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Il caso Cospito

Parlamentari Pd parti civili nel processo a Delmastro, Verini: “Noi parte lesa, manganellati da Donzelli”

Il senatore del Pd Walter Verini, in un’intervista a Fanpage.it, commenta la decisione del tribunale di Roma di ammettere come parte civile nel processo a Delmastro quattro parlamentari del Pd (lo stesso Verini, Serracchiani, Lai e Orlando): “Per colpirci il signor Delmastro fornì al suo collega Donzelli degli elementi che non erano divulgabili. Quindi il fatto che noi siamo stati riconosciuti ammissibili al dibattimento come parte lesa ci pare un passo importante”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Va avanti il processo che vede imputato, con l'accusa di rivelazione di segreto d'ufficio, il sottosegretario alla Giustizia di Fdi Andrea Delmastro. La prossima udienza del processo si terrà il 12 giugno, ma martedì c'è stato un passaggio importante: l'ottava sezione penale del tribunale di Roma ha ammesso come parti civili quattro parlamentari del Partito Democratico nel processo, nato da un esposto presentato dal deputato Avs Bonelli e legato alla vicenda di Alfredo Cospito, l'anarchico detenuto al 41 bis. I parlamentari ammessi sono Debora Serracchiani, Walter Verini, Andrea Orlando e Silvio Lai, che erano stati pesantemente attaccati in Aula dal parlamentare Donzelli per aver fatto visita a Cospito in carcere.

Si tratta di una svolta, perché significa che il giudice ha riconosciuto che i quattro esponenti dell'opposizione sono stati danneggiati dalle rilevazioni fatte in Aula da Giovanni Donzelli. "Il 12 gennaio 2023, mentre parlava con i mafiosi Cospito incontrava anche i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando, che andavano a incoraggiarlo nella battaglia. Allora, voglio sapere, Presidente, se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia! Lo vogliamo sapere in quest'Aula oggi!", aveva detto Donzelli il 31 gennaio 2023.

Era stato proprio il sottosegretario alla Giustizia a parlare al suo coinquilino di allora e collega di partito delle visite dei quattro parlamentari dem nel carcere di Sassari, dove era detenuto l'anarchico, sottolineando i legami di quest'ultimo con esponenti della criminalità organizzata. Il senatore Pd Walter Verini, in un'intervista a Fanpage.it, ha commentato le ultime notizie sul processo, in cui figurano come testimoni il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il capo del Dap Giovanni Russo e il deputato di Fdi Giovanni Donzelli.

Con Serracchiani, Orlando e Silvio Lai siete stati ammessi dal tribunale di Roma come parti civili nel processo che vede imputato il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, accusato di rivelazione di segreto d'ufficio nell'ambito della vicenda legata all'anarchico Alfredo Cospito. Perché è importante che la richiesta sia stata accolta?

Finalmente il dibattimento potrà vertere su tutta una serie di questioni che rischiavano di rimanere nell'ombra. In primo luogo il diritto dovere dei parlamentari di andare nelle carceri a verificare le condizioni dei detenuti, delle carceri e della polizia penitenziaria. Noi andammo lì perché ci fu un appello di Flick e Manconi, Gherardo Colombo, don Ciotti, che dicevano "guardate, c'è un detenuto che muore, che sta per morire", e questo detenuto si chiamava Cospito. Rischiava di diventare anche un martire, ma nessuno deve morire nelle carceri italiane e ne muoiono fin troppi. Noi andammo per questo e venimmo accusati, e anche diffamati, per avere fatto "l'inchino ai mafiosi", dissero così. Per colpirci il signor Delmastro fornì al suo collega Donzelli degli elementi che non erano divulgabili. Quindi il fatto che noi siamo stati riconosciuti ammissibili al dibattimento come parte lesa ci pare un passo importante.

Cambia qualcosa per il processo? Cosa vi aspettate dall’udienza del 12 giugno?

Guardi, noi ci aspettiamo che la magistratura compia il suo dovere. Anche in questa vicenda, in questo rinvio a giudizio di Delmastro, ci sono state dialettiche, come è giusto che sia, tra Procura e gip. La Procura non voleva rinviare, il gip sì, e poi alla fine c'è stato il rinvio a giudizio. Pensiamo che sia giusto, però noi rispettiamo le decisioni della magistratura, qualunque esse siano. Il punto è però un altro, è chiaro che questo signore, utilizzando impropriamente la sua carica e la sua delega, ha acquisito in maniera anormale delle relazioni che non potevano ordinariamente essere acquisite o diffuse addirittura, come ha fatto lui, dandole a Donzelli. Significa mettere sotto i piedi il senso dello Stato, perché si usano dei segreti o comunque delle informazioni non divulgabili, anzi come ha detto Nordio "a divulgazione è limitata", come una clava per colpire l'opposizione e i parlamentari che erano andati in quel carcere.

A febbraio Delmastro durante l’interrogatorio ha dichiarato che che a suo dire non ci sarebbe stata "nessuna rivelazione" in quanto "l'atto non era secretato". Da subito avete chiesto le sue dimissioni, una richiesta che è caduta nel vuoto. Quali saranno le prossime mosse del Pd, ci sarà una nuova richiesta di dimissioni?

Sì, ma questo indipendentemente dal rinvio a giudizio. Noi non abbiamo seguito la strada penale, ci siamo costituiti parte civile perché il deputato Bonelli, non avendo la possibilità di avere degli atti, nonostante li avesse chiesti, ha fatto un esposto e da lì è iniziato un iter giudiziario. Ma noi abbiamo continuato e continuiamo a ritenere inadeguato questo signore. Lui dovrebbe come minimo rimettere la delega che ha alla polizia penitenziaria, con cui ha rapporti opachi peraltro, come abbiamo visto in qualche modo anche nella vicenda di fine anno di Pozzolo, quando il suo amico sparò alla festa di Capodanno.

Delmastro dovrebbe dimettersi, ma non ha il senso dello Stato, altrimenti non avrebbe preteso con una concitata richiesta dal Dap quelle relazioni del NIC, cioè quel nucleo di polizia che sta dentro il 41 bis, per darli poi a Donzelli, il quale li ripetè in Parlamento per attaccare l'opposizione. Ma che altro deve accadere perché uno come questo dica "Avete ragione, io non sono capace e non è giusto che faccia il sottosegretario". In realtà lui è tetragono da questo punto di vista, noi continueremo a ritenerlo inadeguato e ad attaccarlo. Il punto è che per stare a via Arenula, e soprattutto per seguire la drammatica situazione delle carceri, con due suicidi quasi al giorno, un sovraffollamento incredibile, nessun rispetto dell'articolo 27 della Costituzione, ci vorrebbe ben altro respiro. E non solo da parte di Delmastro, anche da parte di un ministro che invece vuole fare i test psicoattitudinali ai magistrati, e non si occupa davvero del dramma delle carceri che hanno poco a che invidiare a quelle di Paesi poco democratici.

I test psicoattitudinali a cui fa riferimento arrivano dopo mesi di attacchi alla magistratura da parte del governo, anche dal ministro della Difesa Crosetto. È preoccupato per lo stato dei rapporti tra governo e giudici?

Sì, sono molto preoccupato perché questo è un governo che dimostra quotidianamente con i fatti di avere un fastidio verso ogni forma di controllo, ogni forma di separazione dei poteri. È un governo che punta a ridurre il potere del Parlamento, a ridurre il potere del Capo dello Stato come ruolo di garanzia, con la riforma del cosiddetto premierato. È un governo che ha fastidio per la libera informazione, per il giornalismo d'inchiesta, gli attacchi a trasmissioni, a giornali, a inchieste che fanno il loro lavoro  la dicono lunga. È un governo che vuole mettere un po' sotto il tacco la magistratura, che è un organo indipendente, è un contropotere che va tutelato nella sua indipendenza.

Questa cosa del test è una norma simbolo, è chiaro, si vuole dare un messaggio che i magistrati sono poco equilibrati, soprattutto quando magari indagano sui colletti bianchi. È un governo che nel suo insieme – e il rapporto con la magistratura è uno di questi temi – sembra non aver vinto le elezioni, ma sembra aver preso il potere, e questa è veramente una cosa abbastanza pericolosa.

Il deputato di Azione, Enrico Costa, ha criticato quella che definisce una “scorciatoia giudiziaria”. È contrario insomma alla vostra ammissione come parte civile nel processo a carico del sottosegretario Delmastro, perché ritiene che ci sarebbero altri argomenti di merito per attaccare il governo. Cosa ne pensa?

Enrico Costa, e soprattutto alcuni di quello schieramento di destra, hanno un garantismo alla carta, a corrente alternata. Non sono garantisti con quei poveracci che fuggono dalla fame, dalla miseria, che salgono su un barcone per evitare la morte, propria e dei propri bambini. Lo sono soltanto, garantisti, quando alcuni reati vengono compiuti o attribuiti all'establishment, ai cosiddetti colletti bianchi. Quindi, francamente, un garantismo che non nobilita la parola garantismo, che è una parola nobile, trae le sue radici nell'Illuminismo. Noi pensiamo invece che essere garantisti significhi innanzitutto presunzione di innocenza, evitare la gogna mediatica, ma al tempo stesso la libertà di informazione. Le due cose vanno tenute insieme.

Noi non cerchiamo le scorciatoie giudiziarie. Noi abbiamo attaccato duramente il governo e Delmastro per questo, per come si occupano delle carceri, per come si occupano della giustizia, per le controriforme della giustizia, che non aiutano ad arrivare a una giustizia più veloce, più efficiente, più efficace.

Si vuole praticare quasi una sorta di regolamento dei conti nei confronti della magistratura. Poi, se un parlamentare, Bonelli, fa un esposto e c'è un rinvio a giudizio, e noi siamo stati quelli manganellati da Delmastro e da Donzelli, beh ci costituiamo parte civile. E se c'è un tribunale che accoglie questa costituzione di parte civile, noi ne prendiamo atto positivamente. Ma questo non vuol dire che non facciamo lotta politica. Temo che lotta politica alle gravi inadempienze di questo governo, anche in materia di giustizia, a non farla sia proprio gente come Costa, che fa troppi sconti a questo governo.

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