Riforme: trovata l’intesa sull’elezione dei senatori. Renzi: “E’ una rivoluzione”

AGGIORNAMENTO – Trovata in extremis l'intesa in Commissione Affari Costituzionali, sia per quel che riguarda il meccanismo dell'elettività dei senatori, sia per quanto concerne la composizione del nuovo organismo. Dunque, stando all'impianto definitivo, il nuovo Senato sarà composto da "95 senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e da 5 senatori che possono essere nominati dal presidente della Repubblica. I consigli regionali e i consigli delle province autonome di Trento e Bolzano eleggono con metodo proporzionale i senatori fra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, fra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori. Nessuna regione può avere un numero di senatori inferiore a due. Ciascuna delle province autonome di Trento e Bolzano ne ha due. La ripartizione dei seggi fra le regioni si effettua in proporzione alla loro popolazione quale risulta dall'ultimo censimento generale, sulla base dei quozienti interi e dei piu' alti resti. La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali nei quali sono stati eletti"
Le reazioni di Renzi e Boschi: "E' una rivoluzione"
" Il Cdm ha dato l'ok al ddl sulla Pubblica amministrazione", dice Matteo Renzi in conferenza stampa. "Alla fine dei mille giorni, scanditi dai tempi della legge delega, la Pa metterà online tutti i tipi di certificati o li invierà a casa entro 48 ore. È una rivoluzione copernicana. La Pa va a casa del cittadino e viceversa". "Sono molto soddisfatta. Esce dalla Commissione un buon testo. E' stato rispettato l'impegno a far uscire il ddl entro oggi e di questo ringrazio la Commissione", ha invece detto il ministro Maria Elena Boschi dopo il sì della Commissione al disegno di legge sulle riforme.
Mentre in Commissione a Palazzo Madama va in scena lo scontro sul delicato nodo del meccanismo di elezione dei senatori e della composizione del futuro Senato, sembra ormai fatta invece per altri due emendamenti che modificano le norme per scegliere il presidente della Repubblica e per presentare i quesiti referendari. Secondo i due emendamenti al testo delle Riforme istituzionali, infatti, ci vorranno più firme per proporre i referendum abrogativi e ci saranno regole più ferree per l’elezione del Presidente della Repubblica. Per quanto riguarda i referendum le firme necessaire passeranno dalle attuali 500mila alle 800mila, ma in compenso il quorum necessario per la validità della consultazione elettorale sarà di fatto abbassato diventando flessibile. In sostanza il quorum per i referendum sarà calcolato sulla metà degli elettori che si sono presentati alle elezioni politiche immediatamente precedenti e non più sulla metà degli aventi diritto come avviene oggi.
Gli emendamenti su referendum e Capo dello Stato
L’emendamento prevede anche un giudizio preventivo di ammissibilità sul quesito da parte della Corte costituzionale una volta raggiunta la metà delle firme necessarie. Vietati infine i cosiddetti referendum chirurgici, cioè quelli che prevedono solo la cancellazione di parole o frasi all'interno di una legge. I testi referendari infatti devono riguardare o una intera legge o una sua parte che abbia "valore normativo autonomo". Per quanto riguarda l'elezione del Capo dello Stato, invece, la maggioranza assoluta scatterà ora solo alla nona votazione, anziché alla quarta come adesso. Per le votazioni precedenti rimane il vincolo dei due terzi degli elettori nei primi quattro scrutini, poi dei tre quinti degli elettori nei successivi quattro.
La discussione sulle Riforme istituzionali sarà in Aula solo lunedì
Per vedere il disegno di legge sul riforme istituzionali approdare in Aula, però, probabilmente occorrerà altro tempo. Dopo una lunga battaglia, infatti, l'ufficio di presidenza ha stabilito che il voto finale della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama si terrà alle 17.30, quindi è presumibile che i relatori riferiranno all'Assemblea sulle riforme istituzionali non prima di lunedì e non oggi come precedentemente programmato. "Così non va, non c’è accordo. A questo punto andiamo in Aula lunedì e lì scioglieremo i nodi" aveva spiegato uno dei correlatori della riforma, Roberto Calderoli, a margine dei lavori della Commissione. "La commissione ha fatto una proposta, passata all’unanimità, di iniziare lunedì con la discussione generale. Sarà l’aula a decidere. Oggi in commissione voteremo tutto. Il voto sull’articolo 2 che riguarda la composizione del Senato, si terrà già oggi in commissione, poi sarà ripreso in Aula" ha spiegato invece il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi.