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Visite fiscali Inps, perché le fasce orarie per i controlli su statali in malattia saranno ridotte

Con una sentenza il Tar del Lazio ha annullato una parte del decreto del 2015 che regola le visite fiscali Inps: le fasce orarie di reperibilità per i dipendenti pubblici in malattia (sette ore al giorno) sono troppo diverse da quelle dei privati (quattro ore al giorno). Le prossime norme dovranno tenere conto di questa decisione.
A cura di Luca Pons
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Norme allentate per i dipendenti pubblici, in modo da allinearle con quelle per i lavoratori del privato. È stata questa la decisione del Tar del Lazio, che con una sentenza ha annullato in parte il decreto Madia del 2015, quello che oggi regola le cosiddette visite fiscali. Per gli statali in malattia, i controlli effettuati dai medici della mutua potranno avvenire in fasce orarie più ridotte di quelle attuali, e più simili a quelle esistenti per chi lavora nel settore privato.

La norma era arrivata in un periodo in cui l'opinione pubblica era particolarmente attenta al tema dei dipendenti statali: ne erano un esempio i ‘furbetti del cartellino', ovvero quelle persone che timbravano il cartellino ma poi facevano altro nonostante in teoria fossero al lavoro. Aveva suscitato scalpore il caso di Alberto Muraglia, vigile che aveva timbrato in mutande ed era per questo stato indagato e anche posto ai domiciliari, oltre a perdere il lavoro. Muraglia era poi stato assolto, e pochi giorni fa è stato reintegrato in servizio e anche rimborsato per le numerose ore di straordinari non pagati che aveva accumulato negli anni.

Proprio in quel periodo era arrivato il decreto della ministra per la Pubblica amministrazione Marianna Madia, del governo Renzi. Tra le norme inserite nel provvedimento ce n'era una che riguardava le visite fiscali, e in particolare fissava le fasce orarie "nelle quali il dipendente pubblico deve necessariamente farsi trovare presso il proprio domicilio dal medico fiscale, pena una sanzione disciplinare anche di natura economica", come ha spiegato il Tar del Lazio. Si trattava di sette ore al giorno: dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18. Per paragone, un dipendente privato deve invece essere disponibile solo dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19, quindi quattro ore in tutto.

Un'impostazione "decisamente più penalizzante per i dipendenti pubblici" e una "manifesta discriminazione", l'ha definita il Tar. Con l'obiettivo, apparentemente, di "dissuadere" i dipendenti pubblici dal prendersi giorni di malattia. A fare ricorso era stata la Uil Pubblica amministrazione Polizia penitenziaria, che ha rivendicato il successo dopo la sentenza parlando di una "disparità di trattamento del tutto ingiustificata fra i dipendenti pubblici e quelli del settore privato, considerato che un evento come la malattia non può essere trattato diversamente a seconda del rapporto di lavoro intrattenuto dal personale che ne viene colpito".

Il segretario del sindacato della polizia penitenziaria, Gennarino De Fazio, ha aggiunto: "Il Tar ha anche precisato che nell’adozione del nuovo decreto non potrà non tenersi conto di quanto statuito con la decisione". Insomma, una nuova norma sulla materia – che a questo punto diventa necessaria per evitare centinaia o migliaia di ricorsi al Tar – non potrà ignorare questa sentenza.

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