137 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Vaccini, Botenga a Fanpage: “Salute delle persone non può dipendere da profitti delle farmaceutiche”

“Le case farmaceutiche sono delle imprese multinazionali con scopo di lucro. L’Ue ha però obiettivi diversi, o dovrebbe averceli, che sono quelli della salute pubblica e di avere più vaccini possibili nei tempi in tempi brevi. Soprattutto in tempo di pandemia. La domanda da porsi è questa: è normale che oggi per la nostra salute e per farmaci essenziali la nostra salute dipenda da attori che abbiano come obiettivo il profitto?”: abbiamo fatto il punto con Marc Botenga, europarlamentare belga del gruppo Gue – Sinistra Unita, sui vaccini, tra la strategia dell’Ue e i singoli Stati. Ecco cosa ci ha detto.
A cura di Annalisa Girardi
137 CONDIVISIONI
Immagine

L'Italia è stato il primo Paese ad aver bloccato una partita di vaccini AstraZeneca diretta al di fuori dei confini dell'Unione europea. Il motivo? Visti i ritardi e i tagli nelle consegne operate dalla casa farmaceutica, gli Stati membri si trovano con troppi pochi vaccini per i loro cittadini e non sono quindi nella posizione di poterne inviare dosi a terzi. Abbiamo fatto il punto della situazione con Marc Botenga, europarlamentare belga del gruppo Gue – Sinistra Unita, parlando dei contratti stretti da Bruxelles con le farmaceutiche, di accordi bilaterali dei singoli e di trasparenza. Ecco cosa ci ha detto.

L’Italia ha bloccato l’export di 250 mila dosi di vaccino AstraZeneca all’Australia. Una decisione legittima da regolamento: ci può spiegare come funziona questo e come giudica la scelta, anche a livello diplomatico?

Il regolamento è un meccanismo improvvisato, che è arrivato dopo i sospetti della Commissione europea per cui AstraZeneca stesse esportando ad altri Paesi le dosi previste per l'Ue. Quindi si è previsto un meccanismo per fare dei controlli, in modo da avere più trasparenza sulle esportazioni. Ma si tratta di una reazione al fatto che il contratto non permettesse di imporre delle tabelle di consegna obbligatorie. È molto chiaro che il contratto che ha concluso la Commissione europea con AstraZeneca non ci dà le garanzie di farlo rispettare. Quindi c'è una debolezza primaria da quel punto di vista, che è grave. In secondo luogo significa che l'Ue accetta la penuria, perché qui si sta parlando di una forma di nazionalismo del vaccino molto chiaro, per cui prima gli europei e poi forse il resto. Si sta accettando una logica della penuria invece di, per esempio, fare qualcosa sul brevetto e implementare quindi velocemente la capacità produttiva. Stiamo lottando per una parte più grande di una torta troppo piccola o proviamo ad ingrandire la torta? In terzo luogo, dal punto di vista diplomatico, non si crea solidarietà: abbiamo parlato tanto di solidarietà in Europa e nel mondo, ma in realtà vediamo che la debolezza dell'Ue nei negoziati ha portato ad una situazione in cui quella solidarietà già all'interno dell'Unione è compromessa da tutti questi accordi bilaterali di cui si parla.

Quanto accaduto è la prova che i contratti stretti con le farmaceutiche vadano ripensati?

Va ripensata tutta l'ideologia. Le case farmaceutiche sono delle imprese multinazionali con scopo di lucro. L'Ue ha però obiettivi diversi, o dovrebbe averceli, che sono quelli della salute pubblica e di avere più vaccini possibili nei tempi in tempi brevi. Soprattutto in tempo di pandemia. Quindi fingere che le farmaceutiche siano partner disinteressati non aiuta nessuno. L'Ue e gli Stati membri si sono fatti fregare, non tanto per una mancanza di capacità negoziale, ma per l'idea che queste farmaceutiche possano essere partner ideali che vogliono il bene del mondo. Quello che vogliono è vendere al miglior offerente.

Crede che sia giusto che questi vengano mantenuti segreti, dal momento che riguardano una gigantesca campagna di salute pubblica?

No, personalmente ho iniziato questa battaglia lo scorso aprile 2020. La trasparenza è fondamentale, ed è possibile perché vediamo che negli Stati Uniti ci sono dei contratti che sono stati pubblicati. Quindi non è una questione di segreto commerciale. Pensavamo che fosse fondamentale anche la trasparenza nel processo dei negoziati, perché c'è chiaramente una questione pubblica importante. Aprire al pubblico almeno parte dei documenti e dei negoziati poteva anche creare un rapporto di forza più interessante all'interno dei negoziati. Poi c'è anche la questione del contenuto: nel contratto di AstraZeneca che è stato pubblicato grazie a una soffiata vediamo che i termini sono estremamente favorevoli alle case farmaceutiche, che poi oggi si permettono di non consegnarci i vaccini.

Alcuni Paesi come l’Austria o la Danimarca affermano di voler prendere accordi direttamente con le farmaceutiche, bypassando l’Ue. E anche altri Stati membri chiedono di acquistare vaccini al di fuori dell'ombrello comunitario? Lei cosa ne pensa, sui vaccini l’Ue ha fallito?

L'idea di base dei negoziati in comune era il fatto che insieme siamo più forti e possiamo quindi avere dei termini contrattuali più interessanti. L'unico problema è che poi negoziamo dei contratti che non garantiscono i vaccini per tutti, che non permettono agli Stati membri nemmeno di produrre quel vaccino se lo volessero, perché lasciando il brevetto in monopolio in mano alle case farmaceutiche si impedisce anche la produzione dei vaccini da altri. È chiaro che, come dicevo prima, si accetta una logica di penuria in cui ciascuno si muove per conto suo: e lì vincono di nuovo le case farmaceutiche, perché si crea una sorta di asta su chi può pagare di più e ricevere così più vaccini. Noi lo abbiamo visto a dicembre, quando la Pfizer ha detto al Belgio che avrebbe consegnato meno dosi per difficoltà produttive, ma nello stesso identico momento in Israele i vaccini arrivavano senza problemi. Ciascuno si muove da solo e lo stiamo vedendo: la Danimarca e la Germania faranno accordi paralleli e ancora Cipro, l'Austria e di nuovo la Danimarca si stanno muovendo verso Israele per vedere cosa possono ottenere. L'Ungheria guardia alla Russia e alla Cina. Qui sta tutto il fallimento dell'approccio comune e solidale. Dispiace molto perché si poteva fare qualcosa per quanto riguarda i brevetti, invece abbiamo preferito l'interesse delle case farmaceutiche alla solidarietà europea e mondiale. Oggi siamo in una situazione che è simile a quella di un anno fa, quando gli Stati membri bloccavano l'esportazione di materiale medico. Oggi siamo ancora una volta nell'ottica della concorrenza e non in quella della solidarietà e cooperazione.

Qualcuno chiede che ogni privato possa acquistare direttamente il proprio vaccino. Cosa ne pensa lei?

Il fatto è sempre lo stesso. Se i vaccini da acquistare non ci sono questa possibilità non risolve molto. Anzi, finisce per permettere di aumentare il prezzo. Se i privati lo possono fare, chi comprerà? Alla fine chi si vaccinerà prima saranno coloro che hanno più soldi e rischia così di saltare un piano di vaccinazione pubblico e bene organizzato. Da un punto di vista della salute pubblica mi sembra una cosa terribile. Quello che ci serve sono maggiori vaccini e un controllo pubblico su chi li riceve. Una campagna di vaccinazione contro una pandemia non può essere basata su chi ha più strumenti finanziari e mezzi economici.

Ora che le campagne vaccinali stanno entrando nel pieno, è sempre più chiaro che non tutti i Paesi riescono ad andare alla stessa velocità e che i cittadini di alcuni saranno protetti prima di altri. Secondo lei è il momento di ripensare la relazione tra sanità e mercato, per rendere i farmaci un bene pubblico?

Sui vaccini e sui farmaci essenziali mi sembra fondamentale. La domanda da porsi è questa: è normale che oggi per la nostra salute e per farmaci essenziali la nostra salute dipenda da attori che abbiano come obiettivo il lucro? Negli ultimi dieci anni la Commissione europea ha fatto tagli nella sanità: oggi vediamo che una sanità pubblica forte è fondamentale. Quindi sì, dobbiamo riflettere su farmaci e vaccini al di là dei diritti di proprietà su come sviluppare capacità produttiva pubblica, ma anche sul sistema di sanità che fa prevenzione e che permette di organizzare una campagna di vaccinazione di massa di cui abbiamo bisogno adesso.

137 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views