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Come potrebbero cambiare i colori delle Regioni dopo il monitoraggio Iss di domani

Il nuovo monitoraggio dell’Iss di domani indicherà al ministro Speranza le Regioni che dovranno cambiare colore, con lo spostamento di fascia che avverrà in ogni caso all’inizio della prossima settimana. Due potrebbero passare dalla zona rossa alla zona arancione, altrettante rischiano di scivolare nella fascia con le misure più restrittive. C’è anche un folto gruppetto di Regioni che avrebbe già i numeri per passare in zona gialla, che però è sospesa fino al 30 aprile per via del decreto Covid.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Nuovo cambio di colori, anche questa settimana. Domani ci sarà il consueto monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità sui dati epidemiologici delle Regioni, poi le eventuali e conseguenti ordinanze del ministro Speranza che porteranno ad un cambio di colore all'inizio della settimana prossima (tra lunedì e martedì). Al momento l'Italia è divisa tra zona arancione, nella quale si trovano quindici Regioni e due Province autonome, e zona rossa, in cui sono le altre quattro. Ma potrebbero essere diversi i cambiamenti domani: c'è chi, con un miglioramento dei dati, potrebbe passare, la prossima settimana, alla fascia con le misure meno restrittive e chi, invece, rischia di tornare in rosso. Tra le Regioni c'è anche chi aspira alla zona gialla, perché avrebbe i dati per farlo, ma resta arancione per la sospensione della zona gialla fino al 30 aprile, inserita dal governo Draghi nel decreto Covid. Oggi ci saranno diversi incontri: prima solo tra i presidenti di Regione e poi con il governo. I governatori metteranno sul tavolo un piano per le riaperture e chiederanno il ripristino della zona gialla.

Quali Regioni rischiano di passare in zona rossa

Due Regioni sembrano poter rischiare di finire in zona rossa dalla zona arancione: Sicilia e Basilicata. Sull'isola, infatti, già il capoluogo Palermo è in semilockdown per l'alto numero di contagi. In realtà l'incidenza settimanale su 100mila abitanti è a 188: non ancora a ridosso della soglia della zona rossa (250), ma in rapido aumento. È l'Rt infatti a salire rapidamente, la settimana scorsa era quasi a 1,25. Discorso diverso per la Basilicata, dove stanno aumentando ancora più rapidamente i contagi e l'incidenza è a 227 casi ogni 100mila abitanti. Resteranno quasi certamente in rosso un'altra settimana Valle d'Aosta e Sardegna.

Dal rosso all'arancione: le Regioni che allentano le misure

Per passare dal rosso all'arancione le candidate sono due: Campania e Puglia, con una molto favorita sull'altra. La Regione governata da De Luca, infatti, ha l'incidenza settimanale pericolosamente vicina alla soglia dei 250 casi (è a 233), con un leggero aumento. Ma è l'Rt ad averla fatta finire in rosso le scorse settimane: se con il monitoraggio di domani dovesse confermare l'indice del contagio inferiore a 1,25 già registrato venerdì scorso, dovrebbe scattare la zona arancione. Difficile, invece, che questa arrivi per la Puglia: incidenza settimanale. leggermente sopra la soglia massima (si può sperare in un abbassamento domani), Rt intorno all'1 e terapie intensive oltre la soglia critica. Problemi in rianimazione anche in Lombardia e Piemonte (con oltre il 50% dei posti occupati da pazienti Covid), ma al momento non ci sono cambi di colore all'orizzonte.

Le Regioni che avrebbero i numeri da zona gialla

Mentre si discute di chi passa in rosso e chi torna in arancione, c'è anche una buona fetta di Regioni che può vantare dei dati da zona gialla: Abruzzo, Lazio, Molise, Umbria e Provincia autonoma di Bolzano. Confermando i numeri della scorsa settimana, questi territori sarebbero passati in giallo a partire da lunedì. Ma esattamente un mese fa – era il 15 marzo – cominciava la sospensione della fascia con le misure meno restrittive fino a dopo Pasqua, poi prolungata fino a fine aprile. Per questo motivo nessuna Regione passerà in zona gialla. Mentre i governatori insistono per ripristinarla, l'ipotesi non sembra percorribile prima di maggio, quando ci sarà la scadenza naturale della misura, anche perché altrimenti servirebbe un nuovo decreto legge per reintrodurla. Certo, a patto che calino i numeri del contagio e aumentino le vaccinazioni.

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