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Vaccini, cosa succede nel caso Nitag e perché è un problema per Giorgia Meloni

Da giorni il centrodestra si spacca sul caso del Nitag, il gruppo di tecnici che fanno da consulenti al ministero della Salute sui vaccini. Dopo lo scioglimento deciso dal ministro Schillaci, la maggioranza si è divisa tra critici (la Lega) e sostenitori (Forza Italia) del ministro, mentre Fratelli d’Italia ha mantenuto una posizione ambigua.
A cura di Luca Pons
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Lo scoppio del caso Nitag, il Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni che lavora con il ministero della Salute, ha messo in evidenza tutte le divisioni interne del centrodestra sul tema dei vaccini. E ora la presidente del Consiglio Meloni deve sperare che tutto si concluda in un nulla di fatto, anche quando tornerà il tema spinoso di scegliere di nuovo i componenti del Gruppo.

Il tema dei vaccini è delicato per la maggioranza che sostiene il governo. Se Forza Italia si professa un partito "dalla parte della scienza", la Lega non ha mai esitato a puntare sull'elettorato No vax per cercare voti. Fratelli d'Italia ha cercato una via di mezzo: qualche uscita decisamente ‘scettica' sui vaccini, qualche altra più ‘scientifica'. Era andata così già con le multe per chi non si era vaccinato durante la pandemia: Lega e FdI volevano cancellarle e l'avevano fatto, nonostante l'opposizione sostanzialmente inutile di Forza Italia.

Cos'è successo nel caso Nitag finora

Qui lo scontro è stato di livello più alto, si potrebbe dire, perché ha chiamato direttamente in causa il ministro della Salute. Ricapitolando: a inizio agosto, il ministro Schillaci aveva nominato i membri del Nitag, e tra loro c'erano anche Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite, due medici che in passato hanno espresso posizioni critiche e scettiche sull'utilità dei vaccini (quello contro il Covid e non solo). La reazione era arrivata non solo dalle opposizioni, ma anche e soprattutto dal mondo scientifico e delle professioni medico-sanitarie.

Dopo giorni di bufera, il 16 agosto Schillaci aveva quindi deciso autonomamente di sciogliere il Nitag, revocando tutte le nomine, non solo le due discusse. La mossa, però, gli ha portato una serie di attacchi da esponenti della stessa maggioranza che sostiene il governo di cui fa parte. Schillaci, medico ed ex rettore di Tor Vergata, è considerato un ministro ‘tecnico'.

Gli attacchi di Lega e Fratelli d'Italia a Schillaci

Parlamentari della Lega come Alberto Bagnai e Claudio Borghi hanno criticato la decisione di sciogliere la commissione. Matteo Salvini poco dopo ha commentato a un evento pubblico: "Evidentemente al ministero c'è qualcosa che non funziona, perché o si è distratto prima o si è distratto dopo. Delle due l'una, visto che le nomine le ha firmate lui e li ha rimossi lui". E ancora: "È stato un pessimo segnale. Dispiace che chi porta un pensiero scientificamente diverso da quello mainstream venga additato come pericoloso o sovversivo". Sui giornali di destra – in particolare in un retroscena su La Verità – è circolata l'idea che il ministro stesse valutando le dimissioni.

Se la Lega non ha esitato ad attaccare in modo diretto, anche da Fratelli d'Italia sono arrivate reazioni negative. Il ministro dell'Agricoltura Lollobrigida, collega di governo di Schillaci, ha difeso sul Foglio i due medici al centro della polemica, dichiarando: "La storia insegna che non sempre il pensiero scientifico dominante è quello giusto. Lo è statisticamente, ma lasciare spazio a tesi diverse e non soffocarle è la strada maestra. Gli organismi plurali servono a contenere idee differenti". Lo stesso ha fatto anche lo stesso Salvini, che è tornato a parlare del tema dicendo che "dirsi dubbiosi sull'obbligo vaccinale, che non c'è nella maggior parte dei Paesi europei, non penso sia antiscientifico, penso sia di buon senso".

Chi ha difeso il ministro

A sostenere Schillaci (oltre ai partiti dell'opposizione) è stato invece Forza Italia. Prima la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli, poi il capogruppo a Palazzo Madama Maurizio Gasparri hanno preso le difese del ministro. Oggi il segretario Antonio Tajani, ministro degli Esteri, ha cercato anche di sminuire le distanze con la Lega: "È naturale, possono esserci dei punti in cui le nostre visioni divergono", ha detto al Corriere. "La nostra posizione è sempre la stessa. Noi di FI vogliamo che in materia di scienza si adottino criteri scientifici, non opinioni. Aver debellato malattie ci dice quanto servano i vaccini".

Sempre oggi, un esponente di Fratelli d'Italia è arrivato a portare una posizione ben lontana da quella di Lollobrigida, e che sembra a sua volta indirizzata a calmare le acque. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, ha dichiarato alla Stampa che FdI "è sempre stata per i vaccini e per la scienza". Ha chiarito che l'ipotesi di dimissioni o di ‘commissariamento' politico del ministro della Salute "non è mai esistita". Ed è rimasto in equilibrio tra due posizioni sul Nitag: "Dico che non si devono censurare voci critiche, ma non è il ministero il luogo in cui formare il dibattito scientifico. Lì risiedono funzioni stringenti e operative, il confronto tra tesi differenti va fatto nei convegni, nel mondo accademico". Ovvero, niente No vax nella commissione, ma nessuna presa di distanza dalle "voci critiche".

Perché lo scontro interno al centrodestra sui vaccini non è finito

La questione potrebbe anche tornare sotto traccia e sparire dal dibattito politico per un po', ma si prevede che a settembre venga nominato il nuovo Nitag. Si riaprirà lo scontro? La Lega e parti di FdI chiederanno che il mondo No vax abbia dei ‘rappresentanti' all'interno dell'organismo? O i partiti questa volta decideranno di abbandonare la questione, lasciando al ministro la libertà di nominare i componenti che preferisce? Va sottolineato che il Nitag ha un ruolo puramente consultivo: serve a dare pareri al ministero solo quando interpellato, sulla base di evidenze scientifiche, e il ministro ha comunque sempre la facoltà di non seguire i consigli ricevuti.

Ma nel frattempo potrebbe essersi aperto un altro fronte di scontro, sempre sui vaccini. Come ha riportato Repubblica, la Lega starebbe valutando di tornare all'attacco della legge sull'obbligo vaccinale per i bambini. Un tentativo lo scorso anno, com un emendamento al decreto Liste d'attesa, era stato respinto. "Ci riproveremo, vogliamo evitare qualsiasi obbligo vaccinale ma sarà necessario l’accordo con gli alleati", avrebbe detto il senatore del Carroccio Claudio Borghi, particolarmente attivo sulla questione. In questo caso, nelle prossime settimane la presidente del Consiglio Meloni potrebbe trovarsi con un'altra divisione interna da gestire.

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