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Riscriviamo la cronaca del 19 ottobre: sta sbocciando un movimento popolare contro l’austerity

Stamattina si è svolta la prima assemblea a Porta Pia occupata: il Ministro delle Infrastrutture ha già fissato un tavolo con i movimenti per martedì.
A cura di Davide Falcioni
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E' stata una straordinaria giornata di lotta. Malgrado le demonizzazioni della vigilia – con i giornali che parlavano di "livello di allarme 8 su 10" – tutto è andato nel migliore dei modi. Il corteo – composto da tutte le realtà sociali in lotta, dai No Tav ai No Muos, dagli occupanti delle case ai partiti della sinistra radicale, passando finalmente per un gran numero di immigrati e di famiglie con tanto di figli appresso – si è mosso da San Giovanni intorno alle 15 ed ha percorso tutta via Merulana, per poi transitare dalla Stazione Termini, via XX Settembre e infine Porta Pia. Si è tornati a parlare di diritto alla casa, stop agli sfratti e alle grandi opere. Si è tornati a parlare di reddito, in un paese dove – secondo l'ultimo rapporto stilato da Coldiretti – i poveri sono ormai 4.068.250, con un'impennata del 47% negli ultimi tre anni.

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Chi credeva che sarebbe stata una "carneficina" è stato smentito dai fatti. E il merito è stato soprattutto degli organizzatori della manifestazione, che non hanno risposto alle provocazioni dei fascisti di Casa Pound, né hanno alimentato i tafferugli davanti al ministero dell'Economia. Scontri che per giornali e televisioni avrebbero messo a "ferro e fuoco" la città, ma che in realtà sono durati una manciata di minuti, il tempo di qualche carica di alleggerimento. La posta in gioco in fondo era immensamente più alta: assediare il ministero delle infrastrutture a Porta Pia, accamparsi e finalmente costruire un movimento popolare contro l'austerity. I manifestanti hanno creato un cordone di sicurezza intorno alle tende e fischiato a chi, dalle retrovie, lanciava sporadicamente qualche oggetto verso gli uomini delle forze dell'ordine, asserragliati davanti all'ingresso del palazzo. L'ordine pubblico è stato tutelato da quelli che solitamente vengono imputati di distruggerlo. Tanto per fare un esempio: il Centro Sociale Askatasuna di Torino è stato tra i principali promotori dell'iniziativa ed ha tenuto la piazza in modo composto, tanto che alla fine la tensione si è dissolta e la piazza è "fiorita" di tende.

Stamattina si è tenuta la prima assemblea dei movimenti, che sono riusciti a ottenere un incontro con il ministro per le infrastrutture martedì. Il tavolo sarà incentrato sull'emergenza abitativa, e l'incontro è previsto per le 18: saranno presenti anche i sindaci di diverse grandi città. Alla notizia la piazza è esplosa in un applauso. "Domattina saremo a Piazzale Clodio. Non ci sono buoni e cattivi. Tutti liberi, tutte libere", è la proposta uscita sempre dall'assemblea. Domani a piazzale Clodio ci sarà il processo per direttissima agli arrestati in seguito agli scontri di ieri. Intanto è stato lanciato in rete un appello alla partecipazione:

L'acampada di Porta Pia ha bisogno anche del tuo aiuto!

YES WE CAMP! E ABBIAMO BISOGNO ANCHE DI TE!

Vieni in Porta Pia e pianta la tua tenda insieme a noi!

PER FAR FUNZIONARE L'ACAMPADA ABBIAMO BISOGNO DI:

– Tende, sacchi a pelo, cuscini e coperte: tutto quello che può servire ad affrontare la notte.
– Ciabatte, prolunghe e riduzioni elettriche perché l'acampada ha bisogno di essere alimentata a dovere!
– Chiavette internet, pc, smartphone, macchine fotografiche e videocamere, ma sopratutto persone che abbiano voglia di raccontare insieme a noi questa piazza!
– Tavoli e sedie… in in piazza siamo tanti, non solo giovani e precari ma anche famiglie!
– Viveri e beni di prima necessità di qualsiasi tipo e quantità: in piazza è già stata allestita una cucina solidale, vieni a darci una mano!
– Stoffa e bombolette, cartelloni e pennarelli, tutto quello che può aiutarci a raccontare a tutt* le nostre lotte!
– Sopratutto abbiamo bisogno di te e della tua partecipazione, perché uniti si può pretendere la luna.

AIUTACI A FAR GIRARE!
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Cosa accadrà ora è difficile da prevedere. Molto è nelle mani del movimento, che è ancora un embrione ed ha tutte le potenzialità per fiorire.

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