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Violenza sulle donne, Mattarella: “È il fallimento della società, basta indignazione a intermittenza”

Il capo dello Stato interviene nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: “Dietro queste violenze c’è il fallimento di una società – dice Mattarella – non possiamo limitarci alle indignazioni a intermittenza”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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"Drammatici fatti di cronaca scuotono le coscienze del Paese". Non può che partire da qui, e soprattutto dalla storia di Giulia Cecchettin, la riflessione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. "Una società umana, ispirata a criteri di civiltà, non può accettare, non può sopportare lo stillicidio di aggressioni alle donne, quando non il loro assassinio – dice il capo dello Stato in un videomessaggio – La pena e il dolore insanabili di famiglie e di comunità ferite sono lo strazio di tutti. Quando ci troviamo di fronte a una donna uccisa, alla vita spezzata di una giovane, a una persona umiliata verbalmente o nei gesti della vita di ogni giorno, in famiglia, nei luoghi di lavoro, a scuola, avvertiamo che dietro queste violenze c'è il fallimento di una società che non riesce a promuovere reali rapporti paritari tra donne e uomini".

"Il numero di donne vittime di aggressioni e sopraffazioni è denuncia stessa dell'esistenza di un fenomeno non legato soltanto a situazioni anomale. Ad esso non possiamo limitarci a contrapporre indignazioni a intermittenza – continua Mattarella – Siamo lontani dal radicamento di quel profondo cambiamento culturale che la nostra Carta costituzionale indica". Il capo dello Stato invita a trovare "una via in cui le donne conquistano l'eguaglianza perché libere di crescere, libere di sapere, libere di essere libere".

Serve un percorso "in cui le donne e gli uomini si incontrano per costruire insieme una umanità migliore, nella differenza e nella solidarietà, consapevoli che non può esserci amore senza rispetto, senza l'accettazione dell'altrui libertà". E aggiunge: "Non soccorrono improvvisate analisi di psicologia sociale a giustificare la persistenza di una piaga che non si riesce a guarire nonostante gli sforzi. Abbiamo bisogno del lavoro delle Istituzioni, delle associazioni, del mondo produttivo, della scuola, della cultura, del contributo di ciascuno, per sradicare un fenomeno che tradisce il patto su cui si fonda la nostra stessa idea di comunità".

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