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Quali sono i ministeri del governo Meloni che hanno cambiato nome e perché

Ecco tutti i ministeri del governo Meloni che hanno cambiato il nome. Vediamo da chi sono occupati e perché la leader di Fratelli d’Italia ha deciso di rinominarli.
A cura di Annalisa Girardi
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Il governo di Giorgia Meloni sarà un governo politico. Lo ha messo spesso in chiaro la nuova presidente del Consiglio nelle scorse settimane. E questo si può già vedere da un elemento che potrebbe sembrare secondario, ma non lo è. Meloni ha deciso di cambiare il nome di alcuni ministeri, dando già un'indicazione su quella che sarà la linea su cui si muoveranno questi dicasteri. Del resto il centrodestra ha ottenuto la maggioranza assoluta in Parlamento e ha quindi ampio margine di manovra per quanto riguarda l'azione di governo. Vediamo quindi quali sono i ministeri che hanno cambiato il nome, e come lo hanno mutato.

Una premessa: la riforma del 1999 ad opera di Franco Bassanini, durante il governo di Romano Prodi, è stato un primo tentativo di riorganizzare i ministeri, che erano in un primo momento circa una ventina. I ministeri sono stati ridotti e si è stabilita una certa flessione nell'organizzazione. La legge subì vari emendamenti negli anni a seguire, ma fu ripristinata nel 2008, che fissò a 60 la quota massima di ministri, ministri senza portafoglio, viceministri e sottosegretari. Negli anni successivi ci sono stati diversi spacchettamenti o modifiche ai ministeri. Il governo Draghi, ad esempio aveva rinominato il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nel Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel Ministero della transizione ecologica.

Veniamo a Giorgia Meloni. Quando, dopo aver parlato per più di un'ora con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha letto la lista dei ministri è subito saltato all'occhio, o meglio all'orecchio, il cambio di nome per alcuni ministeri. Ad esempio il ministero per il Sud e la Coesione territoriale, che è andato a Sebastiano Musumeci, è diventato il ministero per il Sud e il Mare.

Ancora, il ministero per le Politiche giovanili andrà ad Andrea Abodi e si chiamerà ministero dello Sport e dei Giovani. Il ministero per le Pari Opportunità e la Famiglia si chiamerà ministero per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità e andrà a Eugenia Roccella. Quello dello Sviluppo economico diventerà il ministero delle Imprese e del Made in Italy, e l'incarico sarà ricoperto da Adolfo Urso.

Quello delle Politiche agricole alimentari e forestali si chiamerà ministero dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare e andrà a Francesco Lollobrigida. Il ministero della Transizione ecologica andrà a Gilberto Pichetto Fratin e si chiamerà ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica. Infine, quello dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, si chiamerà ministero dell'Istruzione e del merito. 

Infine, si crea ministero degli Affari europei, coesione territoriale e Pnrr (con Draghi c'era solo la delega agli Affari europei, che deteneva il sottosegretario di Stato Enzo Amendola) mentre chiude i battenti il ministero dell'Innovazione. 

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