
Se non puoi colpire i tuoi avversari con gli argomenti, diceva l'ultima regola del manuale del politico improvvisato, allora prova a delegittimarli. Irridili, di' a tutti che mentono anche se non hai prove, anche se centinaia di persone da 44 Paesi nel mondo raccontano botte coincidenti e umiliazioni psicologiche e fisiche similari. Anche se tutto coincide, tu urla che non è vero e un manipolo (per niente) valoroso ti crederà, perché c'è sempre qualcuno pronto a odiare il nemico sbagliato. Ad esempio gli stessi che ieri stavano con i fascisti e i nazisti e oggi stanno dalla parte di chi ha pianificato il genocidio del popolo palestinese per prenderne le terre.
Facciamo un passo indietro.
L'eurodeputato Roberto Vannacci, in quota Lega come militare estremista in pensione, ha usato il suo tempo con poco coraggio. Avrebbe potuto denunciare il genocidio di Israele nei confronti del popolo palestinese, oppure avrebbe potuto chiamarlo massacro e sarebbe andata (quasi) bene lo stesso, se i suoi spazi al Parlamento europeo li avesse usati per aprire un varco verso il popolo in questo momento più vessato al mondo. E invece Roberto Vannacci se l'è presa con me, un giornalista che di potere non ne ha nessuno, se non la sfacciataggine di raccontare quello che vede, mettendoci la faccia e le scarpe (che poi mi sono state rubate dall'esercito israeliano, mentre mi prendeva a botte in testa e sulla schiena, ma di questo Vannacci non è convinto).
Per questo possiamo parlare di poco coraggio, e certamente non possiamo parlare di patriottismo, quando pensiamo a un uomo come Roberto Vannacci. Un uomo che preferisce stare con un esercito che rapisce italiani in acque internazionali piuttosto che a fianco di una quarantina di italiani che si mettono in viaggio per portare cibo agli affamati da quello stesso esercito che poi ha affondato le loro barche e si è rubato pure gli aiuti umanitari. Più che patriota, Roberto Vannacci sembra don Abbondio alla recita della scuola media. Indossa il completo e aspetta il suo turno, e poi sul palcoscenico assume così bene le sembianze di uno dei capisaldi fra i personaggi della letteratura mondiale, anche se il meno coraggioso. Per questo "don Vannacci", in fondo, non è forse una dizione così azzardata.
Roberto Vannacci, in questi due anni, avrebbe potuto far notare che la (cosiddetta) "più grande democrazia del Medio Oriente" forse non lo è più. Avrebbe potuto chiedere l'apertura di corridoi umanitari, e chiedere a Israele di smettere di usare la fame come arma di guerra attraverso una carestia indotta. E invece no, sciocchi noi a pensarlo, lui non è mica Fra Cristoforo!
Il (non) coraggioso Roberto Vannacci, il prode, l'ex generale che non deve chiedere mai (semicit.), l'uomo che senza timore nuotava con gli squali (lo ha scritto davvero), ha scelto invece di usare il suo tempo retribuito per prendersela con 50 barchette a vela mezze scassate, e insultare il suo equipaggio nonviolento che ha provato a fermare un genocidio navigando idealmente con centinaia di milioni di persone nelle piazze di tutto il mondo, e forse riuscendo davvero a fermarlo (se pure con un accordo che odora di Trump e infatti è incompleto, vessatorio, colonialista, ma almeno potrebbe fermare le bombe per un po').
Facciamo un ultimo passo indietro, perché non vorrei che fra me e don Vannacci restassero dei "non detti".
Conosco Roberto Vannacci da quando uscì il suo primo libro. Lo lessi in anteprima e trovai molto interessante il fatto che nel 2023 contenesse tesi da Stato di Alabama nel 1876, e pure vendesse così tanto. Se avessimo voluto uno specchio del Paese, era quello. Poi, nel tempo, la mia stima nei suoi confronti ha trovato il modo di scavare il fondo del barile. Andai ad ascoltare un suo comizio, mi prese di lato e mi raccontò come condurre un figlio dall'omosessualità all'eterosessualità. Vacillai. Poi lo andai a trovare a Pontida, durante il ritrovo degli adoratori del Dio Po, ma quando gli chiesi perché in quello stesso festival avevano invitato sul palco e applaudito chi aveva sostenuto che "alle donne che hanno abortito bisogno togliere le ovaie", Roberto Vannacci andò nel pallone e farfugliò cose poco comprensibili. Ma non giudicatelo per questo, giudicatelo per il suo silenzio di fronte a un genocidio. In ogni caso, due giorni dopo Pontida, Vannacci mi dedicò un video in cui mi indicava come obiettivo. Evidentemente il sonno non gli aveva portato buoni consigli.
E arriviamo a eri sera, quando invece di riposare, l'eurodeputato Roberto Vannacci – l'uomo più forte nella Lega e in tutto il globo terracqueo (semicit.) – ha sfoderato un meme. Sempre meglio del fucile, direte voi. E avete ragione anche se certi meme partono carichi e somigliano molto a un detonatore, soprattutto se usati come fa lui a ripetizione, come un oggetto contundente, per engagement e per gasare "i suoi". Perché ok che in Palestina i bambini sono il bersaglio prediletto dell'esercito israeliano (un morto ogni tre persone, ottima mira). Ok che c'è chi porta aiuti umanitari a una popolazione che sta subendo la fame come arma di guerra all'interno dello stesso genocidio. Insomma ok tutto, però se puoi raccogliere qualche like prendendo in giro l'informazione indipendente (me e Fanpage.it, in questo caso) che ha accompagnato la missione umanitaria, allora perché non farlo? Questo si è chiesto ieri, evidentemente, Roberto Vannacci; e in questo modo ha agito.
Ci vorrebbero delle scuse da parte di Roberto Vannacci, ma non per me, per chi ha subito le torture quelle gravi veramente. Per chi ha avuto le mani mozzate dallo scoppio di una bomba e non può più scrivere come sto invece facendo invece io, anche ora. O per chi in questo momento è in Palestina e non può fuggire. Per chi è respinto, per chi ha dovuto piangere i propri figli morti, o cercare un sudario per la propria compagna. Per chi ha dovuto partorire fuori da un ospedale perché l'ospedale è stato bombardato, più volte, perché non ne restasse in piedi neanche un pezzetto.
Ci vorrebbero delle scuse lunghe 36 ore, come il tempo stimato per leggere a voce alta tutti i 65.000 nomi delle vittime palestinesi, soltanto negli ultimi due anni. Ma le scuse di Roberto Vannacci e della cricca non arriveranno, e vorrà solo dire che noi non ci fermeremo.
In alto le penne!
