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Sgarbi ancora senza mascherina, espulso dall’Aula: bagarre durante l’esame della legge sull’omofobia

Il deputato Vittorio Sgarbi protesta e grida in Aula durante l’esame della legge sull’omofobia, e lo fa senza indossare la mascherina. La presidente di turno Maria Edera Spadoni, dopo averlo ripreso più volte, si trova costretta a espellerlo dall’Aula e a sospendere la seduta per alcuni minuti.
A cura di Annalisa Cangemi
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Scoppia la bagarre nell'Aula della Camera durante l'esame del testo unificato delle proposte di legge sull'omofobia, e il deputato Vittorio Sgarbi viene nuovamente espulso: ancora una volta protestava nell'emiciclo senza indossare la mascherina.

Il centrodestra ha espresso il suo dissenso contro l'istituzione della Giornata nazionale contro l'omofobia, fissata il 17 maggio, e prevista dall'articolo 6 del provvedimento in esame (i primi cinque articoli della legge sono stati approvati ieri). La tensione si taglia a fette, e sembra di assistere alla contrapposizione tra due diverse tifoserie: la maggioranza favorevole alla legge e il centrodestra contrario. Il centrodestra ha chiesto di eliminare questa previsione, difesa, in dissenso dal proprio schieramento, da Vittorio Sgarbi: "Solo una mente alterata può pensare che questa giornata sia pericolosa, allora abroghiamo anche l'8 marzo".

Così lo scontro si accende e il critico d'arte inizia a gridare senza indossare il dispositivo di protezione. Così la presidente di turno Maria Edera Spadoni, dopo averlo ripreso più volte, si trova costretta a espellerlo dall'Aula e a sospendere la seduta per alcuni minuti.

Il critico d'arte si rifiuta di lasciare l'Aula. Intervengono i deputati della Lega per fargli da scudo, creando però un assembramento al centro dell'emiciclo. Si levano cori di protesta della maggioranza. Per far rispettare l'ordine di espulsione vengono chiamati i commessi, che devono però farsi largo tra i deputati al centro dell'emiciclo, prima di riuscire a prendere di peso Sgarbi, il quale nel frattempo è sempre senza mascherina.

Alla ripresa dei lavori dell'Aula il clima non si è rasserenato, e il deputato di Leu Erasmo Palazzotto è intervenuto per stigmatizzare quanto accaduto: "Non sono più disponibile a stare in Aula in queste condizioni senza sicurezza", ha urlato, "con assembramenti e il deputato Sgarbi che non indossa la mascherina".

Già durante nel corso della mattinata c'erano state frizioni, che avevano coinvolto il critico d'arte e il presidente della Camera Fico, durante la commemorazione in Aula di Jole Santelli. Sgarbi prende la parola indossando la mascherina – il cui uso in tutto il palazzo di Montecitorio è obbligatorio, compreso durante gli interventi nell'emiciclo – ma coprendo solo il naso, e non la bocca. Il presidente Fico lo richiama e Sgarbi afferma di avere un certificato medico che lo esenta, "non riesco a parlare". Ma di fronte all'insistenza di Fico ad indossare la mascherina correttamente, sbotta: "Lei è un fascista". 

Il presidente della Camera Roberto Fico durante la riunione delle Conferenza dei capigruppo che si è svolta subito dopo i lavori dell'Aula sulla legge che punisce l'omotransfobia, ha censurato il comportamento di Vittorio Sgarbi. Il presidente della Camera ha inoltre dato mandato ai questori di aprire una istruttoria sull'episodio che potrebbe concludersi con una sanzione del parlamentare.

"Sono stato nuovamente espulso dall'aula di Montecitorio. Mi hanno ancora portato via di peso. Sia chiaro: lo faccio per tenere allenati i commessi…", ha commentato ironicamente su Twitter l'onorevole Sgarbi.

Non è la prima volta che Sgarbi viene allontanato: era già successo a giugno, quando il critico d'arte era stato trascinato fuori dall’Aula della Camera dagli assistenti di Montecitorio. In quell'occasione aveva pronunciato pesanti parole contro la magistratura, durante le dichiarazioni di voto sul dl Intercettazioni-app Immuni. Era stata la presidente di turno Mara Carfagna a espellerlo, dopo che Sgarbi aveva insultato alcuni colleghi presenti.

Alla fine l'Aula respinge gli emendamenti che sopprimevano l'articolo 6. La Camera ha ripreso dunque l'iter del ddl Zan. Nonostante la seduta movimentata, le richieste reiterate di votazioni di un emendamento della Lega a scrutinio segreto (negato dalla presidenza in quanto non ne ricorrevano i presupposti), e il tentativo, non riuscito, delle opposizioni di intralciare la maggioranza, che ha cercato di far mancare il numero legale al voto su un emendamento uscendo dall'Aula, la maggioranza ha i numeri e regge la prova. L'esame della proposta di legge contro l'omotransfobia, la misoginia e le discriminazioni verso i disabili riprenderà martedì.

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