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Tav, Luigi Di Maio: “Nessuna crisi e fiducia in Conte, governo non poteva fare altro”

Il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, torna sulla questione Tav e assicura la sua massima fiducia nel presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Secondo il capo politico del M5s, il presidente del Consiglio e il governo sono stati costretti a dire sì all’alta velocità Torino-Lione. Infine Di Maio sostiene che non c’è nessuna crisi nel governo, ma solo all’interno della Lega.
A cura di Stefano Rizzuti
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La questione Tav continua a tenere banco e amplifica lo scontro tra Movimento 5 Stelle e Lega all’interno del governo. Sul sì pronunciato dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, all’alta velocità Torino-Lione, interviene nuovamente il capo politico del M5s Luigi Di Maio: “Nelle prossime settimane si voterà in Parlamento. Come detto, il governo non poteva fare altro, ma il Parlamento può fermarla. Può fermare quella linea che è un regalo alla Francia per due miliardi di euro”. Per Di Maio, quindi, il governo è stato costretto e non ci sono dubbi sulla sua fiducia in Conte: “C’è piena fiducia nel presidente Conte”.

Nessuna crisi di governo, assicura il ministro del Lavoro: “Al massimo c’è la crisi di qualche partito che vota insieme al Pd e a Berlusconi il progetto che regalerà a Macron 2,2 miliardi di euro. Al massimo c’è la crisi di un partito di qualcun altro che voterà insieme a quelli che stavano sulla Ong che ha speronato la motovedetta della Guardia di finanza”. Di Maio ribadisce il no del M5s alla Tav, chiedendo che in Parlamento si possa decidere “ad armi pari: se si decidesse ad armi pari noi avremmo i voti per riuscire a bloccare quell’opera. Se si vuole vincere contro di noi ci si deve alleare con i nemici di sempre, mettere insieme la destra e la sinistra che ancora una volta dimostreranno di essere d’accordo sempre su tutto e soprattutto sugli sprechi”.

Da M5s soldi a fondi carabinieri vittime

Dopo l’uccisione del carabiniere Mario Cerciello Rega, Di Maio torna su un episodio che “ci ricorda che dobbiamo proteggere chi ci protegge”. “Devo dire che quando si parla di un servitore dello Stato dovremmo avere rispetto e non buttarla in caciara con questioni che non riguardano la questione specifica”, dice tornando sulla foto pubblicata di uno dei due ragazzi americani bendato e legato. Di Maio annuncia ancora: “Daremo un piccolo contributo come M5s, simbolico ma importante, lo faremo come Movimento tagliandoci gli stipendi e mettendoli sul fondo vittime del dovere dei carabinieri”. Risorse che andranno a tutti i carabinieri uccisi sul lavoro, ma “anche alla famiglia di Mario a cui va un grande abbraccio”.

La polemica contro l’Agcom sul gioco d’azzardo

Altra questione del giorno è la polemica del capo politico M5s contro l’Agcom e il suo presidente: “Agcom ha emanato delle linee guida sul gioco d’azzardo che vanno contro la nostra legge e permettono ai concessionari di fare ancora pubblicità, a me questa roba fa arrabbiare, fa incazzare. Perché questa gente qui si sta occupando della vita delle persone, ci sono milioni di giovani finiti nel gioco d’azzardo, finiti per l’80% dei casi guardando uno spot. Questa cosa va fermata in un modo o nell’altro, questi stanno in scadenza ma farebbero bene comunque a dimettersi. Non sono sicuro che cambiando i vertici dell’Agcom riusciremo a cambiare questa porcheria: stiamo valutando un ricorso al Tar e anche se fare un decreto contro quelle linee guida. Che Stato è quello in cui il Parlamento fa le legge e l’Agcom stravolge le norme?”.

A Di Maio ha risposto proprio il presidente dell’autorità indipendente per le comunicazioni, Marcello Cardani: “Siamo un organismo indipendente, dotato di propria autonomia decisionale e non possiamo essere considerati un ufficio di diretta collaborazione di un ministro. Prima di insultare l’Autorità il ministro avrebbe dovuto confrontarsi nel merito ed eventualmente collaborare nell’interpretazione dei contenuti della legge”. Il mandato di Cardani è scaduto il 26 luglio ma lui continua a ricoprire la carica in attesa che il Parlamento scelga il suo successore.

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