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Speranza avverte: “Dati internazionali preoccupanti. La battaglia non è vinta, neanche in Europa”

“I dati internazionali del Covid sono ancora preoccupanti. Gli ultimi segnali da Francia, Spagna e Germania ci dicono ancora una volta che la battaglia non è vinta, Neanche in Europa. Per questo dobbiamo insistere con la forza della prudenza”: così il ministro della Salute lancia l’allarme sulla situazione epidemiologica globale.
A cura di Annalisa Girardi
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Il ministro della Salute, Roberto Speranza, sottolinea come non bisogni assolutamente abbassare la guardia sull'emergenza coronavirus. "I dati internazionali del Covid sono ancora preoccupanti. Gli ultimi segnali da Francia, Spagna e Germania ci dicono ancora una volta che la battaglia non è vinta, Neanche in Europa. Per questo dobbiamo insistere con la forza della prudenza", scrive su Facebook. Nei giorni scorsi il ministro Speranza era intervenuto anche per ribadire come ad oggi sia ancora necessario rispettare tutte le regole anti-contagio. In particolare, aveva detto Speranza, bisogna continuare a indossare le mascherine, a mantenere il distanziamento sociale e a lavarsi frequentemente le mani: "Di fronte a una crisi e a un'emergenza come quella del Covid il Paese deve essere unito. Non dividiamoci su questioni fondamentali. Sono rimaste tre regole: l'uso delle mascherine, la distanza di almeno un metro e il frequente lavaggio delle mani. Queste regole restano essenziali".

Intanto, la fondazione Gimbe lancia l'allarme: nell'ultima settimana si è registrato un incremento di nuovi casi del 23,3%. I contagi tra il 22 e il 28 luglio sono stati stati 1.736 contro i 1.408 della settimana prima. E la crescita non concerne solo i nuovi casi, ma anche i ricoveri di pazienti con sintomi da Covid-19: se è vero che i pazienti in terapia intensiva sono sì diminuiti (passando da 49 della settimana scorsa ai 40 di questa), i ricoverati con sintomi risultano in lieve aumento: 17 in più di sette giorni fa, da 732 a 749. La maggior parte dei casi attualmente positivi, il 53%, si concentra in Lombardia (6.678). Il 37,4% si distribuisce tra Emilia-Romagna (1.459), Lazio (942), Piemonte (801), Veneto (754), Campania (393), Toscana (363).

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