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Come il governo Meloni mette a rischio la libertà d’informazione in Italia: il rapporto Liberties

Secondo l’ultimo rapporto di Civil liberties union for Europe (Liberties), in Italia “cresce la preoccupazione per l’influenza del governo nei media di servizio pubblico”. In particolare, il Media pluralism monitor 2023 colloca l’Italia tra i Paesi “ad alto rischio”. Tra gli aspetti più allarmanti ci sono la crescita di aggressioni, attacchi e querele a danno dei giornalisti italiani, ma anche il contrasto alle fake news, finora debole e poco chiaro.
A cura di Giulia Casula
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Cresce la preoccupazione per la libertà e l'indipendenza di chi fa informazione in Italia, e non solo. "La libertà e il pluralismo dei media sono pericolosamente vicini a un punto di rottura in molti Paesi dell'Unione europea e in alcuni devono essere quasi completamente ripristinati". Lo afferma l'ultimo rapporto di Civil liberties union for Europe (Liberties), un'organizzazione che che monitora lo stato di salute dei diritti umani nei Paesi dell'Unione europea.

Nonostante l'adozione dell'European Media Freedom Act (il regolamento europeo sulla libertà dei media) e l'approvazione della direttiva Anti-SLAPP che si propone di proteggere i giornalisti dalle cause legali intentate allo scopo di intimidirli, sono numerosi i fattori che minano la libertà di stampa nei Paesi Ue. Tra gli aspetti più allarmanti il rapporto registra la forte concentrazione di testate e organi di informazione nelle mani di pochi grandi editori, accompagnata da una scarsa, se non insufficiente, trasparenza in merito a tali proprietà. Ma anche minacce all'indipendenza delle reti di servizio pubblico e alla loro sopravvivenza economica, attacchi, intimidazioni e violenze contro i giornalisti, restrizioni alla libertà di espressione e all'accesso alle informazioni.

Le preoccupazioni rispetto all'influenza e alle ingerenze del potere politico nei media di servizio pubblico riguardano in modo particolare l'Italia, collocata tra i Paesi "ad alto rischio" dal Media Pluralism Monitor o la Slovacchia, dove il governo di Robert Fico ha appena approvato una legge per abolire l'emittente di servizio pubblico e sostituirla con una "più obiettiva".

Cresce la preoccupazione la libertà di stampa e la disinformazione in Italia

"In Croazia e in Italia, crescono le preoccupazioni circa l'influenza del governo", si legge nel report. "Le pressioni politiche e finanziarie hanno continuato a ostacolare i media, soprattutto il servizio pubblico, in molti Stati membri. Le reti pubbliche sono sotto controllo del governo in Ungheria e in Polonia sono in una situazione di incertezza a causa recente cambio di governo". In particolare, il Media Pluralism Monitor 2023 ha collocato l'Italia tra i Paesi in cui l'indipendenza dei media del servizio pubblico è maggiormente minacciata.

"Il numero di querele utilizzate personalità politiche nel tentativo di colpire i giornalisti più critici nei confronti del governo italiano è cresciuta", afferma Liberties, che cita a tal proposito la procedura legale per diffamazione avviata dal sottosegretario Claudio Durigon nei confronti della redazione di Domani dopo la pubblicazione di un articolo che esaminava i presunti legami tra Durigon e i membri di un'organizzazione criminale di Latina, già esplorati da un'inchiesta di Fanpage.it.

Il rapporto torna anche sulle proposte di legge presentate dal Parlamento per riformare il regime di diffamazione: "È preoccupante il fatto che alcuni di questi emendamenti abbiano spostato la loro attenzione dalla necessità di proteggere i giornalisti dalle querele abusive alla necessità di tutelare i querelanti e dare priorità alla loro reputazione rispetto alla libertà di espressione". Solo nel 2023, continua il report, "Mapping Media Freedom ha registrato in Italia 24 episodi di procedimenti legali avviati contro  giornalisti. Questo minaccia gravemente la libertà di espressione. In tutta Europa, i giornalisti continuano a subire intimidazioni, sorveglianza, attacchi e detenzione. Oltre a queste minacce, devono anche affrontare cause legali che prosciugano tempo e risorse e li scoraggiano dal perseguire storie", prosegue il rapporto.

Secondo Liberties, inoltre, in Italia la disinformazione resta "un problema serio". Sebbene a luglio dello scorso anno il governo abbia adottato un decreto per combattere le fake news, non è chiaro come intenda intervenire concretamente. "Secondo il decreto, dovrebbe esistere un “garante dell'informazione” con il compito di contrastare la disinformazione. Tuttavia, non si specifica come questa figura dovrà svolgere il difficile compito", si legge. A risentirne sono soprattutto i livelli di fiducia dei cittadini nei confronti degli organi di informazione che restano bassi nella gran parte dei Paesi esaminati da Liberties.

Il rapporto menziona infine, l'ormai nota legge bavaglio, "una norma che rende difficile, se non impossibile, la verifica di alcune notizie. Impone il divieto di pubblicare qualsiasi contenuto sui motivi dell'arresto o del procedimenti giudiziario sui contenuti delle ordinanze di custodia cautelare, almeno fino alla fine dell'udienza preliminare. I giornalisti italiani hanno definito il divieto una “legge bavaglio” e un grave colpo alla libertà di stampa", conclude il rapporto.

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