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Sea Watch 3, le chiese evangeliche vogliono accogliere i migranti in Italia a proprie spese

La Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia ha proposto di accogliere i migranti della Sea Watch 3 in Italia a proprie spese. Il coordinatore Paolo Naso ha spiegato a Fanpage.it che ci sono “50 comuni tedeschi pronti ad accogliere i profughi” e che questa iniziativa, a cui da ieri nessuno ha ancora risposto, è “strettamente umanitaria, non ha nulla di politico”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Mentre la Sea Watch 3 è ancora ferma davanti al porto di Lampedusa, con l'equipaggio e i migranti soccorsi bloccati sulla nave, arriva una nuova proposta di solidarietà da parte della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, che si dice disposta a sostenere il costo economico dell'accoglienza dei migranti. In un colloquio con Fanpage.it il coordinatore della Fcei Paolo Naso ha spiegato l'iniziativa: "Noi, così come altre associazioni cattoliche, siamo pronti a farci carico a nostre spese dell’accoglienza nel percorso in cui si definisce il piano di ricollocazione in Europa". Inoltre "siamo pronti anche a fare pressione sulle nostre chiese sorelle all’estero, le chiese protestanti in paesi come la Germania e la stessa Olanda – continua Naso – perché possono avere una funzione importante pressando i loro governi affinché accettino le quote di ricollocazione".

Questa iniziativa era già stata proposta in passato, racconta il coordinatore, ma con scarsi risultati. In particolare Paolo Naso ricorda "un’altra occasione particolare che riguardava ancora la Sea Watch, in quel caso a Malta". Il governo era "in difficoltà nel farli sbarcare e ci siamo detti disponibili ad accoglierli e ricollocarli in Italia". L’accordo "fu benedetto dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte – continua il coordinatore – ma in realtà i profughi non sono mai arrivati perché sono entrati in un accordo di compensazione, per cui dato che Malta non aveva ricollocato come avrebbe dovuto queste 10 o 12 persone furono detratte dalla loro quota e sono rimaste lì".

Per ora non è arrivata nessuna risposta a questa iniziativa, "ma la abbiamo comunicata ieri ed è una delle variabili in queste ore – spiega Naso – Il senso della nostra proposta è un senso strettamente umanitario, non c’è nulla di politico". Ma soprattutto "noi l’avanziamo nella consapevolezza che può funzionare questa volta perché c’è un’emergenza umanitaria che a questo punto scuote davvero le coscienze, con 40 persone sul ponte di una nave da più di dieci giorni, uno spettacolo davvero desolante per l’Italia e per l’Europa".

"Noi offriamo una soluzione tecnica a questa particolare vicenda, mentre il problema della soluzione politica, cioè di un modello di gestione di questi sbarchi, deve essere trovata in altra sede – continua Paolo Nasonon sta a noi definirla, noi cerchiamo di dare un contributo per ricostruire la dignità fondamentale dell’Italia e dell’Europa". Tuttavia "non vogliamo neanche scaricare tutta la responsabilità sul nostro governo – spiega il coordinatore – l’atteggiamento olandese non ci è parso un atteggiamento costruttivo, mentre l’Europa deve definire un modello di gestione di questi casi meno approssimato, confuso ed egoistico di quanto abbiamo visto in questi mesi".

Poi il coordinatore spiega che ci sono 50 comuni tedeschi pronti ad accogliere i migranti della Sea Watch 3, "nei giorni scorsi c’è stato il grande raduno evangelico tedesco, in quella occasione, davanti a centinaia di migliaia di persone, il vescovo ha ribadito la disponibilità delle chiese a farsi carico di queste persone". Ma "ovviamente manca l’accordo politico con la Germania per bypassare il regolamento di Dublino, che impone all’Italia di gestire tutta la prima fase di accoglienza – continua Naso – Occorre trovare un’escamotage per prendere queste persone e portarle in Germania, ma non c’è nulla che non si possa fare occorre un’intenzione politica positiva".

"Per questo dico che questa nostra offerta va intesa come un contributo alla distensione e anche a mettere a fuoco la priorità, dal nostro punto di vista la priorità è la dignità della persona umana e vedere queste quaranta persone in quelle condizioni dopo quello che hanno vissuto mi sembra che offenda anche la tradizione italiana ed europea dell’accoglienza e dei diritti umani – conclude Paolo Naso – quindi il nostro gesto è teso a creare le condizioni per riflettere meglio e non sotto l’urgenza delle persone che stanno sul ponte di una nave".

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