Palestina, De Cristofaro (Avs): “Meloni e l’internazionale nera complici politici di Netanyahu”

Il senatore Peppe De Cristofaro di Avs ha preso parte alla missione parlamentare che si è recata nelle scorse settimane nei territori palestinesi in Cisgiordania. I parlamentari italiani di Alleanza Verdi e Sinistra hanno visitato diversi villaggi, svolto numerosi incontri tra il Nord e il Sud della West Bank, toccando con mano la situazione sul campo, dopo la rottura della tregua a Gaza che ha prodotto, nei piani del governo Netanyahu, un aumento considerevole della presenza delle forze armate in Cisgiordania, intorno alle città palestinesi. La missione è nata anche a seguito della mozione parlamentare unitaria sulla Palestina, promossa da Avs e sottoscritta dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle, che chiede il riconoscimento dello Stato di Palestina, le sanzioni al governo israeliano e la fine dell'occupazione israeliana in Cisgiordania. Proprio negli ultimi mesi si è registrata una escalation di violenze da parte degli abitanti delle colonie israeliane, illegali per il diritto internazionale, contro la popolazione civile palestinese. Una situazione esplosiva che si unisce alla nuova operazione lanciata dal governo israeliano a Gaza, denominata "Carri di Gedeone". L'impressione è che Netanyahu voglia provare una operazione di occupazione militare sia di Gaza che della Cisgiordania.
Che situazione avete trovato in Cisgiordania con la missione parlamentare?
Il nostro è stato un tentativo di accendere i riflettori, o quanto meno di contribuire ad accendere i riflettori, sull'altra parte della Palestina. Certamente non c'è la stessa situazione di Gaza ovviamente, come è ovvio, ma c'è anche in quel caso purtroppo una situazione drammatica. E' evidente che c'è una decisione politica ed una linea politica precisa, si comincia da Gaza e poi, purtroppo il rischio è molto concreto, che si prosegua con la West Bank, con l'area palestinese della Cisgiordania. C'è una situazione di pulizia etnica, anche abbastanza evidente, c'è un regime di apartheid, c'è una presenza dei coloni che negli ultimi 30 anni è aumentata a dismisura, erano 100 mila nel 1993 oggi sono 1 milione. Si vede anche nitidamente questa cosa che vuol dire, dove ci sono gli insediamenti dei coloni ci sono gli alberi, mentre nelle altre zone no. Questo perché deviano i corsi d'acqua, si capisce bene che questo significa affamare ed assetare la popolazione palestinese. Questa situazione significa che piano piano si determina una condizione per la quale la nascita di uno Stato palestinese è difficilissima. Io penso che chiunque oggi parli della soluzione due popoli, due Stati, dovrebbe dire con chiarezze che per avere questo scenario gli insediamenti dei coloni vanno smantellati tutti, uno ad uno.
Netanyahu sta puntando all'annessione della Cisgiordania?
Secondo sì, punta all'annessione della Cisgiordania, non c'è da parte del governo israeliano nessuna volontà di dialogo e c'è in atto in Israele un vero e proprio processo di fascistizzazione. Ovvero renderlo uno Stato sempre meno democratico, uno Stato dentro una vera e propria torsione autoritaria, ed io penso che vada chiamata con il nome che merita: un processo di fascistizzazione.
Sebbene sia complesso, ma di cosa c'è bisogno di fermare questa escalation?
Innanzitutto di una mobilitazione che attraversi il pianeta. Io alla fine penso, difronte anche ad un senso di frustrazione inevitabile, perché tu vai lì e ti prende il senso di frustrazione, capisci che puoi fare ben poco, o meglio pensi che puoi fare ben poco, fai le manifestazioni in Italia ma questa cosa non è sufficiente a far cambiare la posizione del governo italiano, tutto questo ti immette un elemento forte e profondo di frustrazione, e però io credo che nonostante tutto la pressione internazionale sia un'arma straordinaria. Sarà perché ricordo come il governo sudafricano dell'apartheid cadde, e cadde proprio sotto i colpi della pressione dell'opinione pubblica internazionale. Naturalmente per fare questo bisogna insistere molto sulla mobilitazione e bisogna insistere molto anche nelle iniziative dei singoli paesi. La mia più grande critica al governo Meloni è questo sostanziale immobilismo, che è un immobilismo complice, perché la Meloni fa parte della stessa internazionale nera di cui fanno parte Netanyahu e Trump. Quindi evidentemente è una complice politica di quello che sta accadendo in Palestina. Ed è il motivo per cui il nostro paese a differenza di altri non ha fatto nulla in questi mesi, non ha riconosciuto lo Stato di Palestina, si rifiuta di discutere di possibili sanzioni, insomma non mette in campo una politica che possa guardare ad un orizzonte di pace. C'è solo l'accettazione supina delle politiche di Netanyahu e questa cosa è molto indicativa di quello che sta accadendo.
Con l'operazione "Carri dei Gedeone", Netanyahu mira ad occupare militarmente la Striscia di Gaza, ci sono altri paesi del Mediterraneo in subbuglio, come la Libia, si è fatta l'ipotesi di deportare gli abitanti di Gaza proprio in Libia, secondo lei è un rischio concreto?
Certamente c'è il tentativo, io non credo affatto che questa cosa non sia nel novero delle cose possibili in questo momento. L'idea della deportazione dei cittadini di Gaza è al centro di un preciso progetto politico che Netanyahu ha espresso pubblicamente, nel corso delle settimane passate. Incredibilmente anche questa cosa ha generato nel nostro paese poca indignazione, anzi nessuna indignazione da parte del governo, quindi il rischio c'è. Vorrei che però fosse chiaro un altro dato, che dentro questo quadro di difficoltà, un elemento di speranza me lo continua a dare. Questa vicenda palestinese dimostra, più di tutte probabilmente, quanto sia forte lo iato se posso dire così. Una comunicazione, chiamiamola main stream, i partiti delle destre di tutti i governi europei, vanno in una direzione, secondo me sbagliatissima chiaramente, e però una larghissima solidarietà dell'opinione pubblica con la causa del popolo palestinese. Non penso affatto di poter essere smentito se dico che la maggior parte degli italiani, condivide le cose che diciamo sulla questione palestinese.
Lei in Senato ha fatto un intervento molto vigoroso, rigettando le accuse di antisemitismo a tutti quelli che criticano il governo di Israele. C'ha messo molta energia, ci spiega perché?
Le ho rigettate perché le considero delle accuse assolutamente false e strumentali, e trovo davvero insopportabile, intollerabile che queste accuse arrivino da chi, come quelli che oggi governano l'Italia, sono gli eredi diretti dei fascisti, di Mussolini, di quelli che fanno il saluto romano, di quelli che fecero le leggi razziali. Possiamo mai noi essere accusati di antisemitismo da quelli che sono gli eredi diretti del regime fascista? Io credo che a tutto c'è un limite. Non ci provino, stiano lontani, non provino a dire che noi siamo antisemiti. Noi non siamo ovviamente antisemiti, siamo contrari alle politiche dello Stato di Israele, non confondiamo i popoli ed i governi, non l'abbiamo mai fatto, come è del tutto evidente. Quindi davvero non ci provino, ci stiano lontani.