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Rigassificatori senza limiti, per costruirli si potrà saltare la valutazione sull’impatto ambientale

Nel decreto Aiuti è prevista l’accelerazione sugli impianti per trasformare il gas liquefatto. Così saltano i controlli previsti per legge con possibili impatto su ambiente e siti archeologici. Alternativa attacca: “Fatto molto grave”
A cura di Stefano Iannaccone
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Rigassificatori a tutto gas, è il caso di dirlo, bypassando anche le procedure di valutazione sull'ambiente. Con il taglio, in maniera drastica, delle verifiche sui siti archeologici eventualmente interessati dagli interventi. E con la mancata previsione addirittura dei controlli sulla valutazione di impatto sanitario. Insomma, in nome dell’emergenza si agisce in tutta fretta, cancellando di fatto quei passaggi, spesso necessari, a individuare l’impatto di una grande opera. Di aiuti nell’ultimo decreto del governo, dunque, ce ne sono parecchi. Soprattutto se si parla della possibilità di costruzione dei rigassificatori, diventati la priorità assoluta del governo Draghi, come ripetuto in varie occasioni. E come certificato dal testo del provvedimento. Non è un mistero che la strategia dell’esecutivo, da Palazzo Chigi al Ministero della Transizione ecologica di Roberto Cingolani, sia quella di rimpiazzare il gas proveniente da Mosca con il gnl, il gas naturale liquefatto, che appunto richiede un apposito lavoro di rigassificazione per renderne possibile l'utilizzo. Poi solo dopo, nel caso, si penserà alla transizione ecologica.

L’avvio dell’iter in Parlamento ha fatto emergere alcuni elementi critici sul contenuto del decreto. Tra queste spicca proprio la mano libera sui rigassificatori. Tanto che vengono definiti “interventi strategici di pubblica utilità, indifferibili e urgenti”. Sono una priorità assoluta e bisogna fare prestissimo. Così viene prevista la nomina di uno o più commissari straordinari per velocizzare al massimo le procedure. Uno dei passaggi che viene reso superfluo è la concessione della Via, la valutazione di impatto ambientale. Certo, non viene eliminata del tutto. Ma viene data la possibilità di derogarla. “L’aggiramento della Via è praticamente scontato, perché c’è la compressione dei tempi sulla realizzazione dell’opera e non consente di portarla a termine”, dice a Fanpage.it Giovanni Vianello, deputato di Alternativa e componente della commissione Attività produttive alla Camera.

Questo – aggiunge il parlamentare – è estremamente grave. In un Paese che per Costituzione tutela l’ambiente, viene meno la valutazione proprio sull’ambiente di un impianto del genere”.  La Valutazione di impatto ambientale non è un orpello burocratico. Riguarda infatti la procedura che punta individuare e valutare, preventivamente, tutti gli effetti sull’ambiente, sulla salute e benessere umano di determinate opere. Siccome si parla di gas, una fonte notoriamente fossile, la questione green dovrebbe essere centrale, perché le grandi navi, contenente il gnl, dovranno attraccare nei porti messi a disposizione e avviare la procedura di rigassificazione. Sarebbe insomma importante capire la portata dell'intervento sull’ambiente.

Ma il testo del provvedimento richiama la specifica esenzione rispetto all’iter di verifica. Viene lasciata come un’ipotesi sullo sfondo, non come obbligo. Le strutture di stoccaggio e pompaggio, gli uffici, le condotte e gli elettrodotti di alimentazione dell’impianto potranno essere costruite in sostanziale libertà rispetto ai vincoli. E non solo. La necessità di costruire gli impianti in poco tempo ha compresso le verifiche sulle aree di interesse archeologico. Attraverso una formula, prevista nel decreto, viene concessa la possibilità al commissario di rilasciare nulla osta e autorizzazioni.

La conseguenza potrebbe essere il danneggiamento, anche solo di immagine, di un patrimonio capace di generare flussi turistici e valorizzare aree economicamente depresse. Elementi, peraltro, previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.  Come se non bastasse il dossier, predisposto dall’ufficio studi della Camera, fa notare come non sia “menzionata la valutazione di impatto sanitario” che il “proponente è tenuto a trasmettere” secondo quanto previsto da un decreto del Ministero della Salute del 2019. “C’è poi – conclude Vianello – un altro punto nevralgico: si garantisce ai gestori dei rigassificatori un profitto, per legge, di almeno di 19 anni. Comunque vada, loro avranno la certezza di guadagnare. Questo conferma che l’uso di questi impianti non sarà limitato a due-tre anni a differenza viene raccontato. Ci stanno legando ulteriormente alla fonte fossile gas per almeno due decenni”. E l'altro deputato di Alternativa, Raffaele Trano, sintetizza così la vicenda: “Questo decreto è un mostro giuridico”.

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