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Pensioni

Quota 100, tutte le novità della manovra: in pensione a 62 anni ma con penalizzazioni

Il cdm ha approvato la cosiddetta “quota 100”. Che cosa prevede questa riforma previdenziale introdotta da Lega e M5S? A quali condizioni i lavoratori potranno andare in pensione a 62 anni di età? A quanto ammontano le eventuali penalizzazioni sull’assegno mensile? Che fine farà “Opzione donna”?
A cura di Charlotte Matteini
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Con l'approvazione definitiva della legge di bilancio, nel 2019 entrerà in vigore la nuova riforma delle pensioni basata sul meccanismo della cosiddetta "quota 100". Ma, sostanzialmente, che cosa prevede questa riforma previdenziale che si propone di andare a superare l'attuale legge Fornero? Nel testo della legge di bilancio approvato dal Consiglio dei ministri lunedì scorso, sono varie le misure che mirano a scardinare l'attuale sistema pensionistico. Non solo verrà introdotta la "quota 100", che permetterà ai contribuenti di lasciare il lavoro con qualche anno di anticipo rispetto alle leggi attualmente vigenti, ma sono anche previsti il taglio delle pensioni d'oro sopra i 4500 euro e l'innalzamento delle pensioni minimi fino a 780 euro al mese.

La quota 100 studiata dal governo Lega-M5S prevede che i lavoratori possano andare in pensione a 62 anni di età con almeno 38 annualità di contributi versati usufruendo di quattro finestre l'anno predisposte dall'esecutivo per permettere la canalizzazione dell'uscita dal mondo del lavoro (ad esempio, chi maturerà i requisiti per andare in pensione entro il 31 marzo, percepirà l'assegno a partire da aprile). Il requisito dei 38 anni di contributi versati resta comunque fisso all'aumentare dell'età del lavoratore che chiede di andare in pensione, quindi la "quota 100" aumenterà all'aumentare dell'età (a 63 anni diventerà 101, a 64 sarà 102 e così via). A 67 anni, invece, si potrà continuare a uscire secondo le regole della pensione di vecchiaia, cioè avendo almeno 20 anni di contributi versati. È inoltre allo studio anche il blocco dello scatto di 5 mesi parametrato all’adeguamento alla speranza di vita. Questo eventuale blocco, però, potrebbe riguardare solo le pensioni anticipate, dunque quelle che richiedono ora 42 anni e 10 mesi di contributi e non anche le pensioni di vecchiaia.

Al momento non esiste ancora un vero e proprio testo di riforma, ma solo delle anticipazioni. Il testo definitivo arriverà e verrà approvato entro il 31 di dicembre e molto probabilmente "quota 100" entrerà in vigore da febbraio 2019. Dopo l’approvazione della legge, infatti, all’Inps servirà qualche settimana per emanare la circolare applicativa. Secondo le stime dei tecnici, quota 100 dovrebbe interessare circa 380mila lavoratori nel 2019, 150mila dei quali si stima saranno dipendenti pubblici. Verrà inoltre prorogata "opzione donna", ovvero la misura che permette alle lavoratrici con 58 anni di età (dipendenti) o 59 anni (autonome) e 35 anni di contributi versati di andare in pensione anticipatamente. Si potrà accedere al pensionamento anticipato solo se si accetta un sistema di calcolo esclusivamente di tipo contributivo. La riduzione dell’assegno di pensione, secondo alcune stime, si aggira attorno al 20-25%. La riforma pensionistica costerà globalmente 8 miliardi di euro circa per il 2019.

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