Renzi condanna Dacca e ricorda Emmanuel: “Dobbiamo combattere la cultura del disprezzo”

Nella consueta Enews settimanale, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ricorda le vittime della strage di Dacca, esprimendo dolore per la tragedia e promettendo che l'Italia non lascerà sole le loro famiglie: "Le storie degli italiani che hanno perso la vita in Bangladesh ci risuonano nella mente. La storia di chi è stata uccisa insieme al bambino che portava in grembo. La storia di chi è stato ucciso mentre lavorava lontano da casa per i propri figli. La storia di chi è stato ucciso dopo anni spesi in un Paese che aiutava anche attraverso forme di volontariato e di assistenza sanitaria. Tante storie per un unico grande dolore. Come ha assicurato il Presidente Mattarella – che è tornato in anticipo dall'estero per accogliere personalmente l'aereo con i nostri connazionali – l'Italia non lascerà sole queste famiglie. Perché noi siamo una famiglia di famiglie".
Il modo giusto per non dimenticare le vittime di Dacca – prosegue Matteo Renzi – è difendere i propri valori. "Il modo giusto per ricordare queste persone non è rinchiudersi nella paura, ma vivere con ancora più intensità. La strategia di morte dei terroristi va rifiutata ogni giorno, ogni istante", combattendo però l'odio a tutti i livelli. Renzi ricorda anche Emmanuel, il 36enne nigeriano ucciso a Fermo in circostanze ancora poco chiare. Anche a lui pensa quando sostiene che va combattuta la cultura del disprezzo e che l'odio va respinto, insieme alla discriminazione e alla paura dell'altro.
Proseguendo, nella enews Matteo Renzi parla anche di periferie, elencando tutti i provvedimenti che il governo vorrebbe attuare per ridare vita e speranze alle periferie delle grandi città italiane. "Per mesi ho ribadito la necessità che l'Europa pensasse di più alle periferie delle proprie città, in particolar modo dopo i tragici fatti di Parigi e Bruxelles. Abbiamo più volte citato l'esempio di Renzo Piano e del suo G124 come modello […] Abbiamo dedicato la Biennale di Venezia di quest'anno al tema, con la scelta come curatore del cileno Alejandro Aravena, che parla di città come ‘scorciatoia verso l'uguaglianza' e in quella sede abbiamo firmato il decreto per stanziare mezzo miliardo di euro a progetti sulle periferie", elencando di seguito tutta una serie di progetti inaugurati grazie a stanziamenti statali e ricordando lo stanziamento di 82 milioni di euro destinato alle periferie risalente al 2014, la cui fase di valutazione dell'ammissibilità dei progetti terminerà il prossimo ottobre e solo dopo quella data verranno erogati i finanziamenti previsti".
Nella Enews, il presidente del Consiglio parla anche del referendum costituzionale del prossimo autunno, auspicando che i cittadini scelgano di votare "sì" e di confermare il Ddl Boschi. Parlando dei rischi di un'eventuale vittoria dei sostenitori del "no", spiega Renzi, sottolineando che tra i detrattori della riforma costituzionale fa parte anche Massimo D'Alema, il presidente del Consiglio sostiene che sarebbe un errore fare una campagna referendaria basata sull'evocazione della paura della vittoria del no. Nonostante esistano dei rischi per l'Italia, "noi non dobbiamo evocare la paura. Perché nel nostro Dna c'è la speranza non la paura. Costruire una proposta, non evocare una minaccia", prosegue. "Con il Sì al referendum l'Italia diviene un Paese più semplice. Ci saranno meno politici, meno sprechi di tempo e denaro, più partecipazione, più chiarezza di ruoli. Basta un Sì. E si cambia".
In conclusione, nel suo consueto "pensierino della sera", Renzi parla degli ultimi arresti a Milano, dove sono state sottoposte a fermo alcune persone accusate di aver compiuto operazioni illegali, anche di stampo mafioso, mentre lavoravano anche a Expo. "Immediatamente è ripartita la solita solfa, contro l'Expo, le opere pubbliche, i grandi eventi. Sono due idee di Italia che si fronteggiano: c'è chi per paura dei ladri non farebbe mai niente e preferirebbe dire no a tutto. E c'è chi vuole fare le cose sapendo che quando ci sono i ladri, bisogna bloccare i ladri, non le opere pubbliche o i grandi eventi. Come sapete è una discussione molto accesa, tra le forze politiche e nell'opinione pubblica. Io continuo a pensare, mi convinco sempre di più, che non possiamo darla vinta ai ladri, mai. E che rinunciare alle opere pubbliche e ai grandi eventi sia un errore clamoroso. […] Io capisco chi urla, chi protesta, chi si lamenta, chi dice che sono tutti uguali. Ma noi andiamo avanti, passo dopo passo, un pezzettino alla volta, a sbloccare l'Italia. A restituirle orgoglio e passione perché con l'orgoglio e la passione le cose si fanno. E l'Italia che dice sì è molto più tenace di chi urla e sa solo lamentarsi", conclude.