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Renzi non condanna bin Salman: “Non è certo che sia il mandante dell’omicidio Kashoggi”

“L’omicidio di Khashoggi è una vicenda molto triste, che io ho condannato. Le decisioni rispetto a quello che è accaduto saranno prese delle autorità competenti. Condannare l’omicidio è il minimo, poi gli esecutori, i responsabili e i mandanti saranno scelti dalle autorità”: così Matteo Renzi torna a parlare dei suoi rapporti con l’Arabia saudita e con il principe ereditario Mohammad bin Salman, che secondo dei report degli 007 statunitensi sarebbe il mandante del giornalista dissidente Jaman Khashoggi.
A cura di Annalisa Girardi
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Matteo Renzi torna a parlare dei suoi rapporti con l'Arabia Saudita. Non solo ribadisce che tornerebbe a definire il Paese come la culla di un nuovo Rinascimento, affermazione che aveva scatenato molte polemiche vista la dura repressione politica e la questione dei diritti delle donne, ma si rifiuta di puntare il dito contro il principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman, per l'omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi, assassinato e fatto a pezzi nell'ambasciata di Istanbul lo scorso ottobre 2018. Bin Salman, che Renzi aveva definito un "grande principe" e "un amico" nella sua visita a Riyad dello scorso gennaio, sarebbe stato il mandate dell'omicidio secondo delle prove raccolte dagli 007 statunitensi nemmeno un mese fa: tuttavia Renzi non ne prende le distanze e mette in dubbio che ci sia lui dietro l'omicidio.

"I mandanti saranno stabiliti dalle autorità"

"L'omicidio di Khashoggi è una vicenda molto triste, che io ho condannato nel 2018, nel 2019, nel 2020, nel 2021. Le decisioni rispetto a quello che è accaduto saranno prese delle autorità competenti. Se mi chiedete se è giusto condannare l'omicidio rispondo che condannare l'omicidio è il minimo, poi gli esecutori, i responsabili, i mandanti saranno scelti dalle autorità, che non sono io", sostiene l'ex presidente del Consiglio. Renzi afferma anche che non ha alcuna intenzione di dimettersi dal board del FII Institute, il think tank controllato direttamente dal regime saudita che ha organizzato la conferenza a cui il leader di Italia Viva ha partecipato lo scorso gennaio: "La mia attività continua nel rispetto dei principi che ho sempre mantenuto e che sono totalmente diversi rispetto a quelli che voi avete scritto", dice Renzi, rivolgendosi ai giornalisti.

"Il principe bin Salman? My friend, lo conosco da anni"

Per l'ex presidente del Consiglio "non vi è alcun conflitto di interessi". E precisa: "L'attività parlamentare è compatibile con uno che va a fare delle iniziative da cittadino, da ex presidente del Consiglio, da senatore, all'estero". Riferendosi poi direttamente a Mohammad bin Salman, aggiunge: "Io chiamo ‘my friend' una persona che conosco da anni e che è un mio amico. Il conflitto di interesse c'è quanto tu metti al centro della tua attività qualcosa che non corrisponde all'interesse nazionale, io penso che sia totalmente in linea con l'interesse nazionale che uno che ha avuto delle responsabilità internazionali, che viene chiamato altrove, vada a parlare".

Renzi rivendica l'espressione "Rinascimento arabo"

"Ove ci fosse una disciplina che impedisse ai parlamentari di fare altro, io ovviamente ne trarrei le conseguenze. Finché la disciplina permette di fare quello che noi stiamo facendo io continuo a farlo nel rispetto delle leggi", aggiunge Renzi. Che poi nega di "aver preso 80 mila dollari per quell'intervista, questo è falso", pur ammettendo di essere nell'advisory board del FII. Commentando poi la frase sul "Rinascimento arabo", pronunciata appunto durante l'intervista con il principe ereditario saudita, Renzi ribadisce che riutilizzerebbe quell'espressione su cui qualche mese fa si sono accese le polemiche.

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