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Superbonus, ministro Giorgetti: “Orgoglioso delle mie decisioni impopolari, è una macchina infernale”

Nel Def il governo ha fatto previsioni solo parziali sul futuro dell’economia italiana, e presto ci sarà un confronto con l’Ue per capire cosa fare nei prossimi anni. Intanto continua a pesare il Superbonus, una “macchina infernale” che inciderà sul debito pubblico “fino al 2026”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giorgetti, in audizione in Parlamento.
A cura di Luca Pons
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Il superbonus edilizio è una "misura nata totalmente storta", senza "qualsiasi tipo di monitoraggio preventivo", una "macchina infernale" che "si è mangiata un anno di aumenti della spesa sanitaria". In Parlamento, davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato riunite per le audizioni per il Def, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha attaccato ancora una volta il bonus varato dal governo Conte e ha sottolineato: "Se non fossimo intervenuti non so a che punto saremmo oggi. Rivendico con orgoglio di aver preso decisioni impopolari".

In futuro, quando ci saranno bonus edilizi o anche fiscali chi intende beneficiarne "dovrà comunicarlo preventivamente, così noi possiamo capire l'onda, quando arriva e quando monta". Con il superbonus "in tanti non hanno capito dove poteva arrivare. Ad un certo punto ci sarà una pagina di storia economica del Paese in cui si potrà fare una analisi scevra dai giudizi politici del momento. Ma i numeri sono numeri". Secondo Enea, ha insistito il ministro, i crediti d'imposta maturati con tutti i bonus edilizi da ottobre 2020 a oggi "sono pari complessivamente a circa 219,5 miliardi". Una somma che "inciderà significativamente sul debito pubblico fino al 2026".

Giorgetti ha parlato anche del Def e del fatto che presto la Commissione europea "presumibilmente" aprirà "una procedura d'infrazione" nei confronti dell'Italia (e anche "di un nutrito gruppo di altri Stati membri") perché nel 2023 il deficit è stato troppo alto. Questo significa che nei prossimi mesi ci sarà "un assiduo dialogo tecnico" con la Commissione europea per capire aggiustare i conti pubblici, rispettando le nuove regole Ue sui bilanci.

Al momento, le previsioni del Def sono solo quelle tendenziali, cioè quelle calcolate come se il governo non cambiasse più nulla delle leggi attualmente in vigore. Questo significherebbe non rinnovare il taglio del cuneo fiscale, l'Irpef a tre aliquote e altre riforme varate quest'anno. Chiaramente non è questa la scelta che il governo Meloni farà, ma si dovrà cercare un compromesso per la Commissione Ue. Aggiustare i bilanci pubblici "è pienamente alla nostra portata. La riduzione del rapporto tra il debito pubblico e il Pil nel medio periodo è un obiettivo fondamentale", ha detto il ministro.

Oggi, fare previsioni per l'andamento dell'economia italiana da qui a due anni "è un esercizio di scuola che lascia il tempo che trova", ha dichiarato Giorgetti, perché ci sono troppe incertezze sul piano internazionale. La prospettiva per il prossimo triennio è che il Pil cresca circa dell'1%, meno di quanto stimato pochi mesi fa dal governo stesso, mentre l'inflazione dovrebbe continuare a scendere. Tuttavia, "eventuali eventi climatici avversi, o un peggioramento del quadro geopolitico" sono tutti elementi che potrebbero peggiorare la situazione e portare a un nuovo aumento dei prezzi.

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