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Open, Renzi: “Basta la copertina di un giornale per distruggere la reputazione di un politico”

Matteo Renzi, leader di Italia viva, è intervenuto in Senato durante il dibattito sul finanziamento ai partiti e sull’inchiesta sulla fondazione Open, che ha finanziato la Leopolda dal 2012 al 2018: “Per distruggere la reputazione di un uomo può bastare la copertina di un settimanale. Quello che serve per ricostruirne la reputazione sonno anni”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il senatore Matteo Renzi, leader di Italia viva, è intervenuto in Senato durante il dibattito sul finanziamento ai partiti. "Non stiamo discutendo semplicemente del finanziamento illecito ai partiti, né di una questione mediatica. Oggi non parliamo di un'inchiesta. Ma questo dibattito verte sulla democrazia liberale, sulla separazione dei poteri. Tutti noi siamo potere legislativo, tutti, nessuno escluso. Nel 1977 il presidente Aldo Moro utilizzò parole notevoli nei confronti di altre forze politiche e di chi voleva processare nelle piazze il suo partito: ‘Non ci faremo processare nelle piazze'". Renzi ha citato così lo scandalo Lockheed, che riguardava una presunta tangente milionaria.

"Quella vicenda ha segnato la storia istituzionale del paese per la sua conseguenza piu' alta, le dimissioni di Giovanni Leone costretto a lasciare il Quirinale, non perché coinvolto ma in ragione di uno scandalo montato ad arte e che trovo doveroso che venga ricordato qui". 

"Per distruggere la reputazione di un uomo può bastare la copertina di un settimanale. Quello che serve per ricostruirne la reputazione sonno anni. Bonino e Pannella anni dopo scrissero una lettera all'ex presidente della Repubblica Giovanni Leone per scusarsi. Il 3 luglio 1992 Craxi pronunciò un discorso molto citato e poco letto, in cui chiamava in causa tutto l'arco costituzionale, e disse che gran parte del finanziamento ai partiti era illecito o irregolare. Di quel discorso, pochi ricordano l'incipit ‘Ho orrore del vuoto politico'. Tra me e loro (Craxi e Moro ndr) ci sono differenze. Oggi, per la fondazione Open, stiamo parlando di contributi, regolarmente tracciabili, in presenza di un bilancio che viene reso pubblico. È accaduto che questi contributi regolari sono stati improvvisamente trasformati in contributi irregolari, perché si è cambiata la definizione della fondazione. Si è deciso arbitrariamente e autonomamente che si trattava di un partito. Se al pm affidiamo non già la titolarità dell'azione giudiziaria, ma la titolarità dell'azione politica. Di questo stiamo discutendo, di quello che può avvenire a ciascuno di voi".

"La magistratura non può decidere cosa è partito e cosa non lo è. L'intervento della Guardia di finanza, all'alba, è finalizzato a descrivere come criminale qualsiasi tipo di finanziamento privato previsto dalla legge. Le conseguenze quali sono? Una perquisizione a tappeto di tutte le persone che hanno contribuito a finanziare una fondazione ha come effetto che nessuno lo farà più. È un ipocrita chi dice che non servono i soldi per fare la politica. Se c'è un reato qui è la violazione sistematica del segreto d'ufficio, che ha portato a pubblicare, da parte di un giornalismo a richiesta piuttosto che da un giornalista d'inchiesta, i dati sensibili che solo la Banca d'Italia o la Procura hanno. Non è sacrosanto sostenere che tutto possa essere totalmente privo di qualsiasi limite. Io non ci sto nello Stato etico di chi vuole trasformare in un processo ciò che è elemento di opportunità politica. È assurdo pensare che un politico non abbia diritto alla privacy. Chi dice che il diritto alla privacy valga solo per alcune e non per altri significa che siamo alla barbarie più totale".

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