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Renzi torna a chiedere il Mes: “Se c’è un’altra crisi sanitaria non lo rifiutiamo come fece Conte”

Il leader di Italia Viva torna su uno dei motivi della caduta del governo Conte II e dice che in caso di nuova crisi sanitaria l’Italia dovrebbe prendere i soldi del Mes.
A cura di Giacomo Andreoli
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"Il Mes serve". Sembrava scomparso dal vocabolario della politica italiana, ma ora il Meccanismo europeo di stabilità e la sua linea di finanziamento straordinaria per il Covid tornano. Ad evocarli è Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva, durante la presentazione del suo ultimo libro "Il mostro" a Bergamo, si dice convinto che "se dovesse arrivare un'altra crisi sanitaria bisognerà far tesoro degli errori fatti". Il mancato accesso al Mes fu in effetti uno dei motivi per cui il partito dichiarò di aver tolto la fiducia al governo Conte II nel gennaio 2021, anche se poi Draghi ha rifiutato diverse volte quello strumento e i renziani non hanno mai battuto ciglio.

L'ex premier, comunque, torna ad attaccare il Movimento 5 stelle, che si oppose fortemente all'accesso dell'Italia a quella particolare linea di credito europea. "Servirebbe – dice Renzi- non solo non avere incompetenti che per aprire le scuole comprano i banchi a rotelle, ma anche avere più soldi per la sanità. Sarebbe quindi un sistema di finanziamento diverso".

Il Mes è quel vecchio Fondo salva-Stati che dopo la crisi del 2007-2008 ha aiutato Paesi come la Grecia, il Portogallo e l'Irlanda, a rischio default con miliardi di euro di prestiti in cambio di riforme d'austerity. Nella primavera del 2020 la Commissione europea ha aperto una nuova linea di credito straordinaria del Mes per fronteggiare l'emergenza Covid. Per l'Italia sarebbe significato un prestito immediato da 36 miliardi di euro da restituire a un tasso di interesse vicino allo 0%, in 10 anni. I soldi erano spendibili per investimenti sanitari diretti o indiretti, ma legati alla situazione di crisi sanitaria. Dovrebbe quindi verificarsi una nuova emergenza per poterli richiedere.

Il prestito non prevedeva condizioni, ma non sospendeva parte del Regolamento 472 del 2013 e soprattutto il Trattato istitutivo del Mes. Entrambe prevedono una valutazione della sostenibilità del debito del Paese che chiede di accedere a questo strumento. Nessun grande Stato europeo ha deciso di accedere al Mes per paura di essere etichettati sul mercato come Paesi in difficoltà, rischiando di pagare così tassi di interesse più alti sugli altri titoli di debito.

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