tutte le strutture, la situazione è peggiorata."

La richiesta di un cambiamento

Maria e gli altri genitori sono stufi di questa situazione: "Le risposte che arrivano sono sempre le stesse, poi finisce sempre tutto a tarallucci e vino: già due anni fa abbiamo fatto una manifestazione sempre per gli stessi motivi – ha ricordato a Fanpage.it Maria – Siamo consapevoli che i problemi sono ovunque: anche negli altri gruppi per disabili sono all'ordine del giorno e colpiscono anche persone disabili che si trovano a casa. Capita che non arrivi l'infermiere o che non vengano spediti gli assegni anche per mesi: le difficoltà economiche colpiscono le persone che stanno bene, figurati cosa succede a quelle che stanno male."

La soluzione

"Sembrava che avessero risolto, ma non è ancora arrivato un comunicato ufficiale neanche a me che sono presidente dell'associazione familiari – ha detto Maria, che continua il suo sciopero della fame – Per smettere mi basta che i ragazzi siano tutti in piedi, puliti, sistemati. Devo dire che hanno fatto anche dei miracoli, alcuni operatori hanno lavorato in situazioni estreme e hanno fatto quello che hanno potuto per non farci sentire questa carenza."

Poi riguardo alle sue condizioni di salute, spiega: "Io logicamente non voglio morire perché questa figlia mi ama disperatamente, io amo lei disperatamente e anche i miei altri due figli. Loro mi amano a loro volta e  si cominciano a preoccupare – ha rivelato Maria, che nel frattempo oggi è dovuta rientrare a casa prima del previsto per la pressione bassa -Ma la situazione deve cambiare."

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