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Crollo ponte Morandi a Genova

Ponte Morandi, chiesti 18 anni e 6 mesi per ex Ad Giovanni Castellucci: “Ha sacrificato vite per profitti”

Nel processo per il crollo del Ponte Morandi, il pm ha chiesto la pena massima per l’ex ad di Autostrade, Giovanni Castellucci: “un’enciclopedia di responsabilità, gestì Aspi come una gallina dalle uova d’oro”. Contro di lui rinviati anche “gli interventi per garantire il massimo profitto riducendo i costi”. In tutto sono 57 gli imputati, tra dirigenti Aspi/Spea e funzionari ministeriali per il crollo che causò la morte di 43 persone nel 2018.
A cura di Francesca Moriero
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A oltre sette anni dalla tragedia del Ponte Morandi, costata la vita a 43 persone il 14 agosto 2018, è arrivata la richiesta di condanna per l'ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, Giovanni Castellucci: 18 anni e 6 mesi di reclusione. A formularla, davanti al collegio giudicante, è stato il pubblico ministero Walter Cotugno, titolare dell’inchiesta insieme al collega Marco Airoldi. Un processo mastodontico con ben 57 imputati, tra ex dirigenti di Autostrade per l'Italia (Aspi), tecnici della controllata Spea (responsabile delle ispezioni sulla rete autostradale) e funzionari del Ministero delle Infrastrutture. Secondo l’accusa, il disastro fu il risultato di un sistema in cui sicurezza e manutenzione vennero sistematicamente sacrificati per aumentare i profitti.

E proprio Castellucci, per quasi due decenni al vertice del gruppo, è finito nel mirino della Procura come simbolo di un modello gestionale che avrebbe anteposto il guadagno alla vita delle persone. "Per Castellucci troviamo un’enciclopedia di elementi a suo carico", ha dichiarato Cotugno. "Per vent’anni ha compiuto scelte sistematicamente a sfavore della sicurezza, non solo sul Morandi. È il massimo esempio di dolo eventuale". Durissimo anche il ritratto della sua figura manageriale: "Profitto, benefit personali, prestigio, carriera. Gli piaceva il ruolo del manager rampante, idolatrato, che garantiva agli azionisti dividendi enormi. Autostrade era la sua gallina dalle uova d’oro", ha accusato Cotugno. "Dopo la strage dell’autobus di Avellino e i suoi 40 morti – ha aggiunto – Castellucci non cambiò nulla: continuò a gestire la rete allo stesso modo, ignorando il rischio ritardo delle manutenzioni, consapevole della fragilità strutturale del ponte".

Il riferimento è al crollo dello strallo della pila 9, che trascinò nel vuoto oltre 200 metri del viadotto sul Polcevera. Secondo l’accusa, la tragedia che spaccò in due Genova, non fu un'imprevedibile fatalità, ma l'esito di una lunga catena di omissioni e sottovalutazioni, in un contesto in cui "tre organizzazioni complesse – Aspi, Spea e il ministero – avrebbero dovuto vigilare, ma non lo hanno fatto". Nel corso dell'arringa, Cotugno ha poi ammonito: "Non siamo abituati a una tragedia colposa con così tante vittime. E stabilire quale sia la pena giusta è complicato. Ma l’unico criterio che può guidarci è quello della legge".

Nelle prossime udienze, verranno analizzate anche le altre 56 posizioni. Ma per l'accusa, è chiaro che Castellucci merita la pena massima prevista: "Se non a lui – ha concluso il pm – a chi andrebbe inflitta?".

Comitato Vittime Ponte Morandi: "Richiesta di condanna per Castellucci segnale importante"

Egle Possetti, presidente del Comitato Ricordo Vittime di Ponte Morandi, ha commentato con soddisfazione la richiesta di pena avanzata dall’accusa nei confronti dell’ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci, uno dei 57 imputati nel processo per il crollo del viadotto del 14 agosto 2018. "La richiesta di una pena così severa rappresenta per noi un passo fondamentale", ha detto Possetti. "Sappiamo che, come sottolineato anche dal pm, potrebbero esserci delle attenuanti legate all’età dell’imputato, ma per noi è cruciale che venga riconosciuta una condanna, alla luce di tutti gli elementi emersi nel corso del processo, oggi riassunti". "Nonostante tutto, possiamo dire che questa prima richiesta suscita una certa soddisfazione", ha concluso la presidente del comitato, che continua a seguire da vicino le vicende giudiziarie legate alla tragedia.

La difesa di Castellucci: "Richiesta spaventosa, processo oltre i limiti"

Non si è fatta attendere la replica dei legali di Giovanni Castellucci dopo la richiesta di condanna a 18 anni e 6 mesi formulata dalla Procura di Genova. A parlare è l'avvocato Guido Carlo Alleva, che assiste l'ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia insieme al collega Giovanni Accinni: "La richiesta di pena per l'ingegnere Castellucci la trovo inaccettabile e mi inorridisce, è una pena spaventosa", ha dichiarato Alleva, criticando le parole utilizzate in aula dal pubblico ministero nei confronti del suo assistito. Il legale ha puntato il dito contro le valutazioni espresse sulla figura personale e professionale dell’imputato: "Ho sentito oggi delle espressioni che trovo inaccettabili all'interno del processo penale nelle valutazioni personali sulla personalità, in particolare del mio assistito, l'ingegnere Castellucci, in uno scenario che è comunque uno scenario, per quanto drammatico, di reati colposi, delle valutazioni che ineriscono alla personalità, alla vita privata e alla soggettività della persona, che sono valutazioni che non possono entrare nel processo penale, che vanno enormemente al di là di ciò che al giudice è richiesto giudicare".

Alleva ha poi voluto distinguere il procedimento in corso da quello conclusosi con la condanna definitiva per la strage dell’autobus di Avellino, che Castellucci sta già scontando in carcere a Opera: "Non deve influire perché è una situazione diversa, per la quale l'ingegnere Castellucci sta soffrendo in carcere. Noi discuteremo, conterranno gli argomenti di diritto e di fatto che noi svilupperemo. Quello che io ho trovato oggi difficile da accettare sono le valutazioni del tutto personali sulla personalità e sulla vita della persona che in questo momento si trova in una condizione di minorata difesa personale sul piano umano, psicologico, giuridico e sociale".

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