Pensioni anticipate, Quota 103 è un flop: perché sempre più persone ci rinunciano

Sempre più persone rinunciano a Quota 103, la pensione anticipata introdotta dal governo Meloni per chi raggiunge 62 anni di età e 41 di contributi. Nel 2024 le pensioni soggette al ricalcolo liquidate dall'Inps sono state appena 1.153 secondo quanto emerge da un'elaborazione sui rendiconti sociali regionali del Civ, il consiglio di indirizzo e vigilanza dell'Istituto. Che Quota 103 fosse un flop era già intuibile dalle precedenti rilevazioni, che avevano segnalato come fossero in pochi a optare per l'uscita anticipata. Ma ora il crollo è più che evidente.
Perché nessuno vuole più Quota 103
Tra i fattori principali la stretta sull'accesso alla pensione anticipata con l'introduzione del calcolo dell'assegno interamente contributivo per chi decide di lasciare il lavoro in anticipo che ha spinto la gran parte dei potenziali pensionandi a rinunciare. Questo perché l'assegno calcolato tutto sui contributi versati anziché pure sullo stipendio ricevuto è decisamente più basso e meno conveniente per chi si appresta a lasciare il lavoro. Così nell'anno le domande di pensione con Quota 103 complessive sono state poco meno di 15mila tenendo conto anche di quelle con i requisiti meno penalizzanti per chi li aveva raggiunti alla fine del 2023. Un calo evidente rispetto all'anno precedente in cui erano stata liquidate 23.249 pensioni.
Nell'anno sono state liquidate anche le pensioni di coloro che hanno raggiunto i requisiti per Quota 103 nel 2023 quando non era previsto il ricalcolo dell'assegno interamente con il metodo contributivo e quando la durata della finestra mobile, ovvero il tempo di attesa da quando si fa richiesta al pensionamento era più breve. Dal 2024 infatti, è scattato l'allungamento delle finestre mobili con il passaggio a sette mesi per il settore privato e a nove per quello pubblico. Di fatto quindi le prime pensioni con il ricalcolo sono state liquidate con decorrenza da agosto per i lavoratori del settore privato e da ottobre per quelli del settore pubblico.
In sostanza il tempo effettivo passato a lavoro per chi sceglie Quota 103 è diventato di 41 anni e 9 mesi nel privato e 41 anni e 7 mesi nel pubblico. Si tratta alla fine di una differenza poco marcata rispetto alla pensione di anzianità classica, a cui si accede con 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne), che contribuisce a rendere Quota 103 ancora meno conveniente.
Un altro freno all'uscita anticipata è stato poi il limite introdotto per l'assegno percepibile fino che non si raggiunge l'età per l'accesso alla pensione di vecchiaia che è stato fissato per il 2024 a quattro volte il trattamento minimo. Un'altra modifica che per alcuni ha rappresentato un vero e proprio taglio dell'assegno.
"Già nel Rapporto annuale presentato a metà luglio, l'Inps aveva certificato per il 2024 un crollo del 9% delle pensioni anticipate, imputabile al sistematico inaridimento di tutti i canali di uscita previsti – in particolare delle quote (quota 100 e successive) e di Opzione donna – operato dalle tre leggi di bilancio del governo Meloni", ha sottolineato Cecilia Guerra, responsabile Lavoro nella segreteria nazionale del Pd, che ha commentato quanto emerso dall'elaborazione dei rendiconti sociali regionali del Civ dell'Inps. "Norme su norme, per un anticipo ridicolo, riservato a pochissimi fortunati. Dicevano di voler superare la legge Fornero – ricordate Salvini sotto casa della ex ministra? – ma hanno imboccato la strada in senso contrario", ha concluso.