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Gimbe: “Per la prima volta da settimane aumentano i ricoveri. Virus è ancora vivo e vegeto”

Secondo il monitoraggio della fondazione Gimbe, questa settimana aumentano sia i nuovi casi (rispetto alle rilevazioni di quella precedente) sia i ricoveri. “La pandemia è ancora in corso, il virus è vivo e vegeto e vanno mantenuti tutti i comportamenti individuali raccomandati da mesi, oltre che le misure di sorveglianza epidemiologica. Non è più accettabile disorientare i cittadini strumentalizzando la pandemia per fini esclusivamente politici”, commenta il presidente Nino Cartabellotta.
A cura di Annalisa Girardi
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Tra il 22 e il 28 luglio, dopo mesi di costante riduzione, aumentano per la prima volta i pazienti ricoverati con sintomi da coronavirus. Viene confermata quindi la diffusione endemica del virus, con importanti differenze tra le Regioni, con oltre la metà degli attualmente positivi che si trova in Regione Lombardia. Questo quadro emerge dal monitoraggio indipendente della fondazione Gimbe, un think tank che si occupa di ricerca in ambito sanitario e che esorta la politica e le istituzioni a garantire una comunicazione oggettiva, equilibrata e coerente in modo da non disorientare i cittadini.

Nel periodo preso in esame dai ricercatori si registra, rispetto a quello precedente, un incremento del 23,3% dei nuovi casi, che sono stati 1.736 contro i 1.408 della settimana prima. Allo stesso tempo si rileva anche un lieve aumento del numero di tamponi diagnostici effettuati (+17.859 su +28.080 totali). Relativamente ai dati ospedalieri, sottolinea la fondazione, se i pazienti in terapia intensiva sono diminuiti (passando da 49 della settimana scorsa ai 40 di questa), i ricoverati con sintomi risultano in lieve aumento: 17 in più di sette giorni fa, da 732 a 749. "Nell’ultima settimana due spie rosse confermano la necessità di mantenere alta la guardia, senza allarmismi ma con senso di grande responsabilità individuale e collettiva", commenta il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. I ricercatori sottolineano come per la prima volta si sia registrata un'inversione di tendenza nel trend dei pazienti ospedalizzati con sintomi, in costante discesa da inizio aprile. Per questa ragione, continua Gimbe, il numero dei nuovi ricoveri e dei pazienti dimessi dovrebbe essere disponibile quotidianamente. Al momento, infatti, i dati si riferiscono solo al saldo, cioè ai posti letto occupati, come indice del sovraccarico ospedaliero.

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«Quale indicatore della diffusione del contagio abbiamo rivalutato la distribuzione geografica dei 12.609 casi attivi al 28 luglio, i cosiddetti casi “attualmente positivi” secondo la denominazione della Protezione Civile, aumentati di 361 unità rispetto alla settimana precedente", spiega Cartabellotta. Come anticipato, il 53% si concentra in Lombardia (6.678). Il 37,4% si distribuisce tra Emilia-Romagna (1.459), Lazio (942), Piemonte (801), Veneto (754), Campania (393), Toscana (363). I 1.219 casi rimanenti, cioè il 9,6% dei totali, si trova in 14 Regioni e Province autonome. Questi numeri confermano sia come il virus stia continuando a circolare, sia come il trend in aumento dei nuovi casi dopo settimane di relativa stabilità vada legato ai nuovi focolai emersi o ai casi dall'estero.

"Davanti a numeri in rialzo rispetto alle settimane precedenti la comunicazione della politica e delle Istituzioni deve essere oggettiva, equilibrata e coerente. La pandemia è ancora in corso, il virus è vivo e vegeto e vanno mantenuti tutti i comportamenti individuali raccomandati da mesi, oltre che le misure di sorveglianza epidemiologica. Non è più accettabile disorientare i cittadini strumentalizzando la pandemia per fini esclusivamente politici, contrapponendo posizioni estreme: da un lato negazionismo, minimizzazioni del fenomeno e deplorevoli comportamenti individuali, dall’altro la proroga dello stato di emergenza nazionale", conclude Cartabellotta.

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