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Premierato, nuovo accordo sulla norma anti-ribaltone: dall’opposizione oltre un migliaio di emendamenti

C’è l’accordo definitivo sul premierato, con una riformulazione della norma anti-ribaltone. Nel frattempo sono arrivati anche gli emendamenti dall’opposizione: solo il Pd ne ha presentati 800, Avs circa un migliaio.
A cura di Annalisa Girardi
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C'è l'accordo definitivo sul premierato, con una riformulazione della norma anti-ribaltone – abbozzata alcuni giorni fa – per assicurare al presidente del Consiglio eletto la facoltà di chiedere lo scioglimento delle Camere (e quindi il ritorno alle urne) anche in caso di dimissioni volontarie. Resta, nel nuovo testo, la possibilità di staffetta con il secondo premier, appartenente allo stesso schieramento: si legge che nel caso in cui il primo "non eserciti tale facoltà e nei casi di morte, impedimento permanente, decadenza, il presidente della Repubblica può conferire, per una sola volta nel corso della legislatura, l’incarico di formare il governo al presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento con il presidente del Consiglio".

La nuova intesa è arrivata con la presentazione degli emendamenti e la mediazione diretta della ministra Elisabetta Casellati, dopo il via libera dei leader di maggioranza. Per quanto riguarda le modifiche della maggioranza, è stato lo stesso governo a presentare quattro richieste. Una modifica riguarda appunto cosiddetta la norma anti-ribaltone e la possibilità di tornare al voto dopo una mozione di sfiducia motivata: "In caso di revoca della fiducia al presidente del Consiglio eletto, mediante mozione motivata, il presidente della Repubblica scioglie le Camere. In caso di dimissioni volontarie del presidente del Consiglio eletto, previa informativa parlamentare, questi può proporre, entro sette giorni, lo scioglimento delle Camere al presidente della Repubblica, che lo dispone", si legge nel nuovo testo.

Il relatore del provvedimento e presidente della commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni, ha sottolineato che "così si rafforza il senso dell'intesa raggiunta". Per poi aggiungere: "La vera novità è che il pallino con questa riformulazione resta sempre in mano al premier eletto. Ci sono due procedure diverse. In caso di sfiducia motivata si va diritti allo scioglimento delle Camere e alle elezioni. Chiaramente, il premier può sempre bloccare dimettendosi un minuto prima. Invece, in caso ci sia il cosiddetto incidente di percorso, per esempio il governo pone la fiducia e va sotto per mille motivi, si tratta di capire se il motivo è che è venuto meno il rapporto di fiducia tra premier e Parlamento, e allora si segue una strada, se invece è appunto un incidente di percorso se ne sceglie un'altra".

Infine, Balboni ha ribadito: "Però il pallino resta sempre in mano al premier perché è lui, anche con un percorso che prevede di presentarsi alle Camere con un'informativa, a decidere se dimettersi", aprendo così la strada al secondo premier nell'ambito della stessa maggioranza "oppure entro sette giorni chiedere lo scioglimento" delle Camere.

Nel frattempo è arrivata una pioggia di emendamenti da parte delle opposizioni. Il Partito democratico ha presentato circa 800 emendamenti in commissione Affari costituzionali: in particolare, una decina di proposte propongono come riferimento il modello tedesco e potrebbero trovare la convergenza delle altre opposizioni. Il capogruppo Pd in commissione, Andrea Giorgis, spiega che il resto degli emendamenti serve a "contrastare una proposta che riteniamo dannosa", ribadendo la "contrarietà all'elezione diretta del presidente del Consiglio. 

Altri mille emendamenti sono arrivati dall'Alleanza Verdi e Sinistra, mentre il Movimento Cinque Stelle ne ha presentati 12. I grillini hanno spiegato che non intendono fare ostruzionismo, ma discutere di modifiche che pur rafforzando il ruolo del presidente del Consiglio non tolgano prerogative al Parlamento o alla figura di garanzia del capo dello Stato.

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