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Smart working nella Pa, perché il governo non vuole concederlo

Il ministro Brunetta continua a rifiutare l’idea di tornare allo smart working, anche se per pochi mesi, definendo “incomprensibili” le richieste dei sindacati.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La Pubblica amministrazione deve lavorare in presenza, e per le condizioni di emergenza il ricorso allo smart working è già possibile entro certi limiti. È questa, in sintesi, la replica del ministro Brunetta ai sindacati, che nella giornata di ieri hanno chiesto quasi unitariamente il ritorno al lavoro agile fino alla fine dello stato di emergenza (fissato al momento a fine marzo). "La normativa e le regole attuali già permettono ampia flessibilità per organizzare sia la presenza, sia il lavoro a distanza, tanto nel lavoro pubblico quanto nel lavoro privato – ha risposto il ministro della Pa in una nota – Alla luce della grande flessibilità riconosciuta alle singole amministrazioni, è incomprensibile l'invocazione dello smart working per tutto il pubblico impiego".

Che il ministro Brunetta non fosse un sostenitore dello smart working si era capito da tempo, tanto da aver voluto voltare completamente pagina già lo scorso ottobre, con il sostegno del presidente Draghi. Ora, però, prima la Confsal, poi la Flp, chiedono un intervento urgente vista la rapida risalita dei contagi da Covid e soprattutto l'arrivo della variante Omicron, non considerato fino a pochi mesi fa. Il governo, però, sembra aver chiuso definitivamente la porta su questo tema e tiene la barra dritta a ogni costo: si lavora in presenza. E anche l'introduzione del super green pass obbligatorio per i lavoratori confermerà questa linea.

Dal Movimento 5 Stelle, intanto, arrivano critiche dure sulla linea Brunetta: "In Italia siamo stati i capofila del ricorso al lavoro agile per i lavoratori, sia pubblici che privati, e ora diciamo no proprio mentre in tutta Europa vi fanno ricorso? – si chiede la ministra per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, intervistata dal Fatto Quotidiano – L'impennata dei contagi impone di tornare ad adoperarlo". Perciò serve al più presto "una circolare, non si può più aspettare: bisogna decongestionare il flusso delle persone in movimento". L'obiettivo a cui si deve puntare in questo momento critico della pandemia è "contenere gli spostamenti dei lavoratori". La porta non è chiusa, secondo la ministra, e il tema "verrà risollevato con forza" nel prossimo Consiglio dei ministri.

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