Sospetto tangenti su Mps, ma il Pd attacca: ci vogliono far perdere le elezioni

Nel Pd ormai è allarme rosso dopo gli attacchi dalla destra e dal centro sullo scandalo Monte Paschi. I dirigenti del partito si affannano a ripetere che il Pd non c'entra e a rintuzzare le accuse di commistione con la fondazione che gestisce il gruppo senese, ma ormai sono nell'occhio del ciclone e la situazione è critica. Il naturale assalto mediatico intorno alla vicenda, infatti, rischia ovviamente di pesare non poco sul consenso del Pd e del centrosinistra in vista delle prossime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio, ma dal partito temono addirittura un attacco premeditato. Anche se la Procura mantiene il riserbo sulle indagini, voci sempre più insistenti e rilanciate dai giornali, parlano anche di tangenti, favori e quant'altro dalla banca verso i politici, che fanno temere al Pd un colpo di scena disastroso e di ritrovarsi di nuovo davanti ad un caso Unipol quando Consorte fu intercettato a parlare di banche con Fassino.

"Ci sono ambienti di questo paese che stanno facendo di tutto per farci perdere le elezioni" si vocifera nella dirigenza  dove fanno notare anche alcune coincidenze particolari che sanno di  attacco alle spalle. L'improvviso attacco di Monti ad esempio a colto alla sprovvista tutti ma anche alcune scelete in Parlamento fanno temere l'agguato. Il ministro dell'Economia Grilli, infati, è stato invitato a parlare dello scandalo Mps a Montecitorio in   un'audizione concordata dal presidente della Camera con Monti e su richiesta dell'ex Idv Francesco Barbato. La strategia del Pd per il momento è tenersi sulla difensiva anche se non mancano i contrattacchi sulla questione morale come nel caso di Monti e del candidato ex membro del Cda di Monte Paschi.