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Riforma della Corte dei Conti, il Senato approva la legge: cosa cambia ora

Il Parlamento chiude l’iter della riforma della Corte dei Conti, che ridefinisce la responsabilità amministrativa e rafforza i controlli preventivi. Per il governo è una risposta alla “paura della firma”, per le opposizioni un arretramento nella tutela delle risorse pubbliche.
A cura di Francesca Moriero
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Con il voto favorevole del Senato, il disegno di legge sulla riforma della Corte dei Conti diventa legge dello Stato. Palazzo Madama ha infatti appena approvato in via definitiva il testo respingendo tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni. I numeri del voto, 93 sì, 51 no e 5 astensioni, certificano una maggioranza compatta, determinata a portare a termine una riforma che il governo considera "strategica per il funzionamento della pubblica amministrazione". Una volta pubblicata in Gazzetta Ufficiale, la legge entrerà in vigore e produrrà effetti immediati su uno dei pilastri del sistema di controllo della spesa pubblica, modificando in modo significativo l'equilibrio tra responsabilità degli amministratori e poteri della magistratura contabile.

Perché il governo è intervenuto

Alla base della riforma ci sarebbe una convinzione politica precisa: il sistema attuale di responsabilità amministrativa avrebbe alimentato, negli anni, una diffusa prudenza, se non un vero e proprio blocco decisionale, almeno secondo la maggioranza, tra dirigenti e amministratori pubblici. Il timore di finire sotto inchiesta per danno erariale, anche in presenza di errori non dolosi, avrebbe contribuito a rallentare opere, investimenti e procedure, soprattutto nei settori più esposti ai controlli, come gli appalti e l'attuazione del Pnrr. La riforma nascerebbe quindi con l'obiettivo dichiarato di rendere più chiari i confini della responsabilità e di offrire maggiore certezza a chi è chiamato a decidere, riducendo l'area dell'incertezza giuridica.

Danno erariale: cambia il perimetro della colpa grave

Il primo e più rilevante intervento riguarda, come anticipato, la responsabilità per danno erariale. La legge mantiene la responsabilità piena nei casi di dolo, ma restringe in modo significativo l'area della colpa grave; non saranno più sufficienti comportamenti imprudenti o gravemente negligenti: la colpa grave viene circoscritta a violazioni manifeste delle norme, a un travisamento dei fatti o all'affermazione di circostanze smentite in modo inequivocabile dagli atti.

Accanto a questa ridefinizione, viene poi introdotto un doppio tetto al risarcimento. In caso di condanna, l'amministratore ora non potrà essere chiamato a risarcire più del 30% del danno accertato e, in ogni caso, non oltre due annualità di stipendio lordo; è la stabilizzazione dello "scudo erariale" introdotto durante la pandemia, che trasforma una misura emergenziale in un principio strutturale. Ed è proprio questo uno dei punti più contestati: secondo l'Associazione dei magistrati della Corte dei Conti, il nuovo sistema comporta infatti che una parte consistente del danno resti inevitabilmente a carico delle casse pubbliche e, quindi, dei cittadini.  Non solo: il risarcimento non coprirà poi più integralmente il pregiudizio subito dallo Stato, riducendo così l'effetto deterrente della responsabilità contabile.

Controlli preventivi, pareri e silenzio-assenso

Un altro pilastro della riforma è poi il rafforzamento del controllo preventivo, accompagnato però dall'introduzione di tempi certi. Cosa dsinigfica nella pratica? Che le amministrazioni potranno chiedere alla Corte dei Conti un parere su atti specifici o sottoporli direttamente al controllo prima della loro adozione; se la Corte non si pronuncia entro 30 giorni, il parere si intende favorevole e l’atto è considerato legittimo, con esclusione della responsabilità erariale per chi lo ha adottato. Il meccanismo del silenzio-assenso si applicherà anche agli atti politici e amministrativi soggetti a controllo preventivo di legittimità; superata la scadenza, scatterà automaticamente il via libera. Secondo molti critici, questo sistema rischia di trasformare i tempi della Corte in uno strumento per aggirare i controlli: le richieste di parere sono destinate ad aumentare, mentre le risorse della magistratura contabile resteranno invariate. Il rischio è sostanzialmente che il mancato riscontro nei termini diventi la regola, offrendo una copertura generalizzata agli amministratori.

Più consulenza, meno responsabilità

La riforma amplia poi anche le funzioni consultive della Corte dei Conti: le amministrazioni centrali e territoriali potranno cioè chiedere pareri su questioni giuridiche concrete, in particolare per interventi complessi e di rilevante valore economico. Una volta acquisito il parere, la colpa grave viene esclusa, garantendo al funzionario una tutela preventiva rispetto a future contestazioni. Si introduce poi l'obbligo di copertura assicurativa per chi gestisce risorse pubbliche: per gli atti di competenza degli uffici tecnici, la responsabilità non si estende automaticamente agli organi politici, la cui buona fede viene presunta fino a prova contraria; un ulteriore elemento che, secondo le opposizioni, riduce il perimetro della responsabilità individuale.

Il ridimensionamento del controllo concomitante

Tra i passaggi più discussi c'è poi anche il quasi totale superamento del controllo concomitante, cioè il controllo esercitato dalla Corte mentre l'azione amministrativa è ancora in corso; questo strumento, introdotto nel 2009 per prevenire i danni prima che si consolidino, resterà così attivabile solamente su richiesta delle amministrazioni o degli organi politici. Una scelta che, secondo i magistrati contabili, indebolisce la funzione preventiva della Corte e sposta l'intervento a valle, quando il danno è ormai prodotto.

La riorganizzazione della Corte: la seconda fase

Non tutti gli effetti della riforma saranno però immediati: una parte significativa del riassetto della Corte dei Conti sarà attuata attraverso decreti legislativi da adottare entro dodici mesi. Il governo è delegato a riorganizzare le sezioni centrali e regionali, a razionalizzare le funzioni e a rafforzare il ruolo del procuratore generale; è poi prevista anche una più netta separazione tra magistrati requirenti e giudicanti, avvicinando la magistratura contabile ad altri modelli ordinamentali.

Al di là dello scontro politico, la riforma segna un cambio profondo nel rapporto tra amministrazione e Corte dei Conti. Più spazio alla consulenza preventiva, confini più stretti per la responsabilità personale e maggiore prevedibilità delle conseguenze giuridiche sono gli elementi su cui punta il legislatore. Resta ora da capire se questo nuovo equilibrio riuscirà davvero a conciliare rapidità decisionale e tutela effettiva delle risorse pubbliche.

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