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Salario minimo, sentenza del tribunale di Milano: “Pagare 3,96 euro all’ora è contro la Costituzione”

Lo stipendio pagato da una società di vigilanza padovana, che corrisponde al contratto nazionale firmato da Cgil e Cisl, violava l’articolo 36 della Costituzione. La sentenza potrebbe essere un precedente per altre decisioni contro il lavoro povero. Giuseppe Conte: “Ora si parli di salario minimo”.
A cura di Luca Pons
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Uno stipendio da 3,96 all'ora, anche se è previsto da un contratto collettivo nazionale, va contro la Costituzione. In particolare l'articolo 36: "Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa". Ad affermarlo è stata la sentenza del giudice del lavoro del Tribunale di Milano, dando ragione a una dipendente della società di vigilanza Civis di Padova.

La paga oraria che la dipendente riceveva era, appunto, di 3,96 euro all'ora. Per un totale di 640 euro netti al mese, una cifra al di sotto della soglia di povertà e anche del reddito di cittadinanza. Per questo, la lavoratrice nel novembre 2022 ha fatto causa all'azienda, sostenuta dagli avvocati padovani Giorgia D’Andrea e Giacomo Gianolla e dall'associazione Adl Cobas. Nel suo caso, la dipendente riusciva ad avvicinarsi ai mille euro al mese solo facendo decine di ore di straordinari ogni mese.

La sentenza è arrivata la settimana scorsa, il 30 marzo: il tribunale ha condannato la società di vigilanza a pagare un risarcimento pari a 372 euro lordi per ogni mese di lavoro della donna (6.700 euro circa in totale). Si tratta della differenza tra lo stipendio ricevuto e quella prevista per un servizio di portierato con un diverso contratto collettivo, quello Multiservizi.

La sentenza è importante anche perché la paga ricevuta è fissata da un contratto collettivo nazionale, quello per i Servizi fiduciari, sottoscritto da Cgil e Cisl e fermo senza rinnovi da almeno otto anni. Il tribunale ha dichiarato nulli gli articoli del contratto che stabilivano la paga, e questo potrebbe essere un precedente.

Adl Cobas: "Una vittoria storica, ci sono altri casi simili"

Secondo Mauro Zanotto di Adl Cobas "è una vittoria storica che apre la strada anche ad altri lavoratori nella stessa situazione in Italia e a Padova. In tutto il Paese sono circa 100mila gli interessati a una sentenza simile". Non solo, ma "a Padova ci sono una ventina di cause pendenti per motivi analoghi, più altri sparuti casi qua e là contro aziende private". Per questo, la sentenza potrebbe essere la prima di una serie.

In molti casi, peraltro, si tratta di dipendenti di enti pubblici, come l'Agenzia delle Entrate, l'università o gli ospedali. E anche gli altri due contratti collettivi che regolano il settore (Aiss e Safi, sottoscritti da altri sindacati) prevedono paghe inferiori alla soglia fissata dal tribunale, quindi rischierebbero di essere annullati in caso di processo.

"Dopo l’ennesima decisione di un tribunale che impone il rispetto dei principi di proporzionalità e sufficienza, ci si chiede se non sia arrivato il momento di una legge", ha dichiarato l'associazione, "che appresti un sistema di tutele universale per tutti i lavoratori e le lavoratrici, non soggetto a rapporti di forza squilibrati, e che li tuteli dal lavoro povero. Speriamo che questa sentenza faccia capire alle sigle sindacali che hanno firmato questi contratti inaccettabili a livello nazionale che non si può andare avanti così. Per noi la conseguenza deve essere l’istituzione del salario minimo a dieci euro l’ora".

"Il fatto che sia lo stipendio previsto dal contratto nazionale approvato da Cgil e Cisl – punto sul quale si è basata la difesa di Civis – non può essere una giustificazione", hanno sottolineato gli avvocati della dipendente, "perché i sindacati possono anche conoscere bene la realtà lavorativa ma non stabilire cosa è dignitoso e cosa no".

Conte: "Continuiamo a lottare per il salario minimo"

Sul caso ha commentato anche il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte: "Sono paghe da fame, che violano quanto scritto nella nostra Costituzione all’art. 36. A dirlo, ora, non è più solo e soltanto il Movimento 5 Stelle, ma una sentenza".

Conte ha detto di aver preso "un impegno: non vi lasceremo soli, continueremo a lottare in Parlamento per la nostra proposta di legge per introdurre un salario minimo di 9 euro l’ora. Intendo onorarlo, affinché nessuno, in Italia, sia più sottopagato o sfruttato".

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