Riforme, Renzi assicura: “L’accordo con Forza Italia regge”

Prova ad ostentare sicurezza il premier Matteo Renzi, a proposito delle riforme portate avanti dal suo governo. Ieri sera, durante la trasmissione Ballarò, ha affermato infatti: "Non so cosa faranno altre forze politiche più piccole, però l'accordo tra maggioranza e anche Forza Italia mi sembra che regga. Quindi adesso vediamo all'opera i senatori e i deputati, vediamo chi è riformista solo a parole o chi lo è anche con il voto". E aggiunge: "Io credo che alla fine in sede di voto saranno affidabili sia Forza Italia, che il Partito Democratico, che tutti gli altri partiti. A livello teorico è così. Io sono obbligato a crederci".
Il presidente del Consiglio prova poi a dare i tempi da oggi all'approvazione definitiva dell'abolizione del Senato: "Se tutto va bene ci vorrà un anno e qualche mese, sono quattro letture, si parte dal Senato e lì si vede subito. Quindi, perché il percorso sia completato poco più di un anno, però, per capire come va a finire, dobbiamo aspettare il mese di aprile. Cioè, o bene bene o male male. Lo vediamo subito". E a proposito della richiesta di Pietro Grasso di non abolire il Senato, il premier spiega: "Qualcuno si potrebbe chiedere se sia bene che un presidente del Senato violi l'imparzialità o le indicazioni del proprio partito. Ma il fatto per me è che Grasso ha detto cose che io non condivido".
Renato Brunetta però non sembra essere molto d'accordo col punto di vista di Renzi: "Fa demagogia e populismo sulla pelle degli italiani. Minaccia ma non ha la pistola per sparare. Dice che se non passa la riforma del Senato si va tutti a casa ma con quale legge elettorale andiamo alle elezioni politiche? E' in piena confusione mentale, sta bluffando. E quando uno continua a bluffare l'unica cosa da fare è dire ‘vedo'. Noi vogliamo le riforme, ma lo slittamento non va per nulla bene. L'accordo era approvare insieme l'Italicum e la riforma del Senato. Siccome l'Italicum è una legge ordinaria e la riforma del Senato è una legge costituzionale si sapeva che avrebbero avuto tempi diversi già dalla prima lettura. Il problema è dentro il Partito democratico. Un partito che non esiste più nei gruppi parlamentari".