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Perché il governo Draghi ha rischiato di cadere sulla riforma del catasto e di cosa si tratta

In piena guerra tra Russia e Ucraina, con l’Europa sulle barricate, la maggioranza di governo ha rischiato la rottura sulla riforma delle regole catastali.
A cura di Giacomo Andreoli
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In piena guerra tra Russia e Ucraina, con mezza Europa sulle barricate, nella maggioranza che sostiene l'esecutivo Draghi si è consumato uno scontro durissimo sulla riforma del catasto. Scontro che, secondo il segretario del Partito democratico Enrico Letta, poteva portare perfino alla crisi di governo.

In Commissione Finanze alla Camera, infatti, il centrodestra ha presentato ieri un emendamento soppressivo dell'articolo 6 della legge delega per la riforma fiscale. Lo stralcio non è passato per 23 voti contro 22. A votare per mantenere la norma è stata tutta la vecchia alleanza giallorossa: PD, M5S, LeU e Italia Viva, con l'appoggio decisivo di Alessandro Colucci di Noi con l'Italia (la formazione centrista guidata da Maurizio Lupi). Sull'altro lato della barricata Fratelli d'Italia, Forza Italia, Lega, Coraggio Italia e i membri del Gruppo misto.

La riforma è quella revisione delle regole catastali per gli immobili promossa dal governo in autunno con cui Draghi punta a far emergere case, edifici e terreni "fantasma". Si tratta di tutti gli immobili registrati erroneamente oppure proprio non registrati. Un'operazione trasparenza che, però, secondo il centrodestra può portare in futuro a un aumento delle tasse sulla casa. Ma andiamo con ordine.

Cosa prevede la riforma del catasto

Gli art. 6 e 7 della legge delega prevedono la modifica del sistema di rilevazione catastale, per "modernizzare gli strumenti di individuazione e di controllo delle consistenze dei terreni e dei fabbricati" e integrare "le informazioni presenti nel catasto dei fabbricati in tutto il territorio nazionale" a partire dal 1° gennaio 2026. Per ogni immobile, poi, assieme alla rendita catastale, il testo prevede di determinare anche il valore patrimoniale e una rendita calcolata sui parametri di mercato.

Per farlo uffici comunali e Agenzia delle Entrate potrebbero creare strumenti organizzativi e modelli per rendere più facile la condivisione dei documenti. Viene però specificato che le informazioni rilevate dal Fisco non devono essere usate "per la determinazione della base imponibile dei tributi" e per "finalità fiscali". In pratica: niente rimodulazione di tasse come l'Imu o quelle a reddito che risultano dall'Isee. Gli interessati dalla riforma sarebbero 39 milioni di persone e 1,5 milioni tra enti, società e associazioni.

Il centrosinistra sostiene la necessità di far emergere gli immobili irregolari e glissa su un possibile futuro aumento delle tasse sulla case. Proprio quest'ultimo scenario spaventa il centrodestra, convinto che maggiori oneri per alcuni cittadini siano una possibilità concreta, già dal 2023 (dopo le elezioni e la formazione del nuovo governo). Quest'opzione in effetti è possibile, ma la rimodulazione delle tasse si allineerebbe al valore reale e attuale degli immobili, garantendo in molti casi una redistribuzione equa degli oneri. Al momento esistono infatti moltissimi edifici di pregio nel centro delle città con un basso estimo catastale (in quanto antichi) e immobili nuovi in periferia con valori decisamente più vicini ai prezzi di mercato. In altri casi, però, l'aumento delle tasse potrebbe rischiare di colpire anche famiglie di classe media.

Forza Italia aveva tentato una mediazione, proponendo di lasciare la ricerca degli immobili fantasma, senza la nuova mappatura complessiva. Ma l'opzione non ha trovato il favore del centrosinistra e l'accordo è saltato.

Le reazioni dei partiti

Enrico Letta ha scritto su Twitter che il centrodestra ha "tentato di far cadere il governo Draghi e non ci è riuscito per un soffio". Il segretario del PD aggiunge: "abbiamo tenuto, ma sembra una fake news, in uno dei giorni più drammatici della nostra storia recente. Sono senza parole".

Intanto Matteo Salvini si è detto "esterrefatto" e ha chiesto un appuntamento al premier Mario Draghi. Secondo il leader della Lega non si spiega "l'insistenza di queste ore sulla revisione del catasto e il conseguente, negativo segnale di un futuro aumento di tasse". Il Carroccio, d'altronde, è contrario da sempre alla riforma.

Mentre per il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta il voto del centrodestra e in particolare della sua Forza Italia è stato "incomprensibile" perché "con la revisione del catasto il contribuente medio non si accorgerà di nulla: l'impegno che il Governo ha preso è che nessuno pagherà di più". Secondo il ministro, infatti, "l'imposizione fiscale su case e terreni rimarrà invariata".

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