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Dpcm dicembre, verso chiusura dei Comuni per Natale e Capodanno: confini blindati anche per le Regioni

Il governo continua a discutere sulle misure restrittive che entreranno nel prossimo Dpcm di dicembre. Le parole d’ordine saranno rigore e prudenza, soprattutto sotto le feste: si va anche verso norme ancora più severe per i giorni di Natale, Santo Stefano e per il primo dell’anno, in cui sarà proibito lasciare il proprio Comune. Città blindate quindi tra il 25 e 26 dicembre e il primo gennaio: ancora prima dovrebbero invece essere chiusi i confini regionali, in modo da evitare spostamenti che rischierebbero di far impennare nuovamente i contagi.
A cura di Annalisa Girardi
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Il governo insiste sulla linea dura per Natale. Dopo una giornata di confronti, in mattinata con i governatori regionali e nel pomeriggio con i capigruppo della maggioranza, dovrebbe prevalere la linea del rigore assoluto. Giuseppe Conte chiede la massima prudenza per il nuovo Dpcm di dicembre che si appresta ad essere approvato nelle prossime ore. E che non solo rinnoverà l'impianto normativo di chiusure e restrizioni basate sulla divisione del Paese in tre zone, ma introdurrà delle specifiche norme anti-coronavirus per il periodo delle feste natalizie. Regole che potrebbero entrare in vigore dal 21 dicembre, quando dovrebbe scattare il divieto generale di spostarsi tra le Regioni. Una deroga sarebbe però prevista per chi ha la residenza (o il domicilio) in un'altra Regione. A parte questa eccezione, le visite ad amici e parenti che abitano distanti saranno vietate. Inoltre, dovrebbero entrare nel nuovo decreto di dicembre anche delle misure restrittive ancora più severe pensate per i giorni di Natale, Santo Stefano e per il primo dell'anno, in cui sarà proibito lasciare il proprio Comune.

Le misure allo studio nel nuovo Dpcm

Città blindate, quindi, per il 25 e 26 dicembre e per il 1° gennio. Non dovrebbe invece esserci la chiusura dei bar e dei ristoranti per il 25 e il 26 in dicembre: in zona gialla dovrebbero restare aperti fino alle 18, come accade al momento. Sono però proibite le feste, sia in luoghi pubblici che privati. Dopo il vertice della notte a Palazzo Chigi, arriva la conferma: il coprifuoco alle 22 dovrebbe rimanere in vigore sia per la notte di Natale che quella di Capodanno. La messa della vigilia a questo punto dovrebbe essere anticipata alle 20 e cenoni e veglioni saranno proibiti. Pranzi di Natale e tombolate, raccomanda il governo, devono essere fatti solo tra conviventi. Tutte queste misure di contenimento, che renderanno le feste diverse da quelle trascorse gli scorsi anni, sono necessarie a impedire una nuova ondata di contagi, ora che la curva epidemiologica sembra essere quantomeno sotto controllo.

Un altro nodo sul tavolo nella giornata di ieri è stato quello delle vacanze sulla neve. Ma il governo su questo punto rimane fermo. Anche se tutta Italia dovesse essere zona gialla per il periodo natalizio, non sarà concesso uscire dai confini nazionali dal 21 dicembre. Un modo per evitare che gli italiani vadano a trascorrere la settimana bianca in Paesi come l'Austria o la Svizzera, che non sembrano intenzionati a chiudere gli impianti sciistici per le feste, esponendosi così al rischio contagio e di riportare a casa l'infezione. Una norma che dovrebbe restare in vigore fino al 6 gennaio, se non oltre fino al 10 gennaio.

Il nodo del coprifuoco e degli spostamenti

Mantenendo il coprifuoco alle 22, il governo tenta di impedire tutte quelle occasioni di socialità, tipiche del periodo festivo, che in questo momento rappresentano un pericolo. Soprattutto perché, come ricorda il ministro della Salute Roberto Speranza, la maggior parte dei contagi avvengono in famiglia. Un altro tema complicato è quello dei ricongiungimenti familiari. Permettendo lo spostamento tra Regioni solo alle persone che tornano alla propria residenza (o domicilio) si andrebbe a eliminare la possibilità di passare il Natale con nonni, zii e parenti che vivono in un'altra Regione. Nel vertice della notte anche nel governo si sono scontrate diverse linee: quella che chiede linee meno rigide almeno per il Natale e quella del rigore, sostenuta principalmente oltre che dal ministro Speranza anche da quello per gli Affari regionali, Francesco Boccia.

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