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Tea Party Italia: “Meno tasse e più libertà”. Intervista a Giacomo Zucco

In Italia aumenta la pressione fiscale. Secondo l’Istat nel 2009 si sono registrati gli stessi valori del 1997. In dieci anni l’economia del nostro paese non è migliorata. Per questo motivo anche in Italia è arrivato il Tea Party. Fanpage intervista Giacomo Zucco.
A cura di Giovanni Molaschi
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In Italia si pagano troppe tasse, Fanpage intervista Giacomo Zucco di Tea Party Italia

La politica non si basa più sulle battaglie sociali. L’emancipazione delle persone discriminate non è più una priorità. A destra così come a sinistra. Gianfranco Fini, presidente della Camera, non ha richiamato Polito Salatto. L’europarlamentare di Futuro e Libertà sostiene che i gay non devono avere gli stessi diritti delle persone eterosessuali poiché i genitori di Gesù erano Giuseppe e Maria.

I cittadini hanno comunque di che lamentarsi. In Italia le tasse aumentano anno dopo anno. Secondo l’Istat la pressione fiscale del 2009 è equiparabile a quella del 1997. Tutte le promesse fatte sull’ipotetico abbassamento delle tasse sono rimaste tali. Per questo motivo anche in Italia il movimento statunitense del Tea Party, nato contro l’aumento delle tasse, è diventare una realtà. A Giacomo Zucco abbiamo chiesto perché il nostro paese ha bisogno dei Tea Party.

Perché in Italia arriva il Tea Party? Chi sono le persone che hanno aderito a questo movimento?
In America folle oceaniche protestano contro le tasse troppo elevate, contro una politica monetaria irresponsabile, contro la sovra-regolamentazione dell'economia, contro l'utilizzo dei soldi dei cittadini per pagare debiti di banche e imprese fallimentari…bene: su tutti questi fronti l'Italia è messa molto peggio dell'America…quindi dobbiamo svegliarci anche noi! Le persone che aderiscono ai Tea Party italiani sono comuni cittadini guidati dal buon senso e dal desiderio di essere lasciati in pace dallo stato! Tra le nostre fila ci sono molti liberali, libertari, conservatori, ma anche moltissimi individui a-politici (se non addirittura anti-politici): il nostro scopo, infatti, è preciso e pragmatico, non ideologico: vogliamo meno tasse e più libertà!

Il Tea Party è un movimento che nasce negli Stati Uniti. In cosa differisce da quello italiano? Quali sono, invece, le somiglianze?
Il Tea Party americano e quello italiano sono fratelli negli intenti, ma vi sono differenze dovute al contesto. Innanzitutto la cultura americana è meno intrisa di statalismo della nostra, quindi le risorse di attivismo su cui il Tea Party Movement statunitense può contare sono immense…noi invece dobbiamo promuovere idee contro-corrente, in antitesi con il pensiero dominante degli italiani e, soprattutto, della politica italiana! Inoltre il movimento americano è totalmente distribuito, decentrato, leaderless. In Italia invece, per difenderci da insidie partitiche e per motivi burocratici, abbiamo dovuto dotarci di una struttura organizzativa più solida e unitaria. In definitiva, la nostra battaglia è più difficile di quella dei Tea Party americani, per diverse ragioni…ma per le stesse ragioni è anche molto più importante e urgente!!!

Sarah Palin, governatrice dell’Alaska, rappresenta il Tea Party negli Stati Uniti. Anche in Italia il Tea Party ha dei politici che lo rappresenta?
Sarah Palin non "rappresenta i Tea Party"! Oramai questa affermazione è molto diffusa in Italia, ma è un'invenzione creata alcuni mesi fa da certa stampa poco informata (nella migliore delle ipotesi), o in malafede (per essere più realisti). Sarah Palin rappresenta semplicemente una delle tante correnti politiche americane, molto varie e differenti tra di loro, che hanno aderito alla battaglia comune dei Tea Party, una corrente anche decisamente minoritaria all'interno del movimento: parlando di politici i beniamini dei Tea Party sono casomai persone come Ron Paul! Ma i riferimenti principali non sono uomini politici: sono cittadini comuni, scrittori, economisti, giornalisti, attivisti locali. In italia abbiamo scarsità di riferimenti anche nella "società civile"…non parliamo poi della politica: nessun politico ci rappresenta pienamente e ben pochi ci ispirano fiducia.

“Meno tasse più libertà” è il vostro slogan. Cosa chiedete alla politica? Quali sono i tre provvedimenti che il Governo dovrebbe prendere?
Alla politica non chiediamo nulla se non di farsi da parte, limitando intromissioni e salassi, non prima, però, di aver disinnescato i meccanismi burocratici e parassitari che ha costruito negli anni. Un governo, per avere il nostro sostegno, dovrebbe innanzitutto abbassare e regolarizzare il prelievo fiscale, che oggi è sia esoso nella quantità che illegale nei metodi. Dovrebbe abolire sostituto d'imposta e studi di settore, attuare un vero federalismo fiscale, introdurre una "flat tax" (ad aliquota più bassa della minore aliquota attuale) e il quoziente familiare. Una precedente riduzione degli sprechi e della spesa improduttiva sarebbe ovviamente propedeutica alla riduzione del salasso fiscale: se non si taglia la spesa non si potranno mai tagliare le tasse. Poi quel governo dovrebbe ridurre burocrazia e sovra-regolamentazione, libererebbe le forze costruttive e vitali di individui e comunità!

Il Tea Party è movimento conservatore. Il Governo Berlusconi è percepito come tale quando si ragiona di tecnologia. Su internet ha lavorato bene?
Il movimento Tea Party americano comprende anche i cosiddetti "conservatori"…ma questi ultimi non hanno nulla a che vedere con il rifiuto dell'evoluzione tecnologica: vogliono solo conservare il livello di libertà consegnato al paese dai Padri Fondatori, che ora è in grave pericolo. E' chiaro che in Italia, dove un simile livello di libertà non c'è mai stato, ci sia ben poco da conservare: in questo senso Tea Party Italia è un movimento rivoluzionario, non conservatore. Ad ogni modo, sia noi che i nostri "cugini" d'oltreoceano facciamo un uso esteso ed importante della tecnologia, soprattutto di internet, che rappresenta la nostra piattaforma organizzativa principale. Di sicuro vogliamo che la rete rimanga sempre lo spazio di libertà che è adesso e che i governi ne stiano fuori. In questo senso, il Governo Berlusconi ha agito malissimo con il "decreto Pisanu" sul wi-fi, e ha agito bene eliminandolo parzialmente.

Tea Party Italia cosa pensa del Rubygate?
Il nostro movimento è nato proprio per andare oltre l'infinito dibattito sul gossip e la retorica delle tifoserie contrapposte che oggi monopolizzano la politica italiana. Alcuni militanti di Tea Party Italia hanno sicuramente una certa opinione a riguardo del cosiddetto "Rubygate", alcuni altri hanno l'opinione esattamente opposta… la maggior parte non se ne interessa minimamente e pensa a cose più serie: il lavoro di tutti i giorni, il futuro dell'economia mondiale, le possibilità di salvare l'Italia dal percorso di declino su cui è avviata. Quello che unisce tutti noi, di sicuro, è il desiderio di andare oltre al gossip, oltre alle ideologie, oltre alle beghe partitiche…nella direzione del buon senso e della concretezza.

Il 18 gennaio è morto Luca Sanna. L’alpino è la 36esima vittima dall’inizio della guerra in Afghanistan. I conservatori degli Stati Uniti approvano il conflitto. Cosa pensa Tea Party Italia dell’intervento italiano in Medio-Oriente?
Il nostro movimento è "single-issue", cioè basato su una sola tematica principale: abbiamo chiamato a raccolta tutti coloro che si battono contro le tasse e contro lo statalismo…sarebbe intellettualmente disonesto approfittare dell'energia e della disponibilità di quanti si sono impegnati nella nostra battaglia per parlare di cose che non c'entrano nulla con il motivo per cui ci siamo ritrovati assieme. Su questo come su altri tem (politica estera, bio-etica, religione, ambiente, ecc.) ognuno di noi ha le proprie opinioni e le esprime liberamente a livello personale (o nel contesto di altre organizzazioni, altri gruppi o partiti), senza mai auto-censurarsi … ma senza mai approfittare dello "strumento" Tea Party Italia per scopi diversi da quello per cui è nato.

Sul vostro sito, teapartyitalia.it, riportate un articolo di Cesare De Carlo. De Carlo sostiene che Tea Party Italia è ignorato dai mass media perché nel nostro paese la rete non è ancora riuscita ad emanciparsi. Come usate la rete?
Usiamo la rete in modo molto vasto e intenso: per organizzarci, per scambiarci idee e materiali, per "trovarci" a vicenda (abbiamo sostenitori sparsi in tutta la penisola) e per iniziare a "conoscerci" un po' tra di noi in vista degli incontri dal vivo. Senza internet, io stesso non avrei mai conosciuto il movimento…senza Facebook, gran parte della nostra capacità organizzativa non sarebbe esistita. Ciò detto, internet rimane uno strumento, per quanto preziosissimo, e non è l'orizzonte  finale della nostra azione: vogliamo diventare una realtà viva e presente nei piccoli paesi, nelle università, nei luoghi di lavoro, ovunque.

Tea Party è un movimento che si sviluppa on e off-line. Gli utenti internet sono diversi da quelli che partecipano agli incontri? Da chi avete avuto un feed back migliore?
Gli utenti internet ed i partecipanti agli incontri dal vivo sono due categorie vicine ma non totalmente sovrapposte. Ci sono alcuni amici che ci sostengono attivamente on-line, magari tramite attività di blogging, e non sono magari in grado di partecipare a molti incontri sul territorio (principalmente per difficoltà logistiche o per impegni lavorativi). Ma la differenza principale è data da quelli che partecipano agli incontri e non sono poi in grado di seguire con continuità la nostra attività online. Quest'ultima differenza è molto legata al fattore anagrafico: è ovvio che tra le nuove generazioni e quelle precedenti c'è una grande sproporzione nell'abitudine all'utilizzo di mezzi informatici. Ma questo non vuol dire che la familiarità con la rete sia una pre-condizione necessaria per aderire al nostro movimento e per aiutarlo a crescere e a cambiare il paese.

I vostri numeri su internet non sono buoni. La pagina facebook ha meno di 3000 membri, i video caricati su youtube non superano, in media, le 100 visualizzazioni e non siete nella classifica di BlogBabel. Gli utenti non vi capiscono o faticate ad emanciparvi?
Niente di tutto ciò: semplicemente siamo agli inizi, e la vera crescita del movimento è appena cominciata. Tieni conto, poi, che i gruppi Tea Party sono molto diversi da un semplice "blog politico" o dal fanclub online di un personaggio famoso: si tratta di un'effettiva rete di collaborazione tra attivisti, tra l'altro molto distribuita, ed i numeri vanno considerati di conseguenza! Tu citi il gruppo facebook "nazionale", ma il grosso della comunicazione e dell'organizzazione avviene su decine di gruppi territoriali e tematici … ed in entrambi i casi non si tratta di generici "simpatizzanti" ma di sostenitori effettivi ed attivi: io stesso, quando ho creato il mio gruppo facebook locale, non ho invitato tutti i miei 744 "amici" facendo spamming: ho selezionato 181 persone davvero disposte ad impegnarsi in modo concreto e sinceramente votate alla nostra battaglia…una battaglia per niente facile nel paese in cui siamo, e in pieno contrasto con il pensiero dominante! La risposta è quindi molto incoraggiante, per noi…e questo è solo l'inizio.

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