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Recovery fund, Conte: “Ci abbiamo sempre creduto quando in pochi ci scommettevano”

Il premier Conte plaude alla proposta della Commissione Ue sul Recovery fund: “Ci abbiamo creduto quando in pochi ci avrebbero scommesso. Sono stato sempre consapevole che una reazione europea forte e unitaria era assolutamente necessaria non solo per l’Italia ma anche per il futuro stesso dell’Europa”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il premier Giuseppe Conte ha espresso soddisfazione per il piano per la ripresa economica proposto dalla Commissione Ue, il Recovery fund, annunciato ieri dalla presidente Ursula von der Leyen. Lo step successivo sarà il Consiglio europeo e bisognerà convincere i Paesi ‘frugali' ad accettare il piano da 750 miliardi. Toccherà alla Germania riuscire nell'impresa, durante il suo semestre di presidenza al Consiglio dell'Ue, che inizierà il 1 luglio. All'Italia spetterebbero 172,7 miliardi di euro, di cui quasi 82 miliardi a fondo perduto. Un risultato non da poco. Per attivare i fondi però si dovrà aspettare gennaio.

"Ci abbiamo creduto quando in pochi ci avrebbero scommesso", dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un colloquio con ‘La Stampa'. "In molti – afferma-, anche sul piano interno, mi invitavano ad essere cauto e a non espormi dicendo che avrei sicuramente rimediato una cocente sconfitta politica. Ma sono stato sempre consapevole che una reazione europea forte e unitaria era assolutamente necessaria non solo per l'Italia ma anche per il futuro stesso dell'Europa".

"Con i leader europei più contrari o perplessi – sottolinea – mi sono confrontato più volte, anche in modo molto franco, invitandoli a considerare che senza una risposta adeguata avremmo distrutto il mercato unico e compromesso irrimediabilmente tutte le catene di valore. Una risposta buona ma tardiva sarebbe stata inutile". Il premier riconosce che "ora c'è ancora molto da lavorare. Ci aspetta un Consiglio europeo molto impegnativo e dobbiamo cercare di rendere tempestiva l'attivazione di questi nuovi strumenti".

Nei mesi scorsi si era rivolto direttamente ai cittadini tedeschi e olandesi, che hanno scarsa fiducia nel nostro Paese: "Qualche volta ho rischiato anche la retorica – ammette – ma ho sempre voluto rimarcare che abbiamo la responsabilità di comprendere il momento che viviamo e agire anche con strumenti del tutto innovativi per fare quanto necessario a preservare le nostre economie fortemente integrate".

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