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Elezioni politiche 2022

Perché i leader politici stanno litigando sul Pnrr e chi vuole cambiare il Recovery Plan

I leader politici continuano a discutere sulla necessità o meno di rivedere il Pnrr. Giorgia Meloni lo vuole rinegoziare, Enrico Letta avverte: “Smantellarlo è autosabotaggio”.
A cura di Annalisa Girardi
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Nei giorni della crisi di governo i leader dei partiti litigavano sui rischi che correva o meno il Piano nazionale di ripresa e resilienza, in caso di caduta di Mario Draghi. Ora che le Camere sono state sciolte e si va verso le elezioni anticipate, si discute ancora sul Recovery Plan, cioè sulla necessità di cambiarlo o meno quando si insedierà il nuovo governo. A volerlo rivedere è in primis Giorgia Meloni. "Il Pnrr è uno strumento prezioso per l'Italia: 191 mld, di cui 69 a fondo perduto e 122 a prestiti. Un peso che rischia di gravare soprattutto sui nostri figli che potrebbero pagare il prezzo di eventuali scelte sbagliate", ha affermato ieri in un'intervista al Messaggero. Sottolineando quindi la necessità di mettere mano al Pnrr: "La revisione del Pnrr dovrà essere priorità de nuovo governo".

I regolamenti di attuazione permettono di farlo e non c'è pericolo di perdere le risorse europee, ha assicurato Meloni. Oggi, sempre sul Messaggero, la replica del segretario del Partito democratico, Enrico Letta, che invece lancia l'allarme: "Il Pnrr trasformerà l'Italia e la porterà finalmente ad adottare un modello di sviluppo sostenibile più moderno. Lo abbiamo voluto con forza e lo difenderemo dagli assalti di chi vuole smantellarlo. Quello destra non è patriottismo, è autolesionismo e autosabotaggio", afferma il leader dem.

Nessuna revisione all'orizzonte, quindi, per il Pd: "La rinegoziazione non è la strada da percorrere. Il Piano va attuato così com'è. Piuttosto, bisogna far applicare quelle regole del Pnrr che consentono aggiustamenti di carattere attuativo. Chiedere di ritoccare il Pnrr dimostra ancora una volta ancora la scarsa conoscenza dei meccanismi decisionali europei e denota la volontà di distruggere la reputazione e il credito guadagnati in Europa dal governo Draghi". Sulla stessa linea il sottosegretario di Stato Enzo Amendola: "Altro che rivedere il Pnrr: 15 mld per curare il Paese. Subito".

Anche l'ex presidente del Consiglio, attualmente commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni, è della stessa opinione. Pur ammettendo la possibilità di qualche correzione: "Bisogna accelerare sui piani, non ripensare o ricominciare da capo. Se c'è qualcosa di concreto da modificare, le porte a Bruxelles son aperte: ma per cose limitate, non per ricominciare da capo un programma da cui dipende la sorte della economia europea. Se dobbiamo correggere correggiamo, ma non dobbiamo ricominciare da zero".

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