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Se l’autovelox non è omologato, la multa è illegittima: ecco cosa ha stabilito la Cassazione

Una sentenza della Cassazione ha cancellato tredici multe per eccesso di velocità perché emesse con autovelox non omologati, ribadendo che approvazione e omologazione sono entrambe obbligatorie. La pronuncia travolge anche le circolari del Viminale e apre a un’ondata di ricorsi.
A cura di Francesca Moriero
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Chi è stato multato da un autovelox non omologato ha diritto all'annullamento della sanzione. Lo ha stabilito, senza possibilità di equivoci, la Corte di Cassazione in una sentenza depositata lo scorso 19 aprile 2024 e ribadito in successive pronunce, l'ultima delle quali ha appena annullato ben tredici verbali a carico di un automobilista, per un totale di quasi 1.600 euro e con tanto di revoca della decurtazione dei punti patente. Il motivo? Gli apparecchi utilizzati non erano omologati, e quindi le multe sono da considerarsi prive di valore legale: "Approvazione e omologazione non sono procedure equivalenti, né alternative, ma entrambe obbligatorie", scrivono i giudici. Il messaggio è chiaro: in assenza di omologazione, oltre che di approvazione, qualsiasi accertamento elettronico della velocità è illegittimo. Un terremoto normativo che ora metterebbe in discussione milioni di sanzioni elevate negli ultimi trent'anni e travolge anche il Ministero dell'Interno e l'Avvocatura dello Stato.

Cos'è l'omologazione e perché è indispensabile

La distinzione tra approvazione e omologazione è al centro della questione: la prima serve a certificare che un determinato modello di autovelox sia costruito secondo i requisiti tecnici previsti e depositati presso il ministero. L'omologazione è invece il processo attraverso cui lo Stato verifica e garantisce che quel modello funzioni davvero correttamente e sia adatto a rilevare infrazioni nel rispetto del Codice della strada. È quindi un controllo successivo, tecnico e funzionale, senza il quale, sottolinea la Corte, "la sanzione non può essere legittimamente comminata". La sola taratura periodica, pur necessaria, non sostituisce quindi l'omologazione, che è, invece, una condizione preliminare e non derogabile.

Un vuoto lungo 33 anni

La radice del problema affonda nel lontano 1992, quando l'articolo 142 del Codice della strada stabilì che tutti i dispositivi elettronici di rilevazione della velocità dovessero essere sia approvati che omologati, ma da allora, in più di trent'anni, non è mai stato adottato il decreto che definisce le modalità e i soggetti incaricati di effettuare l'omologazione. Il risultato è, certo, paradossale: nessun autovelox oggi in funzione in Italia è formalmente omologato. Quando la Cassazione ha acceso un faro su questa falla normativa, i ricorsi da parte degli automobilisti si sono moltiplicati e la recente riforma del Codice della strada approvata il 14 dicembre scorso non ha fatto nulla per colmare il vuoto. Anzi, il decreto che avrebbe dovuto mettere una pezza è stato ritirato in fretta e furia dopo che il Corriere della Sera ne aveva svelato il contenuto, scatenando non poche polemiche.

La Cassazione boccia anche il Viminale

Non solo le multe, però. La Suprema Corte ha infatti anche censurato una recente circolare del Ministero dell'Interno, la n. 995/2025, che, sostanzialmente, sulla base di un parere dell'Avvocatura dello Stato, sosteneva la piena equiparabilità tra approvazione e omologazione. Secondo la circolare, infatti, gli enti locali avrebbero potuto resistere ai ricorsi fondandosi su questa tesi. Ma la Cassazione è stata lapidaria: una circolare è un atto amministrativo interno, non ha valore di legge, e non può in alcun modo prevalere sul Codice della strada, che è una fonte normativa primaria. Il tentativo del Viminale di "salvare" le sanzioni non ha, dunque, alcun fondamento giuridico, e l'illegittimità delle multe resta.

I Comuni nel caos: "Spegnere tutti gli autovelox?"

La reazione degli enti locali è stata immediata: Luigi Altamura, comandante della polizia municipale di Verona e referente ANCI per Viabilità Italia, ha parlato apertamente di "vuoto normativo" e puntato il dito contro l'inerzia del Ministero dei Trasporti: "La Cassazione chiama in causa anche il Ministero e l'Avvocatura dello Stato", ha detto, "ma dopo il ritiro della bozza di decreto non c’è stata alcuna nuova proposta. Quando si pensa di risolvere la situazione?" Poi l'affondo: "Qualcuno abbia il coraggio di dire chiaramente che vanno spenti tutti gli autovelox in Italia. Tutti. Alla faccia della sicurezza stradale, in contrasto con le direttive europee. È questo che vogliamo dire agli italiani? Che la legalità si ferma se disturba l'incasso?"

Cosa possono fare gli automobilisti

Intanto, chi ha ricevuto una multa da un autovelox non omologato può fare ricorso, ma solo rispettando i termini di legge:

  • entro 60 giorni dalla notifica, se si sceglie il ricorso al Prefetto
  • entro 30 giorni, se si opta per il Giudice di Pace

Chi ha già pagato, invece, non ha più diritto né al rimborso né alla restituzione dei punti patente. È insomma una sorta di giungla normativa in cui, finché il governo non interverrà con un provvedimento chiaro e valido, ogni sanzione resta potenzialmente impugnabile. La Cassazione lo ha detto chiaramente: la legge è uguale per tutti. Anche per lo Stato.

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