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L'omicidio di Willy Monteiro Duarte a Colleferro

Perché non esulto per la condanna dei fratelli Bianchi (anche se mi fanno schifo)

Esultare per la condanna dei fratelli Bianchi è facile, quasi naturale, ma come tutte le cose facili è anche la più inutile perché significa assolvere il contesto.
A cura di Saverio Tommasi
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Ma quanta soddisfazione l'ergastolo ai fratelli Bianchi, vero? Quanti miliardi di like raccolti oggi urlando frasi banali contro di loro, dopo la sentenza di condanna all'ergastolo?
E più sono dure le frasi urlate contro i fratelli Bianchi, più i commenti sono draconiani, e più like arrivano. Più insultate, e più funziona. Dio, che soddisfazione.

Oppure no?
Di fronte a questa banalità, la mia risposta è proprio questa: "no".

Sia chiaro: i fratelli Bianchi sono due assassini, tra l'altro mai pentiti, neanche nella finzione che per loro deve aver rappresentato il processo. Hanno usato il corpo di Willy Monteiro come un saccone, continuando a infierire per 50 interminabili secondi anche quando era a terra, immobile. Loro pesanti il triplo di lui, Willy un ragazzo magro, fragile, loro abituati al combattimento in ogni sua forma.
I fratelli Bianchi fanno schifo, non si può dire qualcosa di diverso. Però. C'è almeno un però grande come una casa, ed è questo: dire che fanno schifo è una strada sbagliata, inutile, è carne data in pasto a bestie affamate. Cosa resta, dopo?

Io sono cresciuto in una cultura politica e sociale che mi ha insegnato che non si esulta per una condanna – certo, si può essere soddisfatti, pensare che i condannati se lo meritino – però mi hanno insegnato a pensare che per ogni condanna, per ogni ergastolo, ci sono state prima delle vittime; per questo non si esulta, perché non siamo allo stadio e nessuno ha fatto goal. E il rispetto per le vittime non è mai un urlo scomposto verso gli assassini.

Sia chiaro: sono contento che i fratelli Bianchi siano stati condannati, ma neanche i partigiani esultavano dopo aver messo fuori quota un nazista.

Urlare contro i fratelli Bianchi non riporta in vita Willy Monteiro – e soprattutto – non contribuisce a evitare altri fratelli Bianchi. Esultare per la condanna additandoli significa creare due mostri, cioè due unicum, isolarli dal contesto e sostanzialmente assolvere quest'ultimo, che è stato invece l'humus in cui per anni sono stati lasciati crescere e liberi di commettere prevaricazioni e reati.
I fratelli Bianchi sono figli di una cultura precisa, non sono cresciuti casuali, e non è un caso che quella sera si siano ritrovati lì e abbiano agito in quel modo.

C'è anche un altro motivo per non lanciarsi in urla di giubilo quando qualcuno viene condannato al carcere: il carcere non funziona.
Nessuno che abbia conosciuto le carceri, le abbia studiate, oggi può essere felice quando qualcuno ci viene rinchiuso, perché sa che non esistono percorsi adeguati di riabilitazione, o semplicemente di dignità.
Per questo non esulto neanche per la condanna di questi due assassini. Sia chiaro: penso anch'io meritassero una condanna durissima, ma esultare no, è un'altra cosa e ha molto a che vedere con la gioia, e in tutta questa vicenda non vedo niente per cui gioire.

In definitiva io la penso così: una società che ha bisogno di ricorrere al carcere non è ancora una società completamente giusta. E se abolire il carcere resta un'utopia, lavorare idealmente in questa direzione è necessario e – sono convinto – è anche il modo più efficace per previene gli omicidi. Se volete onorare le vittime è necessario investire nella vita. E differenziarsi dagli assassini, essere qualcosa di diverso, significa soprattutto questo: creare vita dove qualcuno ha portato la morte.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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