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Tre promesse non mantenute da Draghi sulla gestione della pandemia

Avete puntato sui vaccini e quelli funzionano, ma non sono sufficienti per battere questa pandemia. Servivano altre cose, e il governo le aveva promesse. Peccato se ne sia dimenticato.
A cura di Saverio Tommasi
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Mario Draghi
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Signor presidente del Consiglio Mario Draghi, anche se non è solo colpa sua il presidente del Consiglio oggi è lei, e a qualcuno dobbiamo pure rivolgerci.

Perché oggi è (quasi) tutto il contrario di quello che ci avevate promesso?

I vaccini funzionano e questo è vero, ma la loro efficacia (e la loro scoperta) non sono un merito del Governo, che invece si sarebbe dovuto occupare di questioni che oggi sembrano scomparse anche dal radar delle promesse.

Eppure erano questioni su cui molti sembravano d'accordo, ce lo avevano ripetuto pubblicamente in tutte le salse, quasi scusandosi in certi casi, e convenendo che battere la pandemia avrebbe voluto dire anche:

1. Migliorare il trasporto pubblico locale e regionale.
2. Aumentare gli investimenti e le assunzioni nella sanità pubblica.
3. Migliorare i tracciamenti che si fanno anche e soprattutto con i tamponi.

Eppure oggi i contagi aumentano e il trasporto pubblico è identico a due anni fa.
Sugli autobus e sui treni regionali nei fatti il distanziamento non c'è mai stato, e chiunque abbia preso un autobus o un treno di provincia lo sa. Se pure con meno persone fuori casa, certe linee in certi orari erano un gioco allo sfioramento delle spalle del vicino.
Certo, non è che uno può costruire un vagone in due ore, o pensare a una riprogrammazione degli orari in pochi minuti, o predisporre nuove assunzioni fra i macchinisti in un batter di ciglia. Certamente non è sufficiente neanche un mese. Ma è possibile che dopo due anni non sia stato realizzato neanche un nuovo finestrino per un nuovo treno regionale, per dire? Neanche un corridoio, una rotaia, un po' di energia in più.
Poteva essere l'occasione per ribaltare il rapporto pubblico/privato e invece no. Oggi è saltato anche il distanziamento sui treni ad alta velocità, che però hanno ripreso a distribuire il caffè caldo, che però non mi sembra sufficiente per evitare di chiederle: davvero non si poteva fare meglio?

Sanità. Molto del personale ospedaliero assunto durante la prima ondata è stato poi lasciato a casa. Perché non si è deciso di rendere stabili quelle assunzioni, di rimettersi in pari con la diagnostica, di non lasciare più le questioni alla buona volontà dei singoli o dei reparti, agli straordinari e ai turni massacranti?
Tra l'altro l'affollamento dei reparti è oggi una realtà di nuovo in arrivo. E il rinvio di tutta la diagnostica per ogni altra malattia che non sia il Covid è già di fronte a noi. Perché avete pensato (quasi) solo alle toppe in questi ultimi due anni?

E poi la questione tamponi: li avete dichiarati essenziali, ed era vero. Non si poteva (e non si può) uscire da una quarantena senza un tampone, o essere dichiarati guariti senza il risultato di un molecolare negativo. Però allora perché è così difficile oggi trovarli? Sono passati due anni, non due mesi dallo scoppio della pandemia.
Sarebbe necessario ammettere gli errori e trovare le soluzioni, perché la mancata gestione di questa fase, oggi ha portato agli affollamenti da tampone di fronte alle farmacie di tutta Italia, con la percezione collettiva che la colpa sia di chi ha deciso di tamponarsi per evitare di contagiare inconsapevolmente pareti e amici durante un pranzo o un brindisi.

"L'isteria da tamponi" è colpa della gestione sbagliata, tant'è che solo oggi in molti si sono accorti che i tamponi veloci, quelli comprati in farmacia, non sono attendibili. Eppure sono gli stessi tamponi che risultano validi ad esempio per andare a lavorare senza la certificazione green pass che dà il vaccino. Perciò se non sono così affidabili è un problema. Ed è un problema anche se così tante persone fino a oggi non lo avevano capito, si vede che qualcosa è saltato proprio nella gestione di questa (lunga) fase.

Oggi ad esempio non riesce a prenotare un tampone neanche chi è a casa con febbre e raffreddore. E così, nuovamente, l'obbligato ricorso per molti cittadini alla sanità privata, con costi spesso non sostenibili per una famiglia, anche 140 euro per il risultato di un molecolare in giornata.

Oggi abbiamo le discoteche chiuse, zero concerti con contatto, ma file e folle di fronte alle farmacie, con il generale Figliuolo che dice "vabbè, ma avete fatto le file anche per il Black Friday, potete farle per un tampone".

Ma seriamente a lei signor presidente del Consiglio Mario Draghi, tutto questo sembra essere la giusta direzione per uscire dalla pandemia con un Paese migliore di prima?

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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