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Superbonus, stop sconto in fattura e cessione del credito: cosa ha deciso il governo Meloni

Con un decreto legge approvato questa sera in Consiglio dei ministri il governo Meloni ha deciso di bloccare lo sconto in fattura e la cessione del credito sul Superbonus.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Stop allo sconto in fattura e alla cessione del credito. Il governo Meloni, con un decreto legge ad hoc approvato questa sera in Consiglio dei ministri, è intervenuto ancora una volta sul Superbonus. Si tratta dell'ennesima modifica all'incentivo alla ristrutturazione ideato durante il secondo governo Conte e già rivisto in parte dall'esecutivo Draghi. Ora, con questa nuova ridefinizione, non sarà più possibile utilizzare la cessione dei crediti o lo sconto in fattura al posto della detrazione. Le opposizioni e le associazioni di categoria insorgono e parlano di decine di migliaia di imprese a rischio. Le associazioni saranno ascoltate lunedì dal governo a Palazzo Chigi.

Spiega il comunicato del Consiglio dei ministri:

L’oggetto dell’intervento non è il bonus, bensì la cessione del relativo credito, che ha potenzialità negative sull’incremento del debito pubblico. Dall’entrata in vigore del decreto, con l’eccezione di specifiche deroghe per le operazioni già in corso, non sarà più possibile per i soggetti che effettuano tali spese optare per il cosiddetto “sconto in fattura” né per la cessione del credito d’imposta. Inoltre, non sarà più consentita la prima cessione dei crediti d’imposta relativi a specifiche categorie di spese; resta invece inalterata la possibilità della detrazione degli importi corrispondenti.

Vengono abrogate le norme che prevedevano la possibilità di cedere i crediti relativi a:

  • spese per interventi di riqualificazione energetica e di interventi di ristrutturazione importante di primo livello per le parti comuni degli edifici condominiali, con un importo dei lavori pari o superiore a 200.000 euro;
  • spese per interventi di riduzione del rischio sismico realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali o realizzati nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3, mediante demolizione e ricostruzione di interi edifici, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedano alla successiva alienazione dell’immobile.
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